«Un altro passo e le sparo»: i rapinatori erano pronti a uccidere la commessa

Domenica 11 Febbraio 2024 di Monica Andolfatto
La gioielleria all'interno di Valecenter svaligiata dai rapinatori

MESTRE -  «Fate un altro passo e le sparo». Determinati anche a uccidere. Voce ferma, un italiano privo di inflessioni dialettali. La frase è stata pronunciata dal regista del commando, quello che all’esterno del punto vendita “Gioielli di Valenza” ha preso in ostaggio, la più giovane delle commesse, tenendola per il collo con un braccio, e con l’altro impugnando un fucile mitragliatore. Lo sguardo e le parole diretti agli addetti della vigilanza interna che sono accorsi sul posto non appena compreso quanto stava accadendo. È uno dei tanti tasselli che emergerebbe dalle dichiarazioni verbalizzate nell’ambito delle indagini sull’assalto armato alla gioielleria del centro commerciale Valecenter di Marcon (Ve) messo a segno mercoledì scorso a ridosso dell’orario di chiusura serale.

Sarebbe proprio in quel momento che la dipendente del negozio avrebbe avuto un mancamento e sarebbe sempre in quel momento che più di un testimone avrebbe sentito lo stesso sequestratore, dire, rivolto ai complici, «questa è andata in choc, ci crea disagio, prendiamo l’altra».

E l’altra, molto più grande di età e forse per questo meno impressionabile, non si è sottratta anzi. Tanto da diventare, per il fatto di aver mantenuto calma e lucidità - considerato il contesto ad altissima tensione - una sorta di eroina che è andata in soccorso della collega in lacrime e traumatizzata. A quattro giorni dal colpo da circa trecento milaeuro in preziosi la caccia al quintetto armato di fucili da guerra e pistole è più aperta che mai. I rapinatori dileguatesi su una Golf di colore bianco paiono essere spariti nel nulla: le ricerche allargate anche nelle regioni limitrofe finora non avrebbero portato a nulla. Il riserbo dei carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Venezia è massimo. Per certi versi comprensibile: non si vuole fornire alcuna informazione che possa avvantaggiare i fuggitivi. Giostrai locali, trasfertisti dal sud, ex mala del Brenta. Gli interrogativi sono molti. Le certezze poche. Fra queste che si tratti di una batteria composta da veri professionisti del genere che non hanno lasciato niente al caso. A cominciare dall’istante scelto per l’irruzione: quando le due commesse erano entrambe lontane dal bancone dove si trova il pulsante, collegato alle centrali operative delle forze dell’ordine, da premere in caso di “rapina in corso”. Un piano studiato in modo maniacale tanto nella fase dell’arrivo che in quella dell’allontanamento. Due le auto utilizzate, la Panda rossa, rubata il giorno prima a Scorzè e abbandonata nel parcheggio del vicino Mondo Convenienza, e l’ormai famigerata Golf bianca che sembra sfuggita tanto alle telecamere installate in zona che ai varchi lungo i principali snodi viari. Se sul fronte delle indagini si stanno acquisendo, per confrontarli, i dati delle dieci rapine in dieci anni subite dalla stessa catena di distribuzione di gioielli, presente nei maggiori centri commerciali del nord Italia, per analogia torna alla memoria, restringendo il perimetro al territorio veneziano, il raid armato nel Centro Piave di San Donà nel gennaio del 2019.

Obiettivo la gioielleria Burato. Bottino oltre 50mila euro. In questo caso non ci sono armi lunghe, ma solo corte, il modus operandi è abbastanza simile. La banda è composta da quattro elementi. Due gli autori materiali della rapina che entrano pistole in pugno, di sera, in orario di chiusura e minacciano le commesse. Uno sta all’esterno e punta la canna sulla tempia di quello che si presume un cliente preso in ostaggio e fatto stendere a terra e che poi, grazie alla visione del filmato registrato dal sistema video della struttura, si scoprirà essere il terzo complice che si rialza come se nulla fosse e se ne va. Il quarto attende al volante di una Fiat Punto per scappare. In quell’occasione c’è anche una sparatoria: il primo colpo è esploso contro la guardia giurata in servizio alle casse dell’attigua Coop che accorre attirato dalle urla, il secondo dal vigilantes che riesce a evitare la pallottola e spara a sua volta.
Più datato, dicembre 2012, l’assalto al Mercatone Uno di Valli di Chioggia, ai danni del Punto Oro: kalashnikov, maschere in lattice, tute nere, quattro uomini, un cliente sequestrato e minacciato, ed espositori incendiati per eliminare qualsiasi traccia biologiche.

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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