Mafia cinese, il "boss di via Piave"
incastrato dalla giovane moglie mestrina

Sabato 15 Dicembre 2012 di Gianluca Amadori
Il boss di via Piave, Luca Keke Pan (archivio)
VENEZIA - "Luca" con le sue societ ha anche simulato delle assunzioni, dichiarando falsamente di avere dei lavoratori cinesi solo per via del fatto che dovevano fare il permesso di soggiorno. Sono lavoratori che non hanno mai lavorato un giorno... So che ha fatto un sacco di questi falsi... Luca fa queste cose a pagamento, chiedendo importi che arrivano fino a 15mila euro».



A confermare il già pesante quadro probatorio raccolto dagli inquirenti nei confronti del "boss" di via Piave, il trentaseienne cinese "Luca" Keke Pan, ha contribuito la deposizione resa lo scorso settembre da sua moglie, Alessia Degnato, 33 anni, di Mestre, alla quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Le sue dichiarazioni sono riportate dal gip Alberto Scaramuzza nelle quasi 300 pagine di ordinanza con la quale è stata disposta la custodia cautelare per Pan e altre 10 persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di altre tre persone per sfruttamento della prostituzione.



FINTE CASE E LAVORI - «I prezzi variano a seconda delle cose che Luca deve fare: se uno non ha il lavoro allora Luca simula di dargli un lavoro. Se uno non ha la casa allora Luca gli fa dare una finta residenza... Spesso si tratta di persone che vivono a Prato e che lavorano in fabbrica in nero. Se vogliono solo far venire la moglie allora costa 11mila euro; se vuole far venire anche i figli allora costa mille euro a figlio... Ora con la sanatoria Luca si starà facendo i milioni perché minimo si fa dare 10mila euro a persona, fingendo - con il loro accordo - di trovargli il lavoro quando in realtà si tratta solo di assunzioni simulate».



L’associazione per delinquere sgominata dai sostituti procuratore Roberto terzo e Walter Ignazitto è stata scoperta grazie al lavoro di un anno delle fiamme gialle che sono riuscite ad infiltrare un uomo nell’organizzazione e hanno intercettato e videoripreso numerosi colloqui e incontri.



I VIGILI URBANI - Utile all’inchiesta sono stati anche gli accertamenti svolti in precedenza dalla Polizia municipale che, per prima, aveva scoperto illeciti nelle numerose domande presentate da Pan per regolarizzare i connazionali. Accertamenti coordinati dal pm Federico Bressan nei quali è finito sotto inchiesta per favoreggiamento anche un vigile urbano, sospettato di aver aiutato la banda.

Nell’ordinanza di custodia cautelare vengono ricostruiti dettagliatamente i ruoli dei vari componenti dell’organizzazione e si parla di un numero «indefinito di cittadini cinesi» aiutati a regolarizzare la loro posizione in modo illecito.



TUTTO COMPRESO - Pan era in grado di offrire un pacchetto "tutto compreso", garantendo assistenza continua a partire dal primo approccio nel suo ufficio di via Piave, fino alla definizione del procedimento amministrativo. Il prezzo variava anche a seconda della nazionalità dell’imigrato, non sempre e slo cinese. «I cinesi pagato 13, Bangladesh 10», dice Pan al telefono parlando con un possibile cliente.



SANATORIE ONLINE - Il "boss" si occupava di tutto con notevole professionalità, riuscendo a definire le pratiche sul sito del ministero dopo aver creato indirizzi di posta elettronica fasulli con i dati anagrafici degli immigrati da regolarizzare. E al telefono disponeva il da farsi, inventandosi al momento il mestiere da indicare nel modulo («metti massaggiatore...») o indicando le modalità di affitto degli appartamenti («lo tieni per un anno e lo usi in rotazione... li tiro via e metto dentro gli altri...» Gli interrogatori di garanzia si iniziano oggi per proseguire la prossima settimana.
Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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