Ca' Foscari, il rettore risponde
alla lettera: «Pronto a fermare tutto»

Sabato 8 Marzo 2014 di Daniela Ghio
L'università e il rettore Carraro
VENEZIA - «Non ho alcun interesse a fare l’operazione di permuta-compravendita di Ca’ Cappello, Ca’ Bembo e palazzo Cosulich con Ca’ Sagredo se non conviene a Ca’ Foscari. Non ho firmato alcuna carta di impegno con alla PlensPlan Invest che gestisce il fondo “Risparmio immobiliare Uno energia”. Non ho obblighi a chiudere l’operazione. Potremmo anche non farla più se il tavolo tecnico decidesse che non c’è realmente interesse per l’ateneo».

Quella del rettore Carlo Carraro ha tutta l’aria di essere una retromarcia per spegnere le voci che danno come ormai conclusa la tanto discussa cessione dei tre palazzi nell’ambito della creazione del polo unico linguistico, che riunirà i due dipartimenti della facoltà di Lingue. E intende chiarire una volta per tutte che la sua non è una “acquisizione a tutti i costi”. Il rettore si dice "stupito" per la piega che ha preso l’operazione e per l’appello di 162 tra docenti, personale amministrativo e studenti al ministro alla Pubblica istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini per bloccare l’operazione e garantire la democrazia all’interno dell’ateneo. Ma ancor più infastidito dalla risonanza nazionale di tutta l’operazione.

Rettore, che significa che tutto ora è in mano al tavolo tecnico?

«Significa che stiamo verificando stanza per stanza se nel nuovo edificio stiamo meglio che nelle vecchie sedi. Per questo motivo è stato attivato quel tavolo tecnico che lavora ogni settimana, raccogliendo i dati sia da parte dell’amministrazione che dei dipartimenti. È un lavoro istruttorio, che vede solo una presenza tecnica e deve essere fatto in tutta tranquillità, e per questo non sono presente alle riunioni. Invece la decisione politica la prenderemo tutti insieme».

Chi si oppone al progetto spiega che il nuovo polo perderà il 30 per cento degli spazi e non ci sarà un numero aule adeguato per le lezioni degli studenti.

«In realtà non è così. A disposizione del Polo di Lingue non ci sarebbe solo Ca’ Sagredo ma anche Ca’ Bernardo e in questo modo si andrebbe alla pari. È assolutamente importante per la funzionalità dell’operazione. Inoltre entro settembre completiamo il restauro di Ca’Dolfin e tre aule andranno al Polo linguistico; altre cinque aule arriveranno dal palazzo Rio Nuovo, a lato della sede dei vigili del fuoco, che ci ha restituito la Regione, e altre cinque saranno a Ca’ Bottacin, che a breve verrà liberata dai giuristi che si spostano nel polo di San Giobbe. In totale sono 13 aule. Quanto alle due grandi aule che si perderanno a Santa Marta stiamo pensando a una collocazione a San Basilio oppure a una riduzione dei corsi di lingue: abbiamo già istituito il numero programmato per lingue orientali, probabilmente il prossimo anno si estenderà alle lingue occidentali. Con lo sdoppiamento delle aule e l’aumento del numero dei docenti si potrà avere un numero adeguato di studenti per corso. Nonostante tutti i vincoli di legge in quattro anni sono riuscito ad assumere più di cento nuovi professori».

Cosa risponde a chi l’accusa di svendere i palazzi?

«Ribadisco che non c’è ancora nulla di deciso e in ogni caso le valutazioni non le ho fatte io. Chi le critica deve rivolgersi per le proteste all’Agenzia delle Entrate. Le stime sono state fatte da fior di professionisti e verificate dall’Agenzia delle Entrate. Il senatore Casson mi avverte di stare attento alla Corte dei Conti per quello che faccio? Rigetto la sua accusa infondata, dovrebbe informarsi prima di giudicare. È invece proprio il contrario: avrei problemi con la Corte dei Conti se io vendessi a prezzi diversi da questi verificati, non posso sforare più del 5 per cento in più o in meno. Mi attribuiscono spesso responsabilità che non ho, come per la mancanza di democrazia dell’ateneo. Un esempio? La nomina del Cda che la legge Gelmini prevede non sia eletto. È un assurdo: per vent’anni, da Costa a Ghetti, tutti i membri erano esterni. Io ho fatto l’opposto nominando nel Cda un docente, due membri del personale amministrativo e due studenti. Abbiamo fatto un passo avanti nella democrazia e non un passo indietro».
Ultimo aggiornamento: 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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