«In fuga dall'inferno di Stromboli, pensavo che sarei morta»

Sabato 6 Luglio 2019 di Davide Tamiello
«In fuga dall'inferno di Stromboli, pensavo che sarei morta»
2

MESTRE - «Quell’isola mi ha accolto come un paradiso. L’ho lasciata che pareva l’inferno». Un’esplosione, la pioggia di pietre ardenti, le urla di terrore e dei feriti. Una manciata di secondi, non di più: il cielo che si fa nero di fuliggine, come ad annunciare la pioggia di pietra lavica.


Eliana Benvenuti, 66 anni, mestrina, insegnante a San Donà per oltre trent’anni, ora in pensione, ha vissuto molto da vicino l’incubo di Ginostra, la frazione dell’isola più martoriata dall’eruzione del vulcano di Stromboli. Un disastro che conta, nel suo bilancio, anche la morte di un 35enne di Milazzo, Massimo Imbesi. 
 «Ero in partenza - racconta - il mio aliscafo per Lipari doveva partire alle 17.40. Ero rimasta in spiaggia fino alle 16.30, poi, avevo deciso di tornare in camera per una doccia e per preparare le ultime cose. Quell’isola per me era un sogno a occhi aperti». Alle 16.45, però, il rumore bianco del mare si interrompe bruscamente. «Ho sentito uno scoppio, fortissimo. Non un boato lontano, ma come se fosse esploso un fuoco d’artificio in casa. All’inizio non ho pensato potesse trattarsi del vulcano. Che ne so, ho creduto che stesse sbattendo una porta o qualcosa del genere. Poi, ho sentito la gente gridare in strada». Eliana si affaccia alla finestra: la sua casa dà sul mare, dalla parte opposta del vulcano. «Solo un attimo dopo ho visto la colonna di fuoco e fumo. Pochi attimi ed è cominciato il bombardamento».
I lapilli, sputati dal vulcano, piombano sulle case come colpi di mortaio. «Pietre infuocate che distruggevano ogni cosa. La mia veranda è stata crivellata, la plastica dei tiranti si è fusa, colando ovunque. Le sterpaglie intorno alla casa si sono incendiate immediatamente, mi sono vista accerchiare dal fuoco». Eliana prende tutte le sue cose, le scaraventa alla rinfusa nello zaino. Si fa coraggio ed esce, in ciabatte, correndo verso il porto. «Mi sono coperta solo con il telo da spiaggia, per impedire che quelle pietre mi centrassero. Avevo il cuore a mille, tremavo. Ho pensato che sarei morta, o bruciata o colpita da uno di quei massi volanti». Eliana percorre le stradine ripide di Ginostra. «Erano ricoperte da dieci centimetri di polvere nera, era difficile non scivolare. Ho cercato rifugio in un ristornate vicino al porticciolo. C’erano persone in preda al panico, un uomo aveva la faccia ricoperta di sangue, colpito da una di quelle pietre. Gli altri correvano da una parte all’altra con un catino in testa a mo’ di elmetto per proteggersi».
Quando arriva l’aliscafo è un assalto. «Hanno fatto entrare tutti quelli che potevano starci, altri sono saliti su un gommone.
Pensavo di essere al sicuro, ma in quel momento la gente ha ripreso ad urlare: «L’onda, l’onda»! Il mare si era ritratto, e arrivavano delle onde altissime. L’aria era diventata irrespirabile, densa. Avevo la gola in fiamme, il sapore di fuliggine in bocca mi è rimasto fino al mattino seguente. L’acqua del mare, era diventata una distesa di petrolio». «A Stromboli, invece, erano tutti in spiaggia tranquilli e beati - continua - non si erano ancora resi conto di cosa stava succedendo, lì il disastro è arrivato dopo». L’incubo è finito solo quando l’aliscafo ha attraccato, per l’ultima tappa, a Lipari. «Lì avevo un’amica che mi stava aspettando. È stato uno choc terrificante, un’esperienza pazzesca. Ancora adesso, ripensandoci, non riesco a smettere di tremare».

Ultimo aggiornamento: 11:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci