​Stangata sulle seconde case intestate alla moglie o ai figli per non pagare l'Imu

Domenica 7 Febbraio 2021 di Gianluca Amadori
Stangata sulle seconde case (Foto di Gerhard G. da Pixabay)
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Si annunciano tempi bui per i furbetti delle seconde case, intestate a moglie o figli nel tentativo di farle figurare come abitazione principale, e dunque poter usufruire dell'esenzione da ogni imposizione fiscale. Le amministrazioni comunali stanno combattendo da anni una dura battaglia per smascherare chi usufruisce indebitamente delle esenzioni per la prima casa e imporre il versamento del dovuto, arretrati compresi: dallo scorso dicembre a dar loro manforte è arrivata una sentenza della Corte di Cassazione, sulla base della quale le varie Commissioni tributarie provinciali si sono rimesse in moto, decidendo o apprestandosi a decidere su numerose vicende lasciate in sospeso proprio in attesa di questo pronunciamento.


I casi più numerosi ed economicamente consistenti riguardano città storiche e località turistiche, prime fra tutte Venezia e Cortina d'Ampezzo, dove anche immobili di lusso e ville prestigiose sono state fatte passare per prime case - e dunque esenti dal pagamento Imu (in anni passati Ici) - senza che ve ne fossero i presupposti.

Seconde case

La questione non è semplice, e proprio per questo oggetto di ricorsi di fronte alle Commissioni tributarie, con esiti non sempre conformi.

L'ultima sentenza della Cassazione civile (la numero 28534 del 2020) ha chiarito un punto decisivo, dando ragione alle molte amministrazioni comunali venete impegnate nel recupero di ingenti entrate fiscali, anche attraverso società di riscossione dei tributi sugli immobili.


Esenzione Imu

I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che non è sufficiente che il coniuge (o il figlio) intestatario di un immobile abbia trasferito la propria residenza nel comune in cui l'abitazione è situata, ma occorre che in tale immobile si realizzi la coabitazione dei coniugi e del nucleo familiare: è vero che l'articolo 144 del Codice civile prevede che i coniugi possano avere esigenze diverse ai fini della residenza individuale e fissare altrove quella della famiglia, ma ciò che assume rilevanza, al fine di beneficiare delle agevolazioni per la prima casa, «non è la residenza dei singoli coniugi bensì quella della famiglia».


Nella sentenza viene precisato che, per usufruire dell'agevolazione, il contribuente «deve provare che l'abitazione costituisce dimora abituale non solo propria, ma anche dei suoi familiari, non potendo sorgere il diritto alla detrazione ove tale requisito sia riscontrabile solo per il medesimo». L'esenzione prevista per la casa principale dall'art. 13, comma 2, del decreto-legge n. 201/2011, convertito dalla legge n. 214/2011, «richiede non soltanto che il possessore e il suo nucleo familiare dimorino stabilmente in tale immobile, ma altresì che vi risiedano anagraficamente», come sancito da un precedente pronunciamento della Suprema corte, la numero 4166 del 2020.


Residenza anagrafica

Secondo l'interpretazione della Cassazione, insomma, l'esenzione dal pagamento dell'Imu, spetta una sola volta, in relazione all'abitazione che la famiglia ha stabilito quale propria residenza anagrafica per tutti i propri componenti, anche se per motivi di lavoro, ad esempio, il marito o la moglie sono domiciliati effettivamente in un'altra città.


Queste decisioni sono destinate a porre fine ad una prassi disinvolta, grazie alla quale un nucleo familiare cercava di non pagare le imposte sugli immobili (denominate in modo diverso nel corso degli anni) su più di un'abitazione di proprietà: una intestata al padre, una alla madre e una al figlio, magari privo di alcun reddito. Immobili che si trovano spesso in località di vacanza, nelle quali moglie e figli hanno messo la propria residenza anagrafica proprio per usufruire dell'esenzione fiscale. Questa pratica viene combattuta da anni dalle amministrazioni comunali, ma non sempre le decisioni delle Commissioni tributarie sono state loro favorevoli. Ora, sulla base dei pronunciamenti della Cassazione, chi ha usufruito indebitamente delle agevolazioni, dovrà pagare per il futuro le imposte sulle seconde case, ma anche versare gli arretrati, almeno per gli ultimi 5 anni: in alcuni casi si tratta di somme importanti, considerato che molte delle finte prime case sono palazzi veneziani, ville a Cortina, attici in prestigiose località di mare.

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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