L'affondo del patriarca Francesco Moraglia su Halloween: «La morte non va mai banalizzata»

Giovedì 2 Novembre 2023 di Alvise Sperandio
MESTRE La festa di Halloween in piazza Ferretto a Mestre

VENEZIA - Da una parte la riflessione generale sul senso cristiano della morte, con parole che hanno fatto intendere la bocciatura delle feste di Halloween che nulla hanno a che fare con la preghiera dei santi e il ricordo dei defunti. Dall’altra la scelta di andare, proprio nella notte del 31 ottobre, nella chiesa di San Cassiano a Rialto per dare il “mandato” a una ventina di evangelizzatori di strada che, mentre in tutta la città pullulavano i bambini travestiti da scheletri o fantasmi a chiedere “dolcetto o scherzetto”, sono usciti incontro ai ragazzi della movida per invitarli a entrare in chiesa ad adorare il Santissimo e accendere una candela, a San Giovanni Elemosinario. 


Di fronte al rafforzarsi della tradizione pagana di origini anglosassone, il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, ha voluto fare chiarezza sulle ricorrenze di questi giorni, almeno per i credenti, ieri in cimitero a Mestre dove ha celebrato la messa e la sera precedente nel cuore del centro storico a Venezia dove non ha voluto mancare all’eucarestia d’invio formale dell’iniziativa “Luce nella notte”, organizzata da don Antonio Biancotto.

Ieri, come ogni anno nella festa di tutti i santi, Moraglia si è recato nel cimitero di Mestre.

LA PREDICA

L’omelia che qui ha pronunciato è risuonata come una presa di posizione anche rispetto alla “querelle” che questa settimana ha diviso alcuni sacerdoti della diocesi e acceso la discussione: da un lato il parroco di Carpenedo, una delle parrocchie più grandi e importanti del Patriarcato, don Gianni Antoniazzi che ha autorizzato una festa di Halloween in patronato, ritenendo maturi i tempi per sdoganarla, visto ormai il suo imporsi nella società attuale e sorprendendo: “Battezziamo la festa” (happening peraltro riuscitissimo in termini di partecipazione con centinaia di persone, tantissimi bambini in maschera e il supporto del Comune di Venezia).

Dall’altro la replica del vicario per Mestre dello stesso patriarca, don Natalino Bonazza, che in un post sulla propria pagina Facebook ha criticato le feste con le zucche e gli zombie, ritenendole tanto più inopportune in questo periodo di guerra in Terra santa: «Mentre sappiamo di bambini bruciati, decapitati, bombardati e sepolti sotto le macerie noi che famo? Festine di Halloween», ha scritto aggiungendo, inoltre, ironico: «Tu chiamale se vuoi: innovazioni pastorali».

In cimitero, parlando a braccio davanti a una chiesa gremita, Moraglia è stato netto, anche se non ha mai pronunciato la parola Halloween, ma il riferimento è sembrato inequivocabile: «La morte – ha detto dal pulpito – non è qualcosa da esorcizzare, qualcosa di tetro; non va rimossa o banalizzandola o temendola o giocandoci o fuggendola. La morte è un momento della vita, arduo, complesso, difficile, a cui ognuno di noi arriverà in modo diverso, e che dipende da come si è vissuto. San Francesco d’Assisi ha parlato di “sorella morte”. La morte non è una sorpresa: così come vivi, così anche muori».

Moraglia si è poi soffermato sul senso cristiano della santità citando, tra altri, l’esempio di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio a Palermo assassinato 30 anni fa dalla mafia, sottolineando che il “santo non è colui che si preoccupa di affermarsi, cercare la ribalta o piacere agli altri, ma chi fa la volontà del Padre e si affida a essa”, fino in fondo: «La morte è un passaggio non da celebrare in modo ludico o macabro. È l’atto ultimo di obbedienza a Dio», ha rimarcato il patriarca. Al suo fianco c’era lo stesso don Bonazza che al termine della messa ha invitato i fedeli a unirsi ai tre gruppi che sono andati a recitare un rosario itinerante tra le tombe, abbracciando idealmente tutto il cimitero e convergendo da ultimo sul piazzale dell’ingresso principale, dove Moraglia ha impartito la benedizione. 

Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 07:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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