Damiano Michieletto: «Il mio Rigoletto sofisticato». L'originale allestimento in scena alla Fenice

Martedì 28 Settembre 2021 di Mario Merigo
Damiano Michieletto

Da domani a domenica 10 ottobre l'originalissimo allestimento del regista veneziano alla Fenice «Da una parte mi attrae molto l'animo popolare di Verdi, dall'altra mi piacciono gli aspetti teatrali»

Ritorna al Teatro La Fenice, da domani a domenica 10 ottobre, il Rigoletto di Verdi, nell'originalissimo allestimento del regista veneziano Damiano Michieletto, con le scene di Paolo Fantin e i costumi di Agostino Cavalca. Sul podio Daniele Callegari e nella compagnia di canto, in alternanza, Ivan Ayon Rivas e Marco Ciaponi nel ruolo del duca di Mantova; Luca Salsi e Dalibro Jenis in quello di Rigoletto; Claudia Pavone e Lara Lagni in quello di Gilda. 
Michieletto, quale Rigoletto vedremo alla Fenice?
«Di Rigoletto ho fatto due regie completamente diverse, una per Amsterdam nel 2017 e una per il Circo Massimo di Roma nel 2020. La prima è intimista e psicologica; la seconda, d'azione, realistica e d'impatto visivo. A Venezia vedremo la versione olandese, introspettiva, psicologica e sofisticata; più analitica per quanto riguarda le relazioni tra i personaggi».
Sicuramente lo spettacolo presenta delle novità dovute allo spazio diverso 
«Il palcoscenico della Fenice è meno ampio di quello di Amsterdam e si adatta ancor meglio a ricreare la gabbia in cui il protagonista si viene a trovare».
Quali aspetti di Verdi la attraggono maggiormente? 
«Da una parte mi attrae l'animo popolare del compositore: mio nonno, che faceva il falegname, fischiettava le sue arie, quelle che tutti noi abbiamo nelle orecchie. Allo stesso tempo, mi piace anche lavorare sulle drammaturgie verdiane per rinunciare agli aspetti più immediati, entrando nei meccanismi per far riflettere lo spettatore. In questo caso, c'è un uomo solo e abbandonato da tutti, la cui unica figlia muore. Rigoletto si sente responsabile di questa morte e prova un forte senso di colpa. Ha distrutto, di fatto, la sua unica ragione di vita». 
È il tema della maledizione?
«È quello che muove tutta la storia, che corre lungo tutta l'opera. Rigoletto non si libera più dal senso di colpa e si trova dunque in una sorta di prigione, in una casa di cura, se vogliamo in un manicomio, ma non precisamente definito».
Quali sono le ossessioni di Rigoletto?
«Rigoletto è ossessionato dal Duca di Mantova, l'uomo che ha cercato di eliminare. Ecco perché il coro indossa la maschera del duca. E la risata del nobile è la condanna di Rigoletto».
E Gilda?
«Gilda è presente come un fantasma che si muove sulla scena. Ci sono inoltre dei video che raccontano il suo passato, di quando Gilda era bambina. Tutto è rivissuto nella mente di Rigoletto come in un flashback». 
Dopo Rigoletto quali impegni la aspettano?
«Debutto al cinema con il film Gianni Schicchi. Siamo stati sul set, in Val d'Orcia, tre settimana per concepire l'opera di Puccini in maniera completamente cinematografica, con un prologo di Giancarlo Giannini. Mi sono chiaramente ispirato al film di Monicelli Parenti serpenti. Ho fatto inoltre cantare tutti in presa diretta con auricolari invisibili anche nei primi piani. Gianni Schicchi uscirà su Rai1 in prima serata. A gennaio, invece, sarò a Berlino per Orfeo ed Euridice di Gluck mentre tornerò alla Fenice in febbraio con le Baruffe del compositore Giorgio Battistelli, naturalmente dalla commedia di Carlo Goldoni, un modo per coniugare anche il mio amore per la prosa».

 

Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 10:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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