«Il locale è grande distanzio i tavoli, non so come faranno i locali piccoli»

Mercoledì 13 Maggio 2020 di Michele Fullin
Eligio Paties
VENEZIA - «Per fortuna il mio locale è ampio e mettere i tavoli un metro e mezzo l'uno dall'altro non è un problema. E neppure il distanziamento tra commensali: adesso devono stare a un metro, prima erano a 70 centimetri. Con questa operazione riesco a far sedere una settantina di persone in piena sicurezza. Riapro il 21 per cena. Non so però come faranno altri che hanno locali più piccoli». Eligio Paties è il titolare dello storico ristorante Do Forni di Venezia. Un esercente che tra i suoi clienti ha teste coronate e pontefici, attori di Hollywood e una sfilza di personaggi del jet-set lunga così. Anche il suo locale, che comprende anche un bar e una riproduzione di un vagone ristorante dell'Orient Express, ha dovuto forzatamente chiudere e, anche con un nocciolo duro di clienti locali, non nasconde che le difficoltà ci saranno.
LA DECISIONE
«Siccome sono masochista e l'ho fatto senza incassi - continua - ho colto l'occasione per restaurare il ristorante e le cucine e mentre i 53 dipendenti sono in cassa integrazione io passo il tempo qui, con gli operai. Intanto, stiamo provando tutti gli accorgimenti necessari per pranzare e cenare in piena sicurezza. All'ingresso ci sarà una colonnina in acciaio in cui chi entra si pulirà le mani con il gel e, se vuole, potrà prendere un paio di guanti. Il personale sarà in guanti e mascherina, e i clienti che lo chiederanno (i veneziani non ne hanno bisogno) avremo un menu usa e getta. Il plexiglass c'è solo alla cassa, dove è difficile osservare la distanza minima. Insomma, i Do Forni aprono com'era prima, anche se non è più come prima».
Da due mesi, anche se il ristorante è chiuso, Paties è sempre rimasto al suo posto. «Non è stato facile passare questo periodo - racconta - perché veniamo dalla crisi indotta dall'acqua alta di novembre, dal calo conseguente di turisti e i danni patiti con l'acqua arrivata a quasi un metro di altezza nelle sale. L'ho vissuto venendo qui la mattina per controllare la corrispondenza e resto fino alle 14 con gli operai. Guardate, sono nato in tempo di guerra, ma questa è una guerra vera e propria. Una situazione inedita». Molti ristoranti hanno tirato avanti facendo consegne a domicilio di pietanze e poi, da quando è stato consentito, servizio da asporto. «Eravamo in restauro, mi sarebbe stato impossibile, ma non lo avrei fatto comunque. Quando porti via le pietanze, volenti o nolenti, cambia anche il sapore. Non è solo per la temperatura, ma anche l'ambiente e il servizio fanno parte del piatto. Comunque il 18 ho la prima riunione con i capi servizio e vedremo quanto personale far rientrare e come. Il 21 saremo aperti per cena come sempre. Mi hanno chiamato diversi clienti per sapere quando avrei aperto e io sono felice di accoglierli. Ci sono famiglie che vogliono incontrarsi, ma anche amici che non si vedono da tempo e colazioni di lavoro».
IL RAMMARICO
Dopo tutto questo entusiasmo nel riaprire, resta l'amarezza degli imprenditori lasciati soli. «Bisogna dire che le banche non ti danno niente. I famosi finanziamenti agevolati hanno un iter lunghissimo, in altri Paesi dopo due tre giorni ti danno i soldi in conto corrente. E poi, vogliamo parlare del personale? È in cassa integrazione e non ha ricevuto una lira, se non perché il datore ha anticipato e chissà quando mai vedrà quei soldi. Unico fatto positivo è stato la caparbietà e determinazione del presidente Zaia nel gestire il problema sanitario. Bravissimo. Anche il sindaco Brugnaro ha sollevato la questione di Venezia in campo nazionale». Adesso, però, la riapertura è imminente e anche le difficoltà sembrano passate in secondo piano per l'entusiasmo della riapertura. «È una specie di banco di prova - conclude - bisogna vedere come vanno le cose, ma non vorrei tenere chiuso perché bisogna dare un segnale che la città è viva. Bisogna creare un po' di movimento, e anche il personale adesso deve saltare, c'è un mercato tutto da riconquistare, ma sarà dura. Oggi (ieri per chi legge) ho ricevuto una mail dall'Inghilterra, di clienti che arrivavano tra marzo e ottobre. Quest'anno cominciano da dopo Ferragosto. Ma bisogna andare avanti».
Michele Fullin
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Ultimo aggiornamento: 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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