Va in Brasile, Ermes stroncato dal Coronavirus in 15 giorni

Martedì 28 Luglio 2020 di Michele Fullin
Va in Brasile, Ermes stroncato dal Coronavirus in 15 giorni
3
VENEZIA Era tornato a San Paolo, in Brasile, la città dove era cresciuto dopo aver passato la maggior parte della sua vita a Venezia, la sua patria e la città in cui aveva mantenuto casa e nella quale tornava due-tre volte l'anno e per lunghi periodi. Sua intenzione era tornare definitivamente a Venezia, ma questo suo desiderio non potrà essere esaudito. Ermes Ferrari, 70 anni compiuti il 12 ottobre, se n'è andato sabato a causa dell'infezione da coronavirus, che in Sudamerica e in Brasile è fuori controllo. Sono bastati 10 giorni per mettere ko un uomo di quasi un metro e 90, robusto e senza nessun pregresso problema di salute. Ermes Ferrari era molto conosciuto in città per il suo carattere mite, che lo portava ad aiutare chiunque avesse bisogno di qualcosa e soprattutto per la sua attività di artigiano nel campo delle maschere, dove era stato tra i pionieri a Venezia. 

DESIGNER E MASCARER
Aveva cominciato con il suo laboratorio a metà anni Ottanta, quando i mascareri erano pochissimi in città e il turismo di massa qualcosa di sconosciuto. Dalla sua matita uscivano continuamente nuovi modelli, ai quali altri artigiani più tardi si sono ispirati. Prima di tornare in Brasile, di cui sentiva il richiamo, aveva passato il testimone alla figlia Linda nella gestione del negozio in piazza San Marco, sul ponte dei Dai. Uomo eclettico, Ermes si era laureato in disegno tecnico all'Università di San Paolo e tra le sue creazioni c'è ancora oggi nel palazzo comunale della metropoli il lampadario da lui disegnato. «La cosa che mi fa più male - racconta la figlia Linda - è non essere potuta andare da lui per poterlo salutare e confortare. Anche se fossi riuscita ad arrivare in Brasile, cosa impossibile, visti i voli bloccati, non sarei potuta nemmeno entrare in ospedale, come non sono potuti entrare i parenti che vivono lì. Credo che sia terribile, per una persona malata non poter vedere nessuno dei suoi cari ed è stato sconvolgente per noi non poterlo abbracciare».Lo scorso ottobre era tornato a Venezia e aveva deciso di fare una festa per i 70 anni, organizzando un pullman per arrivare in un ristorante che amava ad Arquà, sui Colli Euganei.

«Era rimasto fino a novembre - continua - e a Venezia aveva aiutato molta gente a risollevarsi dopo l'acqua alta. Poi se n'era andato. L'8 dicembre ci suonò a sorpresa il campanello di casa: era arrivato per festeggiare il primo compleanno di mia figlia Vittoria ed era rimasto con noi fino al 18 gennaio. Il covid lo aveva fermato, perché di solito tornava a Venezia verso l'estate».

All'inizio del mese un altro lutto aveva toccato la famiglia, la morte improvvisa a 45 anni di Serenella Tomaello, la dipendente storica del negozio. «Papà aveva sofferto molto per la morte di Serenella il 6 luglio - riprende - lo aveva abbattuto fortemente. Quando lo ho avvertito in videochiamata, mi diceva che aveva freddo e doveva avere la febbre, ma aveva fatto il test e risultava negativo al covid. L'11 luglio è andato al pronto soccorso perché respirava male e poi di corsa al centro covid della città. Il 22 lo abbiamo salutato in video mentre era a letto. Il 23 la situazione è precipitata e lo hanno intubato e il 25 ci ha lasciato. E pensare che prima di essere ricoverato aveva ancora in mente le sue maschere, con nuovi modelli. Non si fermava mai, era una persona interessata culturalmente alla poesia del Sudamerica, gli piacevano la musica e gli scacchi e aveva la passione per l'orologeria».

«IL COVID È PERICOLOSO»
Tra i vicini, Ermes era conosciuto come l'aggiusta tutto, quello che diceva di non buttare via le cose che prima provava a ripararle. «Mi fa rabbia - conclude Linda - vedere che c'è ancora chi pensa che il covid sia un'invenzione. Vedo rilassatezza e penso ci sia anche molta indifferenza. Mio papà era sano, alto, un pezzo d'uomo e non riusciva a respirare. Questo virus ha rovinato la nostra vita. C'è un motivo se il mondo si è fermato e io ho perso mio papà nel giro di 15 giorni». La cerimonia funebre in Brasile è stata sbrigativa, con sole 4 persone e poi la salma è stata cremata come da sue desiderio. Giovedì alle 17 nella basilica dei Frari ci sarà una preghiera di suffragio, in attesa di fare il funerale vero e proprio quando le ceneri potranno rientrare in Italia.
Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci