Cinquemila test a tappeto per salvare gli anziani nelle case di riposo

Mercoledì 1 Aprile 2020 di Nicola Munaro
MIRANO Una ospite della casa di riposo Mariutto

VENEZIA Prima di tutto i numeri. Quando si parla di case di riposo per anziani, a Venezia e provincia si discute di 31 strutture, cioè 3.850 posti letto. Se le paure diventassero realtà e le Ipab e le case di riposo diventassero focolai Covid, la situazione potrebbe farsi esplosiva. «Per questo - ammette Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima - abbiamo seguito da fine febbraio le residenze per anziani. Al momento la presenza del virus è multiforme e abbastanza contenuta nella positività: ci sono 39 casi, pari all’1 per cento. L’obiettivo è tenere nelle case di riposo il numero più alto possibile di ospiti evitandogli l’ospedale». E allora da giovedì scorso via a tamponi: ne verranno fatti oltre cinquemila, tra ospiti e operatori.

39 CASI
I numeri, ancora loro, dicono che a ieri degli 3.850 ospiti totali, c’erano 39 persone contagiate: 26 di loro sono in isolamento preventivo perché - pur negativi - sono entrati in contatto con persone positive; 6 ospiti sono in isolamento domiciliare in casa di riposo (4 al Centro Nazaret di Zelarino, 1 al Don Allegri di Salzano e 1 al Fatebenefratelli di Venezia) perché positivi e 7 sono ricoverati negli ospedali: 1 proviene dall’Ipab Casson di Chioggia, 2 dal Centro Nazareth, 3 dalla Residenza della Salute di Fiesso d’Artico, 1 dalla Adele Zara di Mira. Due i pazienti morti che provenivano dalle case di riposo: 1 dagli Anni Azzurri di Quarto d’Altino e 1 dalla Adele Zara.
La stessa fotografia è stata scattata per il personale in servizio nei 31 centri per anziani. Di 1.710 operatori dipendenti, 10 sono i dipendenti dell’Ulss coinvolti (9 in isolamento per contatto e 1 positivo in isolamento domiciliare); mentre sono 30 i casi di isolamento tra il personale delle case di riposo non dipendente Ulss: 22 si trovano in isolamento da contatto, 8 sono in isolamento a casa perché positivi a Covid-19. Infine sono tre (Ca’ dei Fiori di Quarto d’Altino, Residenza Venezia di Marghera e Ipab Mariutto di Mirano) le strutture chiuse ai familiari. «È il quadro attuale della presenza del coronavirus in un mondo importante, delicatissimo e fragile com’è quello delle case di riposo» aggiunge Dal Ben. 

L’INDAGINE
Prevenire, «monitorare strettamente questi ospiti fragili» è la stella polare del dg per evitare che la pandemia entri in maniera decisiva nelle Ipab. Per questo da giovedì scorso è iniziato il programma di effettuazione dei tamponi alle persone in casa di riposo. La stima è di realizzarne 3.800 sugli ospiti che in pratica vuol dire “screenare” tutte le persone residenti nelle Ipab. A cui poi aggiungere gli operatori. Finora sono stati fatti 634 tamponi nelle Ipab Adele Zara, Don Allegri, Casson, Nazaret, Antica scuola dei Battuti di Mestre e nella Residenza della Salute. Sono solo le prime in elenco ma i tamponi verranno eseguiti a tappeto «giorno per giorno in ogni casa di riposo» assicura Dal Ben. E per raggirare il problema numerico del personale, ogni casa di riposo avrà due infermieri formati e incaricati di eseguire i test su colleghi e anziani. 
IL PIANO DI SANITA’
La gestione delle Ipab è regolamentata da un “Piano strutture residenze per anziani” gestito dal direttore dei Servizi socio-sanitari di ogni azienda sanitaria. È affidato ad una squadra di esperti che deve valutare il rischio nelle varie strutture da cui nasce il “Piano di sanità pubblica” specifico per struttura che, in pratica, evidenzia come e cosa fare in caso di positività. L’Ulss 3 ha consigliato fin da marzo di ridurre le visite. In due note è stato suggerito di prevedere l’organizzazione di una o più stanze per gestire possibili isolamenti; e si ricordava anche di rispettare le indicazioni operative dell’Istituto superiore di sanità sulla gestione dei rifiuti extraospedalieri. Lo sguardo è rivolto anche alle strutture residenziali per disabili: verranno eseguiti 511 tamponi. 
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