BIBIONE - L’inchiesta sul triplice tentato omicidio di Bibione approda in aula. Al sostituto procuratore Maria Grazia Zaina non servono ulteriori accertamenti per stabilire che Arthur Haxhiu, 53 anni, albanese residente a Bevazzana e attualmente in carcere a Gorizia, il 27 giugno scorso voleva uccidere per vendetta il connazionale Alexander Sollufi, di Cesarolo, il latisanese Alessandro Poli e l’altro connazionale Dodan Lulashi di Bibione.
A processo
Ad armare Haxhiu, secondo la ricostruzione degli inquirenti, è stato un banale episodio sul luogo di lavoro. Si sarebbe messo in testa che, durante una trasferta di lavoro a Trieste, Lulashi lo aveva lasciato volontariamente a piedi, senza riportalo a casa a Bibione. Una convinzione che lo aveva già portato a minacciare di morte Lulashi (episodio per il quale è stato condannato lo scorso maggio). Il 27 giugno, alle 6 del mattino, Haxhiu ha raggiunto il magazzino della Europa Group a Bibione sparando a Sollufi e colpendolo sopra il sopracciglio destro provocandogli una lesione gravissima, per la quale il trentacinquenne è ancora in coma. Poi ha rivolto la sua calibro 22 verso Poli sparandogli due volte. Anche Poli ha rischiato la vita. Uno dei proiettili lo ha raggiunto al volto, fermandosi poi tra due vertebre e lacerandogli l’arteria vertebrale.
Dopo una trentina di minuti, Haxhiu ha suonato alla porta di Dodan Lulashi, che quando ha aperto si è visto puntare la pistola alla tempia.
Il 53enne ha premuto il grilletto e soltanto con un movimento istintivo, come si specifica nel capo di imputazione, Lulashi è riuscito a schivare il colpo. Ma Hahxiu ha continuato a sparargli e, nonostante fosse stata colpita in varie parti del corpo, la vittima è riuscita a disarmarlo e a metterlo in fuga. L’imputato è difeso dall’avvocato Luca Spinazzè. Oltre ai tre uomini feriti a pistolettate, la Procura ha indicato come parti offese anche i famigliari di Sollufi, che avranno la possibilità di costituirsi parte civile al processo.