Aveva scritto "Con te partirò" di Bocelli:
suicida il cantautore Lucio Quarantotto

Mercoledì 1 Agosto 2012 di Maurizio Dianese
Lucio Quarantotto e il palazzo dove è avvenuta la tragedia
VENEZIA - morto Lucio Quarantotto, 55 anni, autore di una delle canzoni pi famose del mondo: "Con te partir" cantata da Andrea Bocelli. Lucio Quarantotto si gettato dall’appartamento al terzo piano di un condominio di via Fradeletto a Mestre nel quale viveva con la madre.



Aveva tentato più volte il suicidio, con la caparbietà tipica di chi vuole mettere fine alla fatica di vivere. Né il successo clamoroso delle sue canzoni - scritte quasi tutte con altri due mestrini, Piercarlo D’Amato e Francesco Sartori - né la pioggia di quattrini che era piovuta su di lui, aveva mitigato la tristezza derivante da quella ipersensibilità da artista che lo aveva portato a scrivere testi sofferti che erano tutto fuorché canzonette. Il suo primo disco - co-autore è il mestrino Piercarlo D’Amato - è del 1982 ed è "Di mattina molto presto" per il quale era stato premiato dal Club Tenco come migliore opera prima. Ma Quarantotto ha scritto anche per Franco Battiato e per Caterina Caselli, che negli anni ’90 lo annovera tra i suoi autori al punto da chiedergli una canzone per Andrea Bocelli.



Quarantotto manda un provino: i testi suoi e la musica è di un altro musicista mestrino, Francesco Sartori. Nasce così il successo mondiale di "Con te partirò". Per chiunque altro sarebbe stato il coronamento di una carriera, ma a Lucio Quarantotto non importava nulla del successo. Non aveva cambiato vita e continuava a tirarsi dietro dietro una tristezza infinita che lo portava a cercare in tutti i modi di farla finita. Tristezza che lo contraddistingueva già dai tempi del Liceo Classico Franchetti dove si era diplomato nel 1976.



Nessuno ha mai capito perchè Quarantotto fosse tanto depresso ed è semplicistico trovare una spiegazione in un handicap fisico che lo aveva condannato all’uso del bastone per camminare. Nemmeno la nascita della figlia - che adesso ha più di trent’anni - era riuscita a pacificarlo con la vita.



Ombroso, schivo, viveva chiuso in casa con la mamma dopo la separazione dalla moglie e aveva contatti praticamente solo con pochissimi amici che da oggi sperano che abbia trovato la serenità cercata fin oltre la morte. Gianfranco Bettin lo ricorda come «un grande artista, un autore di musiche e canzoni straordinario, il cui tormento interiore, vivo e sofferto da molti anni, a lungo si è tradotto in opere che a volte hanno conosciuto un’enorme popolarità, ma che sempre hanno colto angosce e attese del tempo, della generazione a cui apparteneva e, via via, dell’epoca a cui partecipava. La nostra città dovrò saperlo ricordare, perché ne è stato un esponente significativo, una parte della sua coscienza più sensibile».
Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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