VENEZIA - Sette centimetri. Solo sette miseri centimetri separano la disastrosa acqua alta del 12 novembre 2019 dalla ben più commemorata Aqua Granda del 4 novembre di 56 anni fa. Quel giorno come allora la città è andata sotto completamente, anche se, a differenza del ‘66, la corrente elettrica non è mancata e così (salvo rari casi) il riscaldamento. Ma i danni sono stati ugualmente abnormi, sia alle parti pubbliche della città (rive, ponti, attrezzature, palazzi) che a quelle private (abitazioni, negozi, pubblici esercizi, imbarcazioni), in gran parte risarciti dallo Stato tramite la struttura commissariale allestita dal sindaco Luigi Brugnaro e dal suo staff. L’operazione commissariale è stata chiusa nel luglio 2021 garantendo pagamenti rapidi a tutte le domande presentate per il ripristino immediato e contenenti le prove del danno e dell’acquisto dei beni necessari alla riapertura delle attività o all’abitabilità delle case. Rimane in sospeso il risarcimento dei danni vero e proprio per il quale il Parlamento deve disporre un finanziamento in percentuale. Cosa che non è ancora stata fatta, scatenando le ire e l’amarezza di residenti e imprese.
OPERE PUBBLICHE
La prima cosa da fare all’indomani del disastro e della processione di ministri che era seguita, è stata quella di mettere in sicurezza e ripristinare tutte le strutture fondamentali per la vita e la salvaguardia della città. Non va dimenticato che la notte del 12 novembre erano stati danneggiati imbarcaderi del trasporto pubblico, pontili, rive, teatri, musei, asili, scuole. Giorni e notti per la progettazione delle opere e la preparazione delle gare. Il piano è stato diviso in due stralci: il primo da 52 interventi per 14,6 milioni, il secondo da 62 interventi per 42 milioni. Tante cose da fare non solo a Venezia, Murano e Burano, ma anche a Sant’Erasmo, Vignole, Lido e a Pellestrina, dove aveva ceduto di schianto la muretta consentendo all’acqua di entrare mandando fuori uso le pompe, come l’allora premier Giuseppe Conte ebbe modo di costatare di persona.
CONTRIBUTI A PRIVATI
I fondi stanziati dalla Protezione civile erano sufficienti per pagare immediatamente fino a 5mila euro ai privati e fino a 20mila euro alle imprese che hanno dovuto sostenere spese per il ripristino della funzionalità. Per questo, era stata messa in piedi una piattaforma interamente telematica sulla quale caricare le domande e la documentazione, in modo da ricevere i bonifici in pochissimo tempo dalla presentazione. Un lavoro coordinato da volontario dal compianto Maurizio Calligaro, già capo di gabinetto nelle tre giunte Cacciari.
RISARCIMENTO DANNI
Gli importi eccedenti i 5mila euro (privati) e 20mila euro (imprese, enti, associazioni) confluivano invece in un’altra partita, al di fuori della gestione emergenziale, che pur essendo state tutte raccolte col medesimo sistema telematico a tempo di record, sono ancora in attesa che il Parlamento le prenda almeno in considerazione. E questo ha provocato le ire e la disperazione di tanta gente e ci sono parecchi casi di aziende che non hanno più riaperto in quanto oltre al risarcimento mai arrivato e agli affitti e le utenze che continuavano a correre, poi è arrivata la pandemia.
RIDUZIONE DEL RISCHIO
Lo scorso febbraio il sindaco-commissario ha avviato altri 48 interventi per 62,7 milioni complessivi per la realizzazione di interventi “per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite da eventi calamitosi strettamente connesso all’evento e finalizzati prioritariamente alla tutela della pubblica e privata incolumità”.
Qui c’è di tutto: la ricostruzione degli approdi Actv seriamente danneggiati, alla manutenzione della diga soffolta a Pellestrina, alle rive degli Armeni, di San Servolo. Proprio ieri la Giunta ha approvato il progetto definitivo della messa in sicurezza, consolidamento del marginamento e il ripristino della pavimentazione della Riva Giardini della Biennale: 260 metri di riva più il consolidamento del ponte per un milione 708mila euro.
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