«L'ambulatorio ad Aquileia e il tirocinio a 90 chilometri di distanza», ecco i pendolari della Sanità

Domenica 22 Gennaio 2023 di C.D.M.
«L'ambulatorio ad Aquileia e il tirocinio a 90 chilometri di distanza». Vita ad ostacoli per i "pendolari" della sanità

«Io vivo a Pradamano e lavoro ad Aquileia, ho il tutor a Muzzana, ma dovrò fare il tirocinio fra Gemona e Tolmezzo». Una vita da pendolare della sanità quella che si prospetta nell'immediato futuro per Laura Picchini, corsista Ceformed, che, come i suoi colleghi, ha appena scoperto da una lettera ricevuta venerdì che le ore passate in ambulatorio ad Aquileia con un incarico provvisorio (che le è stato assegnato a settembre) non saranno conteggiate nel monte ore obbligatorio per diventare medico di medicina generale. Anche lei, come altre decine di dottori in formazione, da domani dovrà farsi le ore di tirocinio che sinora, in virtù di una norma emergenziale, venivano assorbite dall'attività svolta negli studi. «Supponendo di andarci 4 giorni a settimana, sono quasi 5 ore al giorno». Peccato che per il tirocinio le abbiano assegnato all'epoca «Gemona e Tolmezzo, perché prima lavoravo a Sappada». Così, da domani, la sua giornata tipo potrebbe essere questa. «Al mattino, dalle 8 alle 10, rispondo al telefono ai pazienti. Poi, dalle 10 alle 13, l'ambulatorio ad Aquileia. E ci sono anche le mail a cui rispondere: lunedì scorso ne avevo 101. Quindi, facendo quasi 90 chilometri, il tirocinio a Tolmezzo. Inoltre, ogni settimana, per il corso abbiamo almeno due pomeriggi con lezioni o a Monfalcone o a Udine e quattro ore e mezza di confronto con il tutor principale. Il mio è a Muzzana del Turgnano».
Un tour de force incredibile.

Picchini, di origini marchigiane, aveva accettato il suo primo incarico provvisorio a Sappada ancor prima di iscriversi al Ceformed, nell'agosto del 2021. Poi, si è aperta la possibilità di Aquileia. «Ero felicissima di far pratica sul territorio». Ora «l'idea è quella di trasformare l'incarico da provvisorio a temporaneo», in modo che le ore rientrino nel monte complessivo. Ma non sarà immediato. «C'è un gap di almeno un mese. Inoltre, per me è difficile ridurre il numero di pazienti. Adesso ne ho 1.500, ma per l'incarico temporaneo il tetto è di mille e non ci sono medici in zona che possano accettare i 500 che restano fuori». Lo stipendio? «Oggi con l'incarico provvisorio percepisco il 75% dello stipendio di un medico di base, circa 4mila euro. Non ho nessun diritto al contributo per la segreteria e ho la sospensione della borsa di studio Ceformed. Con l'incarico temporaneo lo stipendio è pieno e si aggiunge anche la borsa di studio, quindi si arriva a quasi seimila euro. Ma essendo un libero professionista convenzionato, ho dovuto comprarmi tutta l'attrezzatura».


Picchini allarga il campo: «Quello che vale per me, vale anche per i miei colleghi che fanno le sostituzioni, che come me fanno il lavoro di ambulatorio, rispondono a telefonate e mail e poi dovranno fare il tirocinio. E lo stesso per chi fa il turno da 12 ore in guardia medica. Non si può vivere in questo modo. Tanti colleghi rinunceranno. In un periodo in cui non si fa altro che parlare di carenza di medici, la situazione peggiorerà. Mi sembra assurdo. Erano mesi che chiedevamo cosa volessero fare».


A San Vito al Tagliamento una sua collega, che chiede di restare anonima, ha 1.800 pazienti, «che rischiano di restare senza medico. Lavoriamo 12 ore al giorno. Le 25 ore di tirocinio settimanali non sono possibili in queste condizioni. Anche un altro medico andrà in pensione ad aprile a San Vito. 3.600 persone a chi si rivolgeranno? Ci sono colleghi che minacciano di chiudere gli studi. È un problema di compatibilità delle ore, fra l'ambulatorio e i tirocini. Io lunedì aprirò lo studio, perché altrimenti chi ci rimette sono i colleghi e i pazienti. Nell'immediato cercherò di andare avanti, ma se continua così dovrò dare le dimissioni. Volevo già darle venerdì, poi ho fatto un passo indietro».
 

Ultimo aggiornamento: 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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