Martina Oppelli, la 50enne malata di sclerosi multipla e morta in Svizzera con il suicidio assistito denuncia la Asl per tortura

La donna triestina combatteva da oltre vent'anni con la sclerosi multipla. La denuncia-querela è stata depositata tramite la procuratrice speciale di Oppelli, Filomena Gallo

venerdì 1 agosto 2025 di Redazione web
Martina Oppelli, la 50enne malata di sclerosi multipla e morta in Svizzera con il suicidio assistito denuncia la Asl per tortura

TRIESTEMartina Oppelli, la 50enne triestina morta ieri, 31 luglio, in Svizzera con il suicidio assistito, prima di recarsi oltralpe per poter accedere al fine vita medicalmente assistito ha depositato una denuncia-querela nei confronti dell'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina. L'atto è stato depositato tramite la procuratrice speciale di Oppelli, Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell'associazione Luca Coscioni. Lo ha annunciato oggi, durante una conferenza stampa a Trieste, Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Coscioni. Alla donna, affetta da oltre vent'anni da sclerosi multipla, l'azienda sanitaria aveva negato per tre volte l'accesso al suicidio medicalmente assistito.

 

Tortura e rifiuto di atti d'ufficio i reati contestati

Due i reati principali contestati: rifiuto di atti d'ufficio e tortura. Secondo Oppelli infatti l'Asugi e i medici della commissione avrebbero rifiutato di svolgere atti dovuti per legge. L'azienda sanitaria - spiega l'associazione Coscioni - aveva in passato negato a Oppelli la rivalutazione delle sue condizioni di salute, sostenendo che un nuovo esame sarebbe stato un costo inutile per la pubblica amministrazione. Oppelli aveva presentato un ricorso d'urgenza nel 2024 presso il tribunale di Trieste che aveva ordinato all'azienda sanitaria nuove verifiche. Inoltre, «non le è stato riconosciuto per oltre due anni il requisito della 'dipendenza da trattamento di sostegno vitale' (uno dei quattro requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale), nonostante dipendesse totalmente non solo dai suoi caregiver per sopravvivere ma anche dalla macchina della tosse e nelle ultime settimane dal catetere vescicale, disapplicando in tal modo il giudicato costituzionale».

 

«Sofferenze inutili»

Secondo Oppelli inoltre - riferisce l'associazione Luca Coscioni - l'azienda sanitaria «non solo le ha negato un diritto, ma l'ha fatta soffrire inutilmente, causandole danni fisici e psicologici che per legge si configurano come una vera e propria forma di tortura».

Così ha denunciato di essere stata «vittima di un trattamento inumano e degradante da parte delle istituzioni che hanno ignorato le sue sofferenze, costringendola a vivere per anni in una condizione di dolore estremo, aggravata dal rifiuto reiterato e immotivato di Asugi di riconoscerle l'accesso legale alla morte assistita». 

 

Le parole di Maurizio Cappato

«Seguendo le volontà di Martina, abbiamo agito pubblicamente assumendoci le responsabilità per l'aiuto a lei fornito. Questa volta però, con Claudio Stellari, Matteo D'Angelo e Felicetta Maltese, abbiamo deciso di non recarci dalle forze dell'ordine per autodenunciarci, perché la denuncia c'è già, ed è la denuncia di Martina contro uno Stato che l'ha costretta a subire una vera e propria tortura, contro un Servizio sanitario di Regione Friuli Venezia Giulia che non ha fatto il proprio dovere, in linea con le posizioni politiche del presidente Fedriga in materia». Lo ha affermato, oggi a Trieste, Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni e rappresentante legale di Soccorso civile, l'associazione che organizza le azioni di disobbedienza civile per l'aiuto alla morte volontaria e che ha sostenuto Martina Oppelli nel suo viaggio verso la Svizzera. «Siamo comunque a disposizione di eventuali indagini per fornire tutte le informazioni sull'aiuto prestato a Martina. Proseguiremo con le azioni di disobbedienza civile e per chiedere la calendarizzazione della legge di iniziativa popolare per l'eutanasia legale», ha aggiunto Cappato. L'associazione Coscioni ha reso noti anche i nomi delle persone che hanno aiutato Martina a coprire le spese del viaggio con un contributo a ciò finalizzato, partecipando in questo modo all'azione di disobbedienza civile. Tra questi, Felicetta Maltese e Marco Perduca. Altre persone, tra cui Luigi Manconi, hanno invece confermato di volere risultare come soci di Soccorso civile anche dopo essere stati informati dell'aiuto che sarebbe stato fornito a Martina. In tutto le persone coinvolte sono 31.

 

Fedriga: «Sul fine vita non farsi guidare dal singolo caso»

Sul caso è intervenuto anche il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. «Penso che il Parlamento abbia la facoltà di scegliere in che direzione andare» sul fine vita, ha sottolineato il governatore a margine di un evento a Trieste. «Sicuramente è un caso toccante e molto intenso, ma voglio ricordare che l'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina ha applicato in modo attento la sentenza della Corte» costituzionale e «devo dire altrettanto che norme di questo tipo non si possono basare su casi singoli, particolari, seppur drammatici, ma devono sempre avere una valenza di carattere generale». «Bisogna usare la razionalità», ha osservato. «Purtroppo - ha sottolineato ancora Fedriga - in altri Paesi, dove si è legiferato sul suicidio assistito o addirittura sull'eutanasia, purtroppo la situazione è degenerata. Quando si abbassa l'argine, passa tutto e non si è più limitati soltanto a chi vive casi drammatici, come alcuni casi che vediamo e che sono fortunatamente limitati nei numeri, ma abbiamo casi in cui addirittura persone con depressione hanno avuto accesso al suicidio assistito. Per questo serve grande attenzione. Basare queste scelte sull'emotività seppur forte del momento da parte dell'opinione pubblica, e non c'è dubbio che ci sia su un caso così struggente, rischia di fare danni enormi». «Non bisogna farsi guidare nel fare una norma, se si dovesse fare, sull'emotività seppur drammatica - ha concluso - ma bisogna usare la razionalità di sapere che quelle norme poi valgono per tutti e dove porteranno quelle norme».

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci