Falsi green pass a Treviso, 65 indagati. La "mente criminale" sono tre professionisti, coinvolto anche l'ex prefetto Chi sono

Venerdì 14 Aprile 2023
Falsi green pass a Treviso, una "rete" con 65 indagati tra professionisti e pazienti

TREVISO - Un meccanismo truffaldino per ottenere il Green pass senza fare il vaccino anti Covid. Sono 65 gli indagati della maxi inchiesta condotta dai carabinieri del Nas di Treviso. La “mentre criminale”, secondo gli investigatori, è composta da tre professioniste sanitarie che all’epoca dei fatti lavoravano al poliambulatorio “Salute & Cultura” di via Borin, a Fiera, spalleggiate dai compagni. Si tratta del medico Marzia Carniato, ex direttore sanitario della struttura, indagata insieme al marito Antonio Bruscaglin, della biologa Elisa Finco, ex responsabile organizzativa, finita sotto indagine insieme al compagno Alessandro Brunello e Jessica Possamai, infermiera di Roncade. Pesantissima la contestazione a loro carico: associazione a delinquere finalizzata al falso in atto pubblico. Oltre alle contestazioni a vario titolo, di falso ideologico, falso in certificato medico e infedele redazione delle certificazioni. Nessuna delle tre lavora più al poliambulatorio: la struttura ha interrotto il rapporto a luglio del 2022, appena saputo dell’inchiesta in atto. Anche i pazienti sono finiti nei guai per falso in atto pubblico visto che hanno utilizzato attestazioni fasulle. Tra i nomi spicca anche quello dell'ex prefetto di Treviso Maria Augusta Marrosu. 

La rete dei falsi green pass a Treviso

Secondo l’accusa, il sistema prevedeva l’attestazione dell’esito positivo di test molecolari eseguiti al poliambulatorio o di test rapidi fatti nelle farmacie. I pazienti venivano così inseriti nell’elenco dei contagiati. A distanza di circa una settimana ne veniva accertata la negativizzazione permettendo ai finti malati di ottenere il Green pass di avvenuta guarigione senza doversi inoculare il vaccino. In questo modo i No vax avevano libero accesso a ristoranti, cinema, teatri all’epoca sottoposti a restrizioni. Perché il piano funzionasse le tre professioniste avrebbero assegnato i nomi dei “furbetti” a campioni biologici prelevati da pazienti effettivamente contagiate da Covid-19. A uno dei compagni delle due dottoresse viene contestata la produzione dei falsi Green pass attraverso il web. L’uomo avrebbe cercato e scaricato dalla rete certificazioni verdi con Qr code valido, appartenenti a ignari cittadini. L’indagine ha preso avvio più di un anno fa, all’inizio del 2022, durante un controllo a campione dei Nas. Esaminando i certificati di avvenuta guarigione, i carabinieri si sono accorti che in qualche caso erano stati firmati da Carniato e Finco quando erano a casa in malattia, per Covid, o mentre erano in vacanza lontano da Treviso. Le intercettazioni telefoniche hanno fatto il resto, facendo emergere il traffico di falsi Green pass. Tanto che sotto inchiesta sono finite ben 65 persone, tra presunti ideatori e clienti. 

La posizione del poliambulatorio

«È gente perbene che si è trovata in forte dissenso con la gestione della pandemia - spiega il legale delle tre sanitarie, l’avvocato Renzo Fogliata -. Ci difenderemo nelle sedi opportune, dove verificheremo la legittimità delle restrizioni imposte dal governo di allora, che ha adottato una gestione folle della pandemia, costringendo a una “vita spezzata” chi non aveva il Green pass». L’avvocato sottolinea inoltre che la richiesta di interdizione dalla professione, chiesta dal pm Mara Giovanna De Donà è stata respinta dal gip: le tre sanitarie continuano a esercitare la loro professione. Secondo gli inquirenti il gruppo non avrebbe agito per fare business ma per motivi ideologici. Del resto basta dare un’occhiata ad alcuni dei loro profili social, in particolare a quello della dottoressa Carniato, per capire la sua posizione sul vaccino anti-Covid. In questi mesi ha condiviso moltissimi post dedicati alle morti improvvise, articoli molto critici nei confronti della vaccinazione obbligatoria e commenti di suo colleghi medici contrari al siero. Idee condivise dai 60 pazienti: tra loro parecchi liberi professionisti, ma anche imprenditori, impiegati e operai. Non solo trevigiani, ma provenienti da tutto il Veneto e anche da altre parti d’Italia. Già, perché il tam tam del magheggio per ottenere il Green pass senza vaccino si era diffuso in fretta negli ambienti No vax

Ultimo aggiornamento: 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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