Lo studente modello accusato di maltrattamenti dalla famiglia, sarà allontanato ma lui si difende: «La vera vittima sono io»

Venerdì 12 Febbraio 2021 di Denis Barea
Studente modello accusato di maltrattamenti dalla famiglia (Foto di StockSnap da Pixabay )

MOGLIANO VENETO - «Io non sono il carnefice in questa storia ma la vittima. E le aggressioni di cui vengo accusato sono in realtà tentativi di difendermi». È netta la posizione del 19enne denunciato, nel dicembre scorso per maltrattamenti familiari. Uno studente che, nonostante le difficoltà relazionali, si è diplomato con 100 e che ha trovato la sua ancora di salvezza nello studio. Contro di lui però ci sono le versioni del padre, della madre e del fratello, che ha 16 anni più dell'indagato. Un clima familiare che il giovane avrebbe reso pesante da almeno due anni e che ha portato all'emissione nei suoi confronti di un provvedimento cautelare che prevede l'allontanamento da casa e il divieto di avvicinamento alle parti offese. Il ragazzo è accusato di aver tenuto comportamenti violenti e minacciosi nei confronti dei familiari.

Parole come pietre, con neppure troppo velate minacce di morte, e atteggiamenti aggressivi in più di una occasione soprattutto contro il papà e il fratello.

Ieri il 19enne, diplomato a pieni voti e attualmente in cerca di un lavoro, è comparso davanti al gip Gianluigi Zulian per l'interrogatorio di garanzia in cui ha detto che le angherie le ha subite lui, non le ha provocate.


CONTESTO PROBLEMATICO

«Sono cresciuto - ha detto rispondendo alle domande del giudice - in una famiglia molto problematica. Fin da piccolo ho avuto il terrore che i miei genitori, i cui conflitti erano all'ordine del giorno, finissero col separarsi. In fin dei conti non mi sono mai sentito voluto: la differenza di età con mio fratello mi fa pensare di essere stato un tentativo estremo dei miei per stare ancora assieme».

Il fratello sarebbe peraltro il motivo della discordia. «Non fa nulla - ha ripetuto più volte - all'età di 36 anni non lavora e non studia, sta lì seduto sul divano. Ho provato a dargli una strigliata ma c'è sempre mio padre che lo difende, non importa cosa faccia o non faccia. Non ho mai avuto un bel rapporto con lui, quando ero piccolo non c'era mai, poi è stata una presenza che mi ha fatto solo del male». E racconta di quando il 36enne gli avrebbe fratturato il dito di una mano. «Non un incidente, ma un atto di cattiveria, ho ancora il referto del pronto soccorso che sta a testimoniarlo».


RAPPORTI TESISSIMI

Studente modello, ha spiegato di aver visto nei libri «un modo per affrancarmi da quella situazione. Ho sempre avuto dei bei voti, anche se della mia carriera scolastica, soprattutto mio padre, non si è mai voluto interessare minimamente». Nell'ultimo biennio il fragile equilibrio su cui si reggeva la famiglia è andato in frantumi. «Ho esagerato qualche volta con le parole - ammette - ma per carità, non ho mai voluto fare del male e la violenza di cui mi si accusa è stata solo legittima difesa». E ricorda che quella volta in cui, recentemente, il fratello lo ha spinto apposta dato che aveva un ginocchio gonfio e non poteva muoversi. «Gli ha dato a mia volta uno spintone -confessa- e lui è andato a terra facendosi male. Ma è stato un incidente, l'arto era talmente preso male per un infortunio riportato mentre giocavo a calcio che non riuscivo neppure a stare in piedi». Il suo difensore ha chiesto la revoca della misura cautelare e il gip Zulian si è dato alcuni giorni per decidere. Lui intanto ha trovato alloggio da un amico. Qualsiasi sia la decisione del giudice il 19enne non ha però alcuna intenzione di tornare a casa. Per lui la denuncia è stata un punto di non ritorno rispetto al passato. Ma soprattutto l'occasione per rendere pubblico il suo disagio. E per proclamare la sua innocenza è deciso a combattere fino alla fine.

Ultimo aggiornamento: 17:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci