Prosecco, guerra tra Doc e Docg, Coldiretti: «Il valore delle colline non è in discussione»

Martedì 19 Luglio 2022 di Alda Vanzan
Polegato da Coldiretti interviene nella lotta tra Prosecco doc e docg

TREVISO - Pare che la base fosse all'oscuro della trattativa: il Codice di autoregolamentazione sul Prosecco sarebbe stato noto solo ai vertici dei tre Consorzi, vale a dire le due Docg (Conegliano Valdobbiadene, Asolo) e la Doc. Va da sé che, prima o poi, il caso sarebbe comunque esploso, visto che l'intesa era di firmare le carte martedì 26 luglio. Non se ne farà niente perché dal ministero ieri è partita una mail ai tre Consorzi: viste la fuga di notizie e le polemiche, il vertice è annullato. Non solo: la riconvocazione ci sarà solo se la richiesta sarà unanime. Cosa che sembra alquanto difficile visto che dal Conegliano Valdobbiadene Docg ieri - e non si capisce perché non prima - è partito un fuoco di fila a difesa del termine Superiore, perfino del sito prosecco.it, arrivando a dire che non c'era nessun accordo sulla condivisione di codici. È così che lo sconcerto è aumentato: c'era bisogno di arrivare a tanto? È quello che si chiede Giorgio Polegato, presidente della Coldiretti Treviso e del Consorzio di bonifica Treviso Belluno, proprietario di vigneti, ex Astoria.
Presidente Polegato, cosa pensa di questa vicenda?
«I problemi da affrontare sono tanti, non c'era certo bisogno di una polemica del genere».
Pareva che i tre Consorzi fossero d'accordo nel firmare un nuovo Codice, adesso due si trincerano dietro al no comment, uno dice si dice attonito. Lei come lo spiega?
«Diciamo che continua a esserci poco dialogo tra i Consorzi, mentre un po' di buon senso e di visione farebbero il bene del Sistema Prosecco».
La bozza di codice puntava su una sorta di livellamento. Secondo lei sarebbe stato accettato?
«Nessuno potrà mai togliere il valore delle Colline di Conegliano Valdobbiadene, è grazie a loro se il Prosecco è diventato quello che è. C'è la storicità, c'è la qualità del prodotto. Poi, grazie al Prosecco Doc, c'è stata la diffusione nel mondo, con numeri importanti».
Da una parte la quantità e dall'altra la qualità?
«Io non sto dicendo che non ci sia qualità sulla Doc, ma nell'immagine collettiva deve rimanere chiaro il valore intrinseco che ha la Conegliano Valdobbiadene con i suoi ciglioni, le sue colline, non a caso patrimonio Unesco, un valore che porta vantaggio anche alla Doc».
Lei l'avrebbe fatto un codice di autoregolamentazione?
«Se il tema è il termine Superiore non c'è partita, fa parte della Denominazione. Io non so quali siano state le ragioni di questa richiesta, come Coldiretti non siamo stati coinvolti. Credo che con buon senso e un maggiore dialogo queste polemiche ce le saremmo risparmiate. Con i problemi che ci sono, non vedo perché farci male da soli: è autolesionismo».
Ha fatto bene il ministero ad annullare il vertice?
«Io penso che non si dovesse neanche consultarlo, il ministero. Quando si parla di Prosecco, si deve pensare al suo bene, qualunque sia la Denominazione. Le energie devono essere spese in maniera costruttiva. I consigli di amministrazione devono vagliare i vari aspetti, sì, ma lo devono fare in maniera coesa: parlandosi, con trasparenza, senza polemiche che fanno solo male al Prosecco. Anche la comunicazione dovrebbe essere condivisa».
Come se ne esce?
«Se ci sono stati malintesi o valutazioni errate, ci si sieda attorno a un tavolo, meglio se coordinati dalla Regione, per un vero dialogo sul Sistema Prosecco che faccia il bene del territorio.

E si pensi alle finalità dei Consorzi»

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