Camionista morto suicida: «Era disperato perché aveva perso il lavoro, pensava ai suoi figli»

Sabato 28 Gennaio 2023 di R.T.
Quando si era incatenato davanti al tribunale

RESANA - «Ci avevo parlato al telefono alla fine della scorsa settimana, quando aveva saputo che non gli sarebbe stato rinnovato il contratto. Era disperato, ma non mi sarei mai aspettato un epilogo del genere». È sotto choc l'avvocato Jacopo Al Jundi dopo aver appreso la notizia che Massimo Baggio, l'imprenditore di Resana che il 7 luglio 2021 si era incatenato davanti al tribunale di Treviso per protestare contro l'asta giudiziaria che gli avrebbe fatto perdere la casa in cui abitano i suoi tre figli assieme all'ex moglie, è stato trovato privo di vita mercoledì mattina nella sua abitazione.

A trovarlo è stata la madre, che vive nella casa a fianco: per gli inquirenti si è trattato di un gesto volontario. Anche perché l'uomo ha lasciato un biglietto con scritto: «Scusatemi».

LA RICOSTRUZIONE
L'avvocato Jacopo Al Jundi non aveva solo un rapporto professionale con Baggio: «Massimo ha passato tanti momenti di difficoltà ma ha sempre reagito: l'unico suo pensiero fisso erano i figli». L'obiettivo del 56enne era riuscire a ricucire il rapporto con loro. Motivo per cui, dopo la protesta davanti al palazzo di giustizia di Verdi, aveva deciso di rimettersi in piedi. Ed era riuscito a trovare un posto di lavoro come camionista, quello che sapeva fare meglio e che in passato gli aveva garantito, grazie alla sua azienda, la Max Autotrasporti che aveva sede nella villa per cui si era incatenato in tribunale un anno e mezzo fa, di avere successo sia dal punto di vista professionale che economico. «La settimana scorsa era stato coinvolto in un piccolo incidente - continua l'avvocato Al Jundi - Nulla di serio, ma era stato comunque costretto a recarsi in ospedale per essere visitato. Proprio mentre era in ospedale, ha avuto un mancamento ed è svenuto. Ed è venuto fuori che non era la prima volta che gli capitava. I sanitari hanno fatto presente questa situazione all'azienda, che ha così deciso, visto che era stato assunto con un contratto in prova, di non proseguire con il rapporto di lavoro». La notizia di essere stato, di fatto, licenziato è stata la mazzata per Baggio, secondo quanto raccontato dal suo legale.

LA TELEFONATA
Massimo Baggio, dopo il confronto con i vertici dell'azienda di trasporti per cui lavorava, ha chiamato proprio il legale per confrontarsi e, soprattutto, chiedergli aiuto. «Quando ci siamo sentiti ho cercato di rassicurarlo e di tranquillizzarlo dicendogli che tutto si sarebbe sistemato. Eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo visti a breve per capire cosa si poteva fare. Purtroppo non ne avrò la possibilità. Quando ho saputo quello che è successo sono rimasto senza parole. Era una persona che, secondo me, andava davvero aiutata perché non si meritava una fine così».

L'EPISODIO
La parabola discendente di Massimo Baggio aveva toccato il punto più basso proprio il 7 luglio 2021, quando aveva minacciato di farsi esplodere all'ingresso del tribunale per bloccare l'asta giudiziaria della sua casa. In quell'occasione erano stati decisivi, per farlo desistere dal suo intento, i colloqui con la polizia e i carabinieri ma soprattutto il confronto con presidente del tribunale, Antonello Fabbro, e il presidente della sezione fallimentare Bruno Casciarri, che lo avevano ascoltato e gli avevano spiegato che all'asta non si era presentato nessun offerente. La vendita dell'immobile era dunque slittata. L'uomo si era quindi convinto a mollare il borsone e a seguire i negoziatori all'interno del tribunale. A quel punto sono entrati in azioni gli artificieri per verificare il contenuto del borsone, che si è rivelato essere innocuo.

 

Ultimo aggiornamento: 13:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci