Addio a Ferruccio Bresolin, il consigliere di De Poli

Sabato 10 Agosto 2019 di Paolo Calia
Ferruccio Bresolin
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TREVISO - È mancato ieri sera, poco dopo le 22, Ferruccio Bresolin, economista, docente universitario, con una lunga esperienza in Italia e all'estero. Fino allo scorso dicembre è stato uno dei membri del consiglio d'indirizzo di Fondazione Cassamarca, il consigliere a cui il presidente Dino De Poli si affidava nei momenti più critici. Ferruccio Bresolin era malato da tempo, ma ha sempre saputo tenere a bada la sua malattia seguendo costantemente i suoi studi e impegni.  La notizia si è diffusa molto velocemente in città. In tanti sapevano che le sue condizioni stavano peggiorando, ma tutti hanno voluto mantenere un rispettoso riserbo. La sua è stata una figura importante anche per la politica trevigiana. Dal 1975 al 1980  ha ricoperto la carica di consigliere comunale prima e di assessore poi nell'amministrazione comunale di Treviso targata Democrazia Cristiana. Politicamente è stato sempre vicino a De Poli, componente di quella corrente definita la Base. E De Poli, appena ha potuto, lo ha voluto accanto a sé nella conduzione della Fondazione. Bresolin è stato, a dire il vero, tante cose: docente universitario, dagli anni Sessanta uno dei punti di riferimento del comparto di Economia di Ca' Foscari ma con esperienza anche a Padova e Bologna; consulente di comuni, società e anche della Regione Veneto; esperto di programmazione economica, ideatore ed estensore di programmi di sviluppo in Italia e all'estero. Nel 1976 in Algeria ha realizzato il Masterplan per la città di Skikda, mentre dal 1972 al 1973 ha lavorato al progetto di sviluppo delle ferrovie in Venezuela. Ma il suo curriculum accademico è ricchissimo, elencare tutte le esperienze sarebbe operazione molto lunga. Basti dire che, tra le altre cose, ha volto anche il ruolo di Visiting Professor nelle prestigiose Università di Berkeley nel 1986 e Mosca nel 1990. Le sue aree di ricerca hanno spaziato dalle politiche dei paesi poveri fortemente indebitati, alle relazioni tra sviluppo economico e struttura finanziaria, alla globalizzazione e povertà nei paesi ad alto reddito, turismo e sviluppo economico. Un'attività di alto livello che gli ha consentito di accumulare una vastissima esperienza, messa a disposizione del suo territorio in forme e modi molto diversi: con l'attività politica, ma anche attraverso la promozione culturale. 
L'AMMINISTRAZIONEAlla fine degli anni 90' ha anche tentato l'avventura da sindaco: nel 1998 si presentò candidato di una coalizione di centro contro un rampantissimo Giancarlo Gentilini: non ci fu storia. La parabola dello Sceriffo era al suo apice, impossibile per chiunque reggere il confronto. Fu l'ultima volta che calcò il palcoscenico della politica trevigiana. Nello stesso anno De Poli lo chiamò in Fondazione, confermandolo a ogni scadenza di mandato. Bresolin è rimasto a Ca' Spineda fino al dicembre scorso, quando lasciò il suo incarico insieme al presidente, segnando la fine di un'epoca. Nell'epopea di Fondazione, il suo ruolo è stato quello di consigliere e confidente: ha sempre appoggiato De Poli nelle sue scelte, ma è stato anche quello che sapeva trovare la soluzione migliore per tenere a galla i bilanci negli anni più complicati, dando sempre l'indicazione giusta per correggere la rotta. La sua conoscenza dei meccanismi della Borsa ha salvato più volte gli equilibri dentro la Fondazione. 
IL RICONOSCIMENTOL'ex sindaco Giovanni Manildo, verso la fine del suo mandato, ha voluto ribadire l'importanza della figura di Bresolin conferendogli un attestato ufficiale «Per il suo appassionato impegno in campo civile, politico e culturale, attraverso il quale ha contribuito a promuovere la costruzione di una comunità consapevole e responsabile». Parole che, oggi, in tantissimi sono pronti a sottoscrivere. 
Paolo Calia
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