Rivolta al centro migranti, il Prefetto: «Pronti a sanzionare chi non ha controllato»

Venerdì 12 Giugno 2020 di Paolo Calia
La polizia alla caserma Serena
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TREVISO - «Dobbiamo capire cos'è successo. Come ha fatto questa persona a entrare nella struttura essendo positivo. Chiederemo conto al gestore, che dovrà darci una spiegazione. Valuteremo se è capitata una circostanza che non si poteva evitare, oppure se c'è stata imprudenza oppure se si è tratta di una violazione delle disposizioni di sicurezza. Valuteremo quindi come procedere, anche con eventuali sanzioni. Anche nei confronti del diretto interessato, se fosse necessario, per inosservanza della quarantena». Il prefetto Maria Rosaria Laganà non fa sconti. L'episodio di ieri alla caserma Serena ha creato scompiglio sia in Prefettura che a Ca' Sugana. In un periodo di controlli ovunque, di temperatura corporea rilevata anche per entrare nei negozi, ha destato stupore (eufemismo) apprendere che una persona di ritorno da un viaggio all'estero sia potuta entrare in una struttura come un centro d'accoglienza senza passare controlli approfonditi. E che poi sia risultata positiva: «Diciamo che può anche capitare un episodio del genere - premette Laganà - nell'ex caserma ci sono tanti ragazzi che entrano ed escono, vengono in contatto con altra gente. Ma vogliamo approfondire, capire dove e come questa persona possa aver preso il virus e anche le modalità del suo viaggio. Tanti sono gli aspetti da verificare. Vogliamo delle spiegazioni».

LA PRIORITÀ
Ieri però le priorità erano altre. La tensione tra i ragazzi è schizzata alle stelle quando hanno capito che la loro libertà di movimento rischiava di essere annullata per via dell'imminente quarantena. I funzionari della prefettura, assieme ai dirigenti e ufficiali delle forze dell'ordine, hanno dovuto impegnarsi per spiegare cosa stesse accadendo: l'idea che l'ex caserma potesse trasformarsi in un grande focolaio del Covid ha gelato il sangue nelle vene un po' a tutti. Per portare il sereno è stato importante poi il contributo dei sindaci di Casier e Treviso. Il lavoro si è quindi concentrato sul riportare la calma, mantenere la sicurezza e spianare la strada agli specialisti dell'Usl perché potessero procedere con i tamponi a tutti.

«ALTRI PROBLEMI»
«Oggi (ieri giovedì 11 giugno ndr) ci siamo concentrati sulla gestione del problema - ha sottolineato il prefetto - fortunatamente dentro la struttura avevamo predisposto per tempo un'area dove confinare gli eventuali positivi. Lo avevamo fatto all'inizio dell'epidemia, ma nei tre mesi di quarantena non è mai stata utilizzata. Adesso invece è tornata molto utile». È stata infatti confinata in quei locali, lontano da tutti, la decina di cittadini pachistani che hanno avuto contatti col loro connazionale poi risultato positivo. Adesso rimarranno sotto controllo per i canonici quattordici giorni, come previsto dal protocollo. Per oggi invece sono attesi gli esiti dei tamponi fatti a tutti gli ospiti dell'ex caserma e a chi ci lavora dentro ogni giorno: «Ringrazio il Dipartimento di Prevenzione dell'Usl per il grande lavoro svolto facendo oltre 300 tamponi in una situazione di tensione - ha concluso il prefetto - i ragazzi non hanno capito subito cosa stava accadendo, erano agitati. Abbiamo quindi dovuto spiegare per bene la situazione e cosa rischiavano. Poi le cose sono migliorate. Casi come questi sono da maneggiare con cura».


    

Ultimo aggiornamento: 11:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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