TREVISO - È boom delle importazioni nella Marca: nei primi tre mesi del 2022, le imprese trevigiane hanno acquistato beni dall'estero per oltre 2 miliardi e 600 milioni di euro. Un incremento del 43,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e del 46,7 rispetto a due anni fa, dati record negli ultimi vent'anni. L'accelerazione, però, come sottolinea il presidente della Camera di commercio di Treviso e Belluno, Mario Pozza, è «nei valori piuttosto che nelle quantità». Cioè, le aziende locali non comprano più merci, quanto le pagano molto di più. L'effetto dei rincari globali di energia e materie prime, insomma, si riverbera anche sull'interscambio internazionale del nostro tessuto produttivo. Un singolo trimestre, avvertono dall'Ufficio studi dell'ente camerale, è troppo limitato per trarre conclusioni definitive, ma il segnale appare inequivocabile. Anche perché perfettamente in linea con quanto sta accadendo su scala nazionale e regionale, con rialzi oltre i 40 punti in un anno.
IL PRECEDENTE
L'unico precedente di tale intensità, da inizio secolo, riguarda il post lockdown tra 2021 e 2020. Ma se allora si trattava di un rimbalzo meccanico, dovuto alla simultanea ripartenza produttiva dopo lo stop forzato, oggi le ragioni sono ben diverse: tra gennaio e marzo l'import veneto dal mondo cresce, su base annua, del 42,5% in valori economici e del 16,1% in volumi, chiara prova dell'incidenza del fattore prezzi e dell'escalation dei costi di acquisto. Questa distinzione non è disponibile nelle analisi a livello provinciale, ma, assicurano da piazza Borsa, le dinamiche sono di fatto analoghe. Se poi si somma anche la strategia di molte ditte di fare scorta per coprirsi le spalle a fronte di eventuali ulteriori aumenti o penuria di materiali, ecco spiegata l'impennata.
I RINCARI
In provincia di Treviso, le voci merceologiche maggiormente interessate dai rialzi sono: altre apparecchiature elettriche (più 88,5%), filati e tessuti (più 71,4%), prodotti chimici, farmaceutici e fibre sintetiche tra cui rientrano i fertilizzanti - (più 56,8%), mezzi di trasporto e componentistica (più 56,3%) e metallurgia (più 53,8%). Con riferimento ai mercati di provenienza si segnala la crescita delle importazioni dalla Turchia (più 30 milioni, pari al 93,7%), possibile area di diversificazione per gli approvvigionamenti dall'area del Mar Nero. Crescono a doppia cifra su base annua anche le esportazioni, sebbene a ritmo più contenuto delle importazioni: più 18,4%. Il fenomeno interessa più o meno tutti i comparti. Bevande (31,1%), prodotti in gomma e plastica (31,6%), prodotti alimentari e tabacco (17,8%), altre apparecchiature elettriche (16,3%) e metallurgia (36,5%), aumentano più della media provinciale. I macchinari, prima voce dell'export trevigiano, si mantengono in linea (più 14,6%), mentre le vendite estere di mobili, elettrodomestici, mezzi di trasporto e componentistica (tutte tra il 6,5 e il 5,6%) restano sotto soglia. «La sostanza è che le imprese oggi hanno di fronte la difficile sfida di conciliare maggiori costi, minori marginalità, tempi più lunghi di evasione degli ordini, e dunque incassi più diluiti, cercando comunque di non perdere quote di mercato», commenta Mario Pozza. «Per quanto è ancora sostenibile questa situazione»?, si domanda il numero uno della Camera di commercio. «Le ipotesi macroeconomiche più consolidate parlano di attenuazione della crescita, ma pur sempre di crescita: nell'assunto di fondo che non vi sia, come ovviamente ci auguriamo, alcuna escalation bellica - ribadisce -.
Import in aumento nella marca: in tre mesi oltre 2 miliardi di beni dall'estero
Giovedì 16 Giugno 2022 di Mattia ZanardoNonostante queste incertezze, rincuora il fatto che le imprese non sono passive, ma già stanno introducendo comportamenti adattivi sul piano degli approvvigionamenti, diversificando per quanto possibile le fonti».