Import in aumento nella marca: in tre mesi oltre 2 miliardi di beni dall'estero

Giovedì 16 Giugno 2022 di Mattia Zanardo
Tessuti tra gli import maggiori della Marca

TREVISO - È boom delle importazioni nella Marca: nei primi tre mesi del 2022, le imprese trevigiane hanno acquistato beni dall'estero per oltre 2 miliardi e 600 milioni di euro. Un incremento del 43,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e del 46,7 rispetto a due anni fa, dati record negli ultimi vent'anni. L'accelerazione, però, come sottolinea il presidente della Camera di commercio di Treviso e Belluno, Mario Pozza, è «nei valori piuttosto che nelle quantità». Cioè, le aziende locali non comprano più merci, quanto le pagano molto di più. L'effetto dei rincari globali di energia e materie prime, insomma, si riverbera anche sull'interscambio internazionale del nostro tessuto produttivo. Un singolo trimestre, avvertono dall'Ufficio studi dell'ente camerale, è troppo limitato per trarre conclusioni definitive, ma il segnale appare inequivocabile. Anche perché perfettamente in linea con quanto sta accadendo su scala nazionale e regionale, con rialzi oltre i 40 punti in un anno.
IL PRECEDENTE
L'unico precedente di tale intensità, da inizio secolo, riguarda il post lockdown tra 2021 e 2020. Ma se allora si trattava di un rimbalzo meccanico, dovuto alla simultanea ripartenza produttiva dopo lo stop forzato, oggi le ragioni sono ben diverse: tra gennaio e marzo l'import veneto dal mondo cresce, su base annua, del 42,5% in valori economici e del 16,1% in volumi, chiara prova dell'incidenza del fattore prezzi e dell'escalation dei costi di acquisto. Questa distinzione non è disponibile nelle analisi a livello provinciale, ma, assicurano da piazza Borsa, le dinamiche sono di fatto analoghe. Se poi si somma anche la strategia di molte ditte di fare scorta per coprirsi le spalle a fronte di eventuali ulteriori aumenti o penuria di materiali, ecco spiegata l'impennata.
I RINCARI
In provincia di Treviso, le voci merceologiche maggiormente interessate dai rialzi sono: altre apparecchiature elettriche (più 88,5%), filati e tessuti (più 71,4%), prodotti chimici, farmaceutici e fibre sintetiche tra cui rientrano i fertilizzanti - (più 56,8%), mezzi di trasporto e componentistica (più 56,3%) e metallurgia (più 53,8%). Con riferimento ai mercati di provenienza si segnala la crescita delle importazioni dalla Turchia (più 30 milioni, pari al 93,7%), possibile area di diversificazione per gli approvvigionamenti dall'area del Mar Nero. Crescono a doppia cifra su base annua anche le esportazioni, sebbene a ritmo più contenuto delle importazioni: più 18,4%. Il fenomeno interessa più o meno tutti i comparti. Bevande (31,1%), prodotti in gomma e plastica (31,6%), prodotti alimentari e tabacco (17,8%), altre apparecchiature elettriche (16,3%) e metallurgia (36,5%), aumentano più della media provinciale. I macchinari, prima voce dell'export trevigiano, si mantengono in linea (più 14,6%), mentre le vendite estere di mobili, elettrodomestici, mezzi di trasporto e componentistica (tutte tra il 6,5 e il 5,6%) restano sotto soglia. «La sostanza è che le imprese oggi hanno di fronte la difficile sfida di conciliare maggiori costi, minori marginalità, tempi più lunghi di evasione degli ordini, e dunque incassi più diluiti, cercando comunque di non perdere quote di mercato», commenta Mario Pozza. «Per quanto è ancora sostenibile questa situazione»?, si domanda il numero uno della Camera di commercio. «Le ipotesi macroeconomiche più consolidate parlano di attenuazione della crescita, ma pur sempre di crescita: nell'assunto di fondo che non vi sia, come ovviamente ci auguriamo, alcuna escalation bellica - ribadisce -.

Nonostante queste incertezze, rincuora il fatto che le imprese non sono passive, ma già stanno introducendo comportamenti adattivi sul piano degli approvvigionamenti, diversificando per quanto possibile le fonti».

Ultimo aggiornamento: 10:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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