Medico in pensione ora volontario accusa gli operatori no-Vax: «Meglio se cambiate mestiere»

Lunedì 26 Aprile 2021 di Mauro Favaro
Roberto Simonetti, medico in pensione ora volontario
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TREVISO - Ho ricevuto tanto dalla medicina. E ora mi sembra giusto restituire qualcosa come volontario per superare l'emergenza coronavirus». Roberto Simonetti, 71 anni, medico di famiglia in pensione, parla dai tavoli delle anamnesi nel centro vaccinale del bocciodromo di Villorba. Dopo aver raggiunto il limite d'età, ha lasciato il suo studio di Spresiano. Ma non ha mai appeso il camice al chiodo. Nei mesi più duri dell'epidemia, nel marzo e nel novembre dell'anno scorso, ha sostituito due colleghi. E da un paio di settimane è impegnato come volontario nei centri allestiti dall'Usl tra i medici che ricostruiscono la storica clinica dei cittadini che devono vaccinarsi contro il Covid, scegliendo il siero più indicato.
Dottor Simonetti, come procede l'attività?
«C'è una fiducia crescente nel vaccino. I rifiuti sono casi isolati. Personalmente ho avuto due persone che hanno rifiutato AstraZeneca. Volevano un altro tipo. Se non ci sono controindicazioni, però, si fa AstraZeneca. Alla fine hanno firmato il rifiuto e se ne sono andati. Ma con la maggior parte dei cittadini si parla e si discute in modo tranquillo. E poi si fidano della scelta del medico».
Da una parte lei lavora come volontario e dall'altra i sindacati dei medici di famiglia hanno appena annunciato che non continueranno a vaccinare contro il Covid dopo essere tornati ai ferri corti con l'Usl. Come vede questa situazione?
«Nella nostra categoria ci sono persone che si impegnano molto e ci sono alcune figure minori che sfuggono e che fanno in modo che poi la risposta non sia adeguata. Ma non bisogna accusare il sistema in generale: si deve intervenire su ciò che non funziona».
Nella tre giorni di vaccinazioni a domicilio la scorsa settimana, i medici di famiglia hanno vaccinato 3.811 persone. Compresi 3.292 anziani con più di 80 anni su circa 4.500. Si poteva fare di più?
«E' chiaro che se tutti avessero fatto il loro dovere sarebbero stati di più. Ma i numeri tutto sommato sono buoni. Il vero problema è che davanti a questa epidemia c'è stato un fallimento, per certi aspetti, di tutta la medicina. E in particolare di quella di famiglia».
In che senso?
«I medici di famiglia sono stati in prima linea. Ma tra la prima e la seconda ondata, nell'estate dell'anno scorso, si dovevano organizzare le cose un po' meglio, a partire dal funzionamento degli ambulatori. Ciò non è avvenuto. E la seconda ondata è stata peggiore della prima».
Alcuni medici dicono che il percorso previsto per le cure domiciliari non era adeguato. Ha visto il caso Szumski?
«Ho segnalato il suo comportamento all'Ordine dei medici già nel marzo dell'anno scorso. Non è possibile annunciare pubblicamente delle cure indicando nomi e cognomi dei farmaci. Così diventa insostenibile. Anch'io ho prescritto l'idrossiclorochina. In certe situazioni lo farei ancora. Ci sono tanti medici che lo fanno. Ma annunciare cure al vento in un momento di emergenza non ha senso. L'Ordine dei medici, però, non ha nemmeno risposto».
E cosa pensa dei medici che non vogliono vaccinarsi contro il Covid?
«Se non c'è un valido motivo, come un problema di salute, dovrebbero semplicemente cambiare mestiere».

 

Ultimo aggiornamento: 09:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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