Creator e youtuber, il trevigiano Andrea Lorenzon e i «Cartoni morti», parodia sulla vita

Giovedì 1 Febbraio 2024 di Alfredo Baggio
Creator e youtuber, il trevigiano Andrea Lorenzon e i «Cartoni morti», parodia sulla vita

TREVISO - «Sono morti perché sono il contrario di animati, perché sono cartoni diversi». “Cartoni Morti”, nome d’arte di Andrea Lorenzon, 34 anni, creator e youtuber con quasi un milione e mezzo di iscritti, nato a Portogruaro ma residente a Treviso dal 2018, racconta il mondo attraverso una raffinata ironia. La sia è una commistione felicissima tra cultura pop, tradizioni locali (riferimenti al Veneto e al Friuli non mancano) e una delicata sensibilizzazione su numerosissime tematiche. Dalle origini, nel 2017, con i primi video parodia di cartoni animati e serie televisive famose, come Dragon Ball oppure il Trono di Spade, fino ad arrivare ai video che trattano questioni spinose, come immigrazione, politica, sanità pubblica e tanto altro ancora. Per esempio, sulla scia della tragedia di Giulia Cecchettin, tra gli ultimi video pubblicati ce n’è uno che insegna a riconoscere le relazioni pericolose con la leggerezza che solamente “Cartoni Morti” ha saputo fare propria senza scadere nel cattivo gusto. Un linguaggio a immagini animate che riesce così a raggiungere il cuore dei giovani invitandoli, tra una risata e l’altra, anche a riflettere.


Da qualche anno si è dedicato anche alla realizzazione di divertenti documentari sulle città italiane e uno dei primi è stato proprio su Treviso.
«Sì e tra poco ne uscirà un altro sempre su Treviso. Per me fare i documentari è un po’ un pretesto per uscire di casa, perché con Cartoni Morti non ho gran bisogno di spostarmi. Treviso è la città in cui abito da più di 5 anni e penso sia un luogo molto carino. Io sono una persona ordinata e mi piace una città bella, ordinata e piena di verde. Per questo l’ho scelta dopo Portogruaro. Cerco di fare da guida alla città storica, andando oltre il solito format da travel blog. Sono video per cui studio molto e che mi prendono molto tempo, però alle persone sembrano piacere. Mi è capitato due volte qui a Treviso di vedere dei turisti che cercavano di orientarsi in città utilizzando il mio documentario». I suoi cartoni animati sono diventati subito, come si dice in gergo tecnico, “virali”.


Ma come è iniziata questa passione per l’animazione?
«Sono su YouTube da quando ho 16 anni e già in principio avevo la sensazione che si potesse avere un lavoro su questa piattaforma. L’idea iniziale era di fare il regista e l’attore, ma sapevo che quello che piace a me non piace alle produzioni e ho iniziato da solo con qualche cortometraggio. Mi sono fermato a 22 anni con l’intenzione di spostarmi sul teatro, ma poi ho capito che non c’era futuro e così, nel 2017, ho creato “Cartoni Morti” che ha avuto subito un grande successo».


Adesso però molti video sul suo canale sono frutto di importanti collaborazioni.
«Era l’idea di partenza. Pensavo inizialmente di tirare su un piccolo pubblico per poi vendermi come creatore di video pubblicitari, ma non ne ho avuto bisogno. I video hanno avuto successo e ho potuto pensare con calma a come muovermi. Qual è il segreto di tanto successo? Lo studio. Per fare ironia con senso si fa fatica e il lavoro alle spalle di ogni video è tanto, specialmente per i documentari. I cartoni ci metto in media 3 giorni a crearli, ma qualcuno mi ha preso quasi un mese. Adesso sono alle prese con il nuovo documentario su Treviso e due nuovi cartoni, uno satirico -uscito ieri- e uno divulgativo».


Pensa di voler riprovare con il mondo del cinema?
«Sì, ma in modo indipendente, perché non mi piace come si lavora per il cinema in Italia. In questo paese escono in media 190 titoli all’anno, ma qualcuno sa dove finiscano? Tanti creano solamente per mettersi in tasca i fondi e andare a casa, io invece avrei piacere di mettermi in gioco e fare qualcosa di originale».


Da documentarista, qualche consiglio per chi arriva per la prima volta a Treviso?
«Di sicuro un giro in centro, dalla Gigia e dai Nanetti. Poi io ho il mio baretto di fiducia a cui ho insegnato a fare lo spritz che mi piace, ovvero Campari e Cynar. Poi visitare tutti gli scorci principali, da vicolo Barberia ai Buranelli. Magari anche una fettina di musetto con il cren al Bottegon».

Ultimo aggiornamento: 13:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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