L'appello del vescovo Tomasi: «Fidatevi dei medici, vaccinate i vostri figli. Un anno fa stavamo peggio»

Giovedì 16 Dicembre 2021 di Paolo Calia
Il vescovo Tomasi

TREVISO - «Fidatevi e fate il vaccino. E fatelo anche ai bambini». Il vescovo Michele Tomasi approfitta degli auguri di Natale per aiutare a capire, ad avere fiducia. L’Usl ha aperto alla vaccinazione per la fascia d’età dai 5 agli 11 anni. Le prenotazioni sono partite non senza qualche sacca di timore e scetticismo. Ingiustificato. E monsignor Tomasi ribadisce alcuni concetti, indica la via per superare mesi a dir poco complicati. E si sforza di infondere coraggio.
Monsignor Tomasi, l’Usl invita a vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni, ma qualche genitore ha dei timori.
«Delle autorità sanitarie mi fido. Fanno parte della nostra comunità, lavorano per i nostri interessi, per affrontare i problemi di tutti e non certo per altro. E quindi invito tutti, appunto, a fidarsi».
Le prenotazioni stanno arrivando, ma serve qualcosa di più.
«Il nostro sistema ha affidato alle autorità sanitarie la responsabilità di dirci cosa fare. E se loro mi dicono che una cura è sicura oltre che necessaria, che non c’è alcuna evidenza che dimostri il contrario e che, anzi, i benefici sono chiari, io mi fido. E invito tutti a farlo. E quindi mi associo all’appello a vaccinarsi e a vaccinare i bambini».
Si sta chiudendo un anno complicato.
«Non è stato semplice. Ma ricordo che lo scorso anno, di questi tempi, si stata solo iniziando a parlare di vaccinazione e la situazione era oggettivamente più critica. Oggi ci sono i vaccini ed è una notizia eccezionale. Ancora però non possiamo vivere liberamente le nostre relazioni come in passato. Per questo dobbiamo avere forza e, a maggior ragione, prenderci ancora più cura degli altri».
Questo 2021 ha accentuato il conflitto sociale tra chi è vaccinato e chi invece si proclama no vax. Si è creata una profonda frattura.
«Per prima cosa cerchiamo di non esacerbare ulteriormente queste divisioni. La discussione va ricondotta a toni più ragionevoli. Tra chi non si vuole vaccinare ci sono tanti che hanno solo paura: queste persone vanno ascoltate e accolte. La separazione ideologica non va ulteriormente alimentata. Non c’è bisogno accendere altri conflitti».
Però da parte di alcune frange di no vax si sono visti atteggiamenti violenti, minacce arrivate a personaggi pubblici e giornalisti.
«Gli atti di violenza, le intimidazioni non vanno mai giustificate. In alcun modo. Così come non è mai accettabile l’aggressione anche verbale al giornalista che fa una domanda o indicare pubblicamente dove abita un politico. Per limitare tutto questo ci sono le forze dell’ordine». 
Molta tensione viene alimentata dall’uso sbagliato dei social.
Purtroppo viviamo una bolla fatta anche dai social che possono veicolare informazioni sbagliate. Lo strumento per rispondere è dato dalla buona informazione, dalla lotta alle false notizie contrapponendo quelle serie».
Al di là del Covid, come sono stati questi due anni passati nella Marca?
«Per me essere qui è un regalo inaspettato. È bello esserci. Questa è una realtà viva, dove la chiesa è ben strutturata e la gente abituata ad affrontare le questioni per risolverle. Forse bisogna fare ancora più squadra. Questo territorio ha le capacità economiche e culturali per accogliere senza sentire il bisogno di chiudersi».
Questa provincia in cosa deve ancora migliorare?
«Noto che si stanno diluendo i rapporti di comunità. Ma è un fenomeno generale, che non capita solo qui. Siamo poi sempre meno capaci di essere in sintonia con i giovani. Come comunità cristiana dobbiamo lavorare su questo. E la questione ambientale, un aspetto importante su cui concentrarsi». 
La Diocesi ha messo a disposizione lo strumento del micro-credito, una forma di aiuto e solidarietà.
«Siamo partiti con un fondo di 550mila euro ricavato dall’otto per mille. Abbiamo aiutato 246 famiglie e 29 piccole aziende. Un aiuto concreto, per contribuire a pagare le pendenze di chi era in difficoltà. Abbiamo constatato una grande dignità anche nei momenti più difficili. Le richieste si sono sempre limitate esattamente alle cifre di cui c’era bisogno. In tanti le hanno restituite anche se non era richiesto, rimettendole così a disposizione del fondo per aiutare altre persone. Un bel gesto».
Chi vi ha chiesto aiuto?
«Famiglie, non solo straniere ma tante italiane: chi aveva bisogno di un aiuto per l’affitto, chi per saldare alcuni conti. Poi tanti lavoratori che attraversavano un momento di difficoltà».
Dando uno sguardo alla città: è ancora in piedi il progetto di riqualificare piazza Duomo togliendo il parcheggio?
«Per noi è ancora una scelta valida.

Abbiamo cominciato a parlarne due anni fa, eravamo molto favorevoli a proseguire. Poi, anche per via del Covid, tutto si è fermato. Treviso è una città meravigliosa che, come tutte, ha bisogno di interventi. C’è sempre più necessità di spazi per le relazioni tra le persone e questa piazza sarebbe un luogo ideale. Le auto sono belle, ma sono anche ingombranti. Non escludo che, a breve, torneremo a parlare dell’argomento».

Ultimo aggiornamento: 17:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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