Metà dei contagiati hanno meno di 20 anni. I giovani: «Vaccinateci subito»

Martedì 25 Maggio 2021 di Mauro Favaro
Metà dei contagiati hanno meno di 20 anni. I giovani: «Vaccinateci subito»

TREVISO Il coronavirus oggi si fa strada tra i giovani. Oltre il 45% dei contagi emersi nell'ultima settimana hanno riguardato ragazzi con meno di 20 anni. E la percentuale si alza fino a quasi il 75% del totale se si prendono in considerazione i trevigiani fino a 39 anni.

Inevitabile: gli under 20, e più in generale anche gli under 40, da una parte sono quelli più esposti tra incontri e ritrovi e dall'altra rappresentano la fetta di popolazione non ancora raggiunta dalla campagna vaccinale anti-Covid. Davanti a questi numeri la richiesta che si alza dal mondo della scuola è sempre più netta: «Vacciniamo tutti i ragazzi il prima possibile». Parole in linea con quelle pronunciate da Carmela Palumbo, direttore generale dell'ufficio scolastico del Veneto: «È indispensabile vaccinare gli studenti per settembre». Una presa di posizione condivisa anche dai sindacati. «Se si riuscirà a vaccinare i ragazzi entro l'estate, sarà possibile iniziare il nuovo anno scolastico effettivamente in sicurezza scandisce Giuseppe Morgante della Uil-Scuola il tutto ovviamente sulla base delle evidenze scientifiche in merito al rischio di effetti collaterali. Una cosa è certa: se la scuola è più sicura, lo è anche tutta la società». 


LE FASCE D'ETA'

I numeri assoluti non lasciano margini di interpretazione. Nell'ultima settimana nella Marca sono emersi 299 nuovi contagi da coronavirus. Nello specifico, sono stati colpiti 135 giovani con meno di 20 anni: 51 tra zero e quindici anni e addirittura 84 tra i 16 e i 19 anni. Questi ultimi rappresentano da soli quasi il 30% del totale dei contagi settimanali. Non è un dettaglio: i giovani tra i 16 e 19 anni sono quelli che secondo l'attuale piano vaccinale possono già essere immunizzati con il siero Pfizer. Il quadro degli under 40 è completato da 39 contagi tra i ventenni e da altri 49 tra i trentenni (29,4% del totale). Le cose cambiano salendo sopra i quarant'anni. I nati dal 1981 in giù (quindi 1980, 1979 e così via) hanno già potuto prenotare la propria vaccinazione anti-Covid. E continuano a farlo. La differenza si vede. Tra i trevigiani tra i 40 e i 49 anni nell'ultima settimana sono emersi 34 contagi (11,3% del totale). Tra i cinquantenni si scende a 26 (8,6%). Tra i cittadini tra i 60 e i 69 anni si contano solo 10 casi (3,3%). Mentre sopra i 70 anni i contagi sono quasi spariti. Si arriva appena al 2% del totale. Nell'ultima settimana ce ne sono stati 6 tra i trevigiani tra i 70 e i 79 anni. E zero sopra gli 80 anni. 


L'EFFICACIA NEI NUMERI

«È l'ulteriore conferma che i vaccini funzionano: nelle classi d'età che hanno raggiunto una copertura di almeno il 65%, considerata come soglia per l'immunità di gregge, sono rimasti davvero pochi casi spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca il virus continua a circolare. E in questo momento si diffonde soprattutto tra i giovani, che poi danno vita a dei focolai nell'ambito delle rispettive famiglie». Non a caso i livelli di copertura vaccinale ricalcano in negativo l'andamento dei contagi dell'ultima settimana. È già stato vaccinato il 21% dei quarantenni (si punta ad arrivare al 68% entro il 16 giugno). Il 41,4% dei cinquantenni. Il 75,2% dei sessantenni. L'87% dei settantenni. E il 90,7% dei trevigiani con più di 80 anni. Da metà giugno in poi la campagna vaccinale dovrebbe essere aperta indistintamente a tutti gli under 40. Si partirà anche con le iniezioni dedicate ai ragazzi? Si vorrebbe, ma non è scontato. L'Usl è pronta a far funzionare fino a mezzanotte i centri dell'ex Maber di Villorba e del palasport di Ponte di Piave. «Per intercettare i giovani anche prima che vadano in discoteca», dicono. Sono 40mila i ragazzi tra i 16 e i 19 anni residenti nella Marca. Circa 4.500 sono già stati vaccinati tra le categorie fragili. Per il resto dipenderà dalla disponibilità di vaccini. «Facciamo quello che ci viene indicato dalla Regione e dall'Istituto superiore di sanità conclude Benazzi senza un numero sufficiente di vaccini, però, diventa difficile organizzare qualsiasi programma dedicato». 

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