Insulti e sberle in faccia all'anziana: il questore chiude il bar

Giovedì 16 Luglio 2020 di Serena De Salvador
Il cartello di chiusura affisso sulla serranda del bar Da Orazio
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TREVISO - «Nonostante la chiusura ho ancora paura». A parlare è l'anziana vittima della brutale e ingiustificata aggressione, che insieme a una sfilza di segnalazioni alle forze dell'ordine e una serie di episodi molesti commessi da clienti per lo più pregiudicati hanno comportato la sospensione temporanea della licenza nei confronti del bar da Orazio. Il locale al civico 28 di via Luigi Gasparinetti, a Santa Maria del Rovere, dovrà tenere la serranda abbassata per cinque giorni a partire da ieri, mercoledì 15 luglio. Lo farà in realtà fino al 20 luglio compreso, come certifica un cartello affisso dalla proprietà che annuncia un periodo di ferie proprio in questi giorni. Il provvedimento di chiusura è stato notificato martedì al titolare da parte della Divisione di polizia amministrativa della questura trevigiana ed è scaturito al termine di una lunga serie di accertamenti. Il proprietario però non ci sta e si difende: «Non è corretto accanirsi sui gestori, siamo già alla fame».

I CONTROLLI
Nei mesi scorsi, già prima dell'emergenza Coronavirus, il bar è stato ripetutamente oggetto di segnalazioni al 113 da parte di diversi residenti, che lamentavano frequenti episodi di disturbo della quiete pubblica, comportamenti fastidiosi e aggressivi da parte di alcuni clienti abituali e situazioni di degrado tali da far considerare il locale un luogo di potenziale pericolosità sociale. Per questo gli agenti hanno eseguito numerosi pattugliamenti, monitorando attentamente gli afflussi di avventori anche negli ultimi due mesi, in corrispondenza della riapertura dopo l'allerta sanitaria.

L'AGGRESSIONE
Proprio nella serata del primo giorno di ripresa dell'attività, lunedì 18 maggio, si è verificato un episodio che ha avuto un peso determinante nella decisione del questore di applicare l'articolo 100 del Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza. Una donna di 73 anni, che vive a pochi passi dal bar da Orazio, è stata vittima di un'aggressione da parte di uno sconosciuto. Pochi minuti prima delle 20 l'anziana stava rientrando a casa quando si era vista raggiungere da un uomo, poi descritto come straniero e visibilmente ubriaco. Questi l'aveva pesantemente insultata rifilandole poi alcuni ceffoni in viso che le avevano procurato una ferita al sopracciglio, medicata al pronto soccorso e che le è valsa una prognosi di una settimana. La malcapitata era stata soccorsa dai figli mentre l'aggressore riusciva a dileguarsi prima dell'arrivo della polizia. Il motivo dell'attacco non è mai stato chiarito. Secondo la vittima, che pure aveva segnalato talvolta le situazioni di degrado in prossimità del bar, si sarebbe potuto trattare di una vera e propria spedizione punitiva originata dal fatto di essere ritenuta colei che poco prima aveva richiesto l'intervento della polizia, fatto peraltro smentito da lei stessa. Quel lunedì sera tuttavia diverse altre chiamate hanno spinto la questura a imprimere una stretta ai controlli che nelle settimane successive hanno confermato come il locale fosse diventato punto di ritrovo fisso per numerosi pregiudicati, anche dal corposo curriculum criminale. I volti noti alle forze dell'ordine e l'aggressione alla 73enne hanno così portato il questore a firmare la sospensione della licenza di vendita di alimenti e bevande.

LA VITTIMA
«Quella sera mi ha puntato, raggiunto e sferrato un primo forte colpo dritto in faccia, tramortendomi. Si muoveva come un pugile, non sono neanche riuscita a reagire o a scappare, né a chiedere aiuto». Nonostante i due mesi passati dall'aggressione è ancora molto spaventata la 73enne presa a schiaffi e pugni da un avventore del Bar da Orazio, proprio davanti alla sua abitazione da cui a più riprese ha dovuto assistere agli atteggiamenti molesti di diversi avventori. «Non escludo che quel bruto, ubriaco, osse stato mandato avanti dall'intero gruppo che quel lunedì sostava lì da ore aggiunge la donna, forse pensavano che avessi chiamato io il 113 e mi hanno presa di mira. Per giorni mi hanno poi derisa ogni volta che passavo in auto o a piedi. Mi schernivano, specie quando facevano capannello completamente ubriachi».

IL TITOLARE
La questura ha sottolineato come non si tratti di un provvedimento volto a colpire la gestione, ma a interrompere determinate frequentazioni socialmente pericolose. «Non è possibile che le conseguenze ricadano solo su chi lavora ha lamentato il proprietario. Non è giusto, non è colpa nostra. Siamo stremati dopo la chiusura forzata per il Covid e ora questa ennesima mazzata. Non so come andremo avanti».
 
Ultimo aggiornamento: 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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