Andrea Tomat (Lotto): «Ho fatto le scarpe a tanti campioni»

Lunedì 11 Dicembre 2023 di Edoardo Pittalis
Andrea Tomat (Lotto): «Ho fatto le scarpe a tanti campioni»

MONTEBELLUNA - Non è solo moda, la scarpa sportiva ha superato quella che gli addetti chiamano scarpa "civile". Oggi è quasi normale vederla abbinata perfino allo smoking, anche sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia. Costa di meno, resiste all'acqua, rompe la tradizione, un po' come è accaduto per i jeans. «Viene usata tutti i giorni ed è progettata con questa funzione e in una situazione sempre più informale», dice Andrea Tomat, udinese, 66 anni, leader della Lotto di Montebelluna. Montebelluna è da oltre un secolo capitale della scarpa sportiva e dello scarpone da sci. All'alba del Novecento i calzolai a Montebelluna erano 200 e ci fu lavoro per tutti quando, con la Grande Guerra, sul fronte che passava da queste parti ci fu un'enorme richiesta di scarpe resistenti per alpini e per fanti. A guerra finita gli abitanti portarono i loro prodotti in Austria e Svizzera, mentre nasceva il turismo da montagna. Poi finalmente il miracolo economico e un turismo che diventa di massa. Montebelluna è la capitale mondiale dello scarpone da sci, grazie anche alla spinta dei successi della "valanga azzurra" di Gustav Thoeni e Piero Gros. Le aziende americane vengono qui a produrre e portano nuove idee e tecnologia. Montebelluna diventa nel 1973 il paese col più alto reddito d'Europa. Ed è allora che la famiglia Caberlotto studia l'invenzione dell'americano Lange che fa scarpe da sci in poliuretano e coglie al volo l'occasione di fabbricare scarpe iniettate col marchio Lotto, in contemporanea con la Nordica di Vaccari.

Le due aziende segnano l'evoluzione, superano l'inventore: mentre quello adotta un sistema che funziona a colata, loro lavorano a iniezione e conquistano il mercato mondiale. La famiglia Caberlotto è troppo numerosa e rischia di dividersi e questo non aiuta a vincere in un settore che ha troppi giganti. Così arriva una multinazionale americana che acquista e diventa capofila di un progetto. Uno dei tre fratelli, cinquant'anni fa, lascia il lavoro in banca e decide di partire con le calzature da tennis, sport che sta diventando sempre più popolare grazie a personaggi come Borg e Panatta. È la nascita della Lotto il cui primo successo è ingaggiare come testimonial il numero uno del tennis mondiale, l'australiano John Newcomb, baffoni pop, guascone, amato dal pubblico femminile. Lotto diventa un marchio internazionale con quello che viene ancora chiamato "modello 1973" e sbarca negli USA, dove intercetta il fenomeno Jackie Sorensen la prima praticante di fitness. È in questa fase che nella storia della Lotto entra Andrea Tomat.


Cosa ci fa un friulano nella capitale della scarpa sportiva?
«Vengo dalla famiglia di un ferroviere, quella di papà Riciotti e mamma Ines, mio fratello Claudio è più grande di 14 anni. La passione per l'economia mi ha portato da Udine a Venezia, a Ca' Foscari sono stato tra i primi a laurearmi in Economia aziendale. Lavoravo a Milano in una multinazionale americana, mia moglie che è di Montebelluna mi ha fatto conoscere Gianni Caberlotto con i fratelli Sergio e Alberto e ho deciso di lavorare per il loro mercato estero. Ci siamo inventati il nome "Stadio" per la nuova scarpa da calcio, l'inizio è stato entusiasmante e anche un po' fortunato: ho proposto il modello alla Juventus e il primo a indossarlo è stato il russo Zavarov. Le hanno usate in una partita in cui non si vedeva niente per la nebbia, ma le nostre scarpe erano le uniche che spiccavano in campo e in tv grazie al materiale che riflette. Da quel momento la Stadio è diventata l'icona della Lotto nel calcio. Uno dei primissimi testimoni è stato Dino Zoff, campione del mondo nel 1982. Poi ho portato la Navratilova, Becker nella semifinale di Italia 90 la Lotto aveva sei giocatori in campo, tra loro anche Aldo Serena, nato e cresciuto proprio a Montebelluna».


Poi per la Lotto diventa molto di più di un grande promotore?
«"Nel 1992 mi chiedono di gestire le calzature civili, accetto e compro la Stonefly. Ma già nel 2000 l'azienda attraversava un momento di difficoltà anche per la morte di Giovanni uno dei fondatori, così mi sono fatto avanti per l'acquisizione della Lotto. Per crescere e trovare un posizionamento ancora più importante a livello mondiale, l'operazione è stata perfezionata con un fondo americano. E ci siamo riusciti: abbiamo brevettato nel 2006 la prima scarpa nel mondo del calcio senza lacci, una sorta di calzino che si indossa. Tessuto in poliestere spalmato con poliuretano. I grandi del tennis hanno giocato tutti con noi, da Djokovic a Federer, da Berrettini a Medvedev, alla tennista tunisina Ons Jabeur la prima donna araba a giocare a livelli altissimi. Nel calcio abbiamo avuto Shevchenko e Gullit C'è stato un momento in cui avevamo otto squadre in serie A: Torino, Juventus, Napoli, Ascoli, Udinese, Fiorentina, Palermo, il Milan della Champions. Ora abbiamo il Monza».


Ogni anno, nelle dieci aziende esterne della Lotto, si fabbricano 5 milioni di paia di scarpe. La sede col centro ricerca e sviluppo e la linea montaggio, 160 dipendenti, è a Trevignano, nel distretto di Montebelluna. La Lotto esporta in 120 paesi, una rete che genera vendite al dettaglio per centinaia di milioni di dollari.
Qual è stato il momento più difficile?

«L'epoca del Covid è stata una sfida veramente importante, chiudere tutto, mantenere una minima attività, sapere che c'erano dipendenti, fornitori, clienti e che eri al centro di un processo imprevedibile. C'è stata una sorta di glaciazione, tutto si è fermato. Venivamo da una fase di grande cambiamento, anche dall'avvento digitale, e c'era stata la crisi americana del 2008, la terza dopo le Torri Gemelle. Senza dimenticare le guerre, dall'Ucraina alla crisi di Gaza».


E le cose migliori?
«È stata una vita fortunata per molti versi, ho conosciuto persone eccezionali, a incominciare da Giovanni Caberlotto che per me è stato un maestro. Ho vissuto l'epoca dei grandi campioni dello sport che "giocavano" tutti per noi, da Becker a Arrigo Sacchi che era di Fusignano e prima vendeva scarpe. E Andrea Gaudenzi che è stato vicinissimo a vincere la Davis nel '98. In occasione dei 50 anni della Lotto le testimonianze di affetto sono state commoventi, Pato Aguilera ha pianto perché ci eravamo ricordati di lui».


La situazione del mercato oggi?
«C'è stata una crescita dagli anni '80 in poi, si vendono sempre più scarpe sportive. In questo momento il mercato fa un po' di fatica. I cicli di espansione e contrazione post Covid devono ancora trovare bilanciamento. I consumi sono meno esuberanti, ma bisogna tenere conto anche dell'inflazione, dell'aumento dell'energia e del costo del denaro. Le famiglie rimandano gli acquisti, c'è un clima di aspettativa».

Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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