Chiude l'ospedale Covid, a Trecenta si ritorna agli altri tipi di ricovero

Martedì 18 Maggio 2021 di Francesco Campi
L'ospedale di Trecenta non è più riservato agli ammalati di Covid

ROVIGO - L’ospedale di Trecenta da ieri non è più solo un Covid hospital. A dare l’annuncio dell’importante passaggio organizzativo, ma che non è solo tale, trattandosi di un concreto segnale di netto miglioramento della situazione epidemiologica, è stata l’Ulss Polesana che ha spiegato come siano stati riattivati 26 posti letto dell’Area medica “non Covid”, con i primi quattro pazienti ricoverati già in mattinata.
«Nelle altre unità operative, dedicate ai pazienti Covid - si spiega - i posti occupati si stanno via via disattivando in linea con l’andamento epidemiologico».


VIA ANCHE AD ADRIA
Oltre a questo, sempre da ieri sono tornati alla piena operatività ordinaria anche le aree della Chirurgia di Adria che erano state utilizzate per ospitare l’ospedale di comunità Covid, dove mercoledì scorso rimanevano quattro pazienti, per i quali è scattato il trasferimento all’ospedale di comunità Covid di Trecenta. In particolare, nell’ala sud del primo piano sono stati riassegnati 17 posti letto all’Ortopedia e alla Riabilitazione, mentre nell’ala nord sono stati nuovamente messi a disposizione 23 posti letto per la Chirurgia generale e l’Urologia.
Tutto questo è possibile grazie alla ormai evidente ritirata del virus, confermata anche dai dati del bollettino epidemico di ieri, che riportava appena tre nuovi casi, due dei quali in persone già in isolamento preventivo, a fronte di 22 guarigioni.

Il tutto mentre l’incidenza scende a 1,39% e i polesani attualmente positivi si riducono a 446. Fra i guariti, anche l’operatore della casa di riposo all’interno della Casa di cura città di Rovigo, così che nell’ambito della residenzialità restano cinque positività, quelle di tre ospiti della Residenza San Salvatore di Ficarolo, quella di un operatore di Villa Tamerici di Porto Viro e quella di un operatore di Villa Agopian di Corbola. Restando al fronte ospedaliero, ieri i pazienti Covid totali sono scesi a 19, con sempre un solo paziente in Terapia intensiva al San Luca, altri 17 a Trecenta fra Area medica Covid e Terapia semintensiva pneumologica, e un ulteriore paziente in Malattie infettive a Rovigo.


L’ESCALATION
Numeri che ben spiegano il perché della decisione di far ritornare, seppur in parte, all’attività ordinaria anche l’ospedale di Trecenta. Il San Luca, che aveva riaperto i battenti della Terapia intensiva Covid il 4 settembre, dopo che il 4 giugno di un anno fa tutti i reparti Covid erano rimasti vuoti. Era l’inizio della seconda ondata, segnata dal focolaio alla Casa di cura di Porto Viro. Le cose sono poi precipitate nel giro di un mese, tanto che il 2 novembre al San Luca erano stati bloccati i ricoveri nell’Area medica “non Covid” e sospese tutte le attività chirurgiche, così come il Pronto soccorso era tornato a essere Punto di primo soccorso. Da allora sono passati più di sette mesi, durante i quali l’ospedale di Trecenta ha svolto ininterrottamente il proprio ruolo di baluardo polesano contro il Covid, arrivando, fra dicembre e gennaio, a sfiorare il livello quattro di saturazione dei posti letto, con l’apertura di un’Area medica Covid all’ospedale di Adria per fronteggiare la “marea montante”. Ora, due ondate dopo, il quadro è nettamente diverso. Come, del resto, lo era un anno fa, dopo che si era esaurita la prima ondata.


Purtroppo, sul fronte dei vaccini anche in Polesine, come mediamente in tutta Italia, domenica è stata una giornata con bassi numeri. Le inoculazioni sono state appena 966, grazie alle quali le somministrazioni totali sono arrivate a 124.893, delle quali 85.186 di prime dosi, 38.454 di seconde e 1.253 del monodose J&J. Nonostante il rallentamento, fra già vaccinati e prenotati, al 16 di giugno risulteranno vaccinati l’88% dei settantenni, l’81% dei sessantenni, il 65% dei cinquantenni e il 47% dei quarantenni.

Ultimo aggiornamento: 07:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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