Non sopporta più l'attesa, paziente dà in escandescenza: calci e pugni agli infermieri. Pronto soccorso bloccato

Venerdì 25 Giugno 2021 di Francesco Campi
Caos in pronto soccorso

PORTO VIRO - A dover essere soccorso è stato un infermiere soccorritore, aggredito da un uomo che aveva accompagnato al pronto soccorso di Porto Viro la propria compagna. Spazientito per l'attesa a suo dire troppo lunga, dopo aver fatto volare offese e minacce, è passato così alle botte, mulinando calci, schiaffi e pugni all'indirizzo dell'operatore sanitario appena rientrato con l'ambulanza per il trasporto di una delle otto persone rimaste ferite nell'incidente che si era appena verificato in Romea: un tamponamento a catena fra cinque auto nel tratto che attraversa Rosolina, all'altezza del supermercato Iperlando.

AMBULANZE BLOCCATE
Visto l'elevato numero di persone da trasportare al pronto soccorso, le tre ambulanze di Porto Viro avrebbero dovuto fare almeno un doppio viaggio ciascuna, ma la folle aggressione ha paralizzato l'operatività del presidio ospedaliero, costringendo il 118, mentre era ancora in corso l'operazione di soccorso, classificata con codice rosso, a dover chiedere l'intervento delle ambulanze da Adria.

Questo solo per sottolineare le conseguenze della condotta folle oltre che violenta dell'aggressore. Secondo il racconto di alcuni dei presenti, di fronte alle rimostranze dell'uomo che chiedeva che la compagna fosse visitata, il soccorritore avrebbe spiegato che era impegnato in un'operazione di soccorso con codice rosso. «Vedi, ha detto che non gliene frega un...», avrebbe allora detto la donna, scatenando la reazione del compagno.

CHIAMATA AL 112
L'infermiere, seppur appena trentenne, ha già alle spalle una buona esperienza, ma si è trovato di fronte a qualcosa di imprevisto. Onorando la divisa che aveva addosso, non ha minimamente reagito, ma vista la violenza dell'altro, è stato costretto a rifugiarsi all'interno del pronto soccorso. Questo, però, ha impedito al soccorritore di continuare a svolgere il proprio servizio e ha di fatto paralizzato a lungo l'intero pronto soccorso per quasi un'ora. Sul posto è stato chiesto l'intervento dei carabinieri, che sono subito accorsi. Al loro arrivo l'uomo si era già allontanato, ma è stato comunque individuato ed identificato.
Le indagini per chiarire i dettagli di quanto accaduto, con la raccolta delle testimonianze dei presenti e anche la visione di un filmato ripreso con un cellulare, sono ancora in corso perché è al vaglio l'intero svolgersi dei fatti per meglio inquadrare la condotta dell'uomo. Fra l'altro le percosse ricevute dall'infermiere hanno lasciato il segno: un labbro spaccato e vistosi ematomi, che gli sono valsi una prognosi di venti giorni, così come riportata nel referto stilato dai colleghi.

I PRECEDENTI
Di aggressioni al personale sanitario, purtroppo, è piena anche la cronaca recente. Molte sono dovute allo stato di ubriachezza in cui versano i pazienti accompagnati al pronto soccorso. Senza andare troppo indietro nel tempo, è successo anche una ventina di giorni fa, quando la polizia, dopo essere intervenuta attorno alle 22.30 in viale porta Adige a Rovigo per la segnalazione di un 55enne molesto, aveva chiesto il supporto del Suem, ma era stata poi costretta a intervenire due ore più tardi al pronto soccorso dove l'uomo stava seminando scompiglio, sbraitando e spintonando chi tentasse di avvicinarlo. A ottobre, un altro fatto increscioso, portato alla luce dalla Fp Cgil: un paziente, arrivato al pronto soccorso di Rovigo dopo un incidente stradale, durante gli accertamenti in Radiologia si è scagliato contro medico, infermiere e Oss, offendendoli, rivolgendo minacce di morte, aggredendoli fisicamente e arrivando anche a contaminarli volontariamente con il proprio sangue. Il 26 novembre del 2019, nell'ambulatorio del servizio continuità assistenziale di Lendinara, un altro episodio, anche se non si era trattato di botte bensì di un tentativo di bacio. Vittima una giovane dottoressa che mentre stava per eseguire un'iniezione a un 47enne paziente di origini marocchine, era stata afferrata per una spalla e strattonata dall'uomo che tirandola a sé con tutto il peso del corpo, aveva tentato di baciarla sulla bocca. Non riuscendovi, perché la dottoressa era riuscita a divincolarsi. Per questo fatto il 47enne proprio il 10 giugno scorso è stato condannato a una pena di due anni di reclusione. Nel 2018, invece, erano state tristemente frequenti le aggressioni nei confronti del personale ospedaliero, ben tre nel giro di pochi mesi. A gennaio un'infermiera del san Luca era stata malmenata da un paziente nordafricano, rimediando lesioni giudicate guaribili con una prognosi di 10 giorni. A giugno, sempre all'ospedale di Trecenta, il parente di una paziente ricoverata, per un presunto malinteso sulle dimissioni, ha dato in escandescenze e oltre a mettersi a urlare contro tutto e tutti, prendendosela con medici e infermieri, ha strattonato e spintonato una dottoressa. Un caso simile, a marzo, al pronto soccorso dell'ospedale di Rovigo, quando la vittima di un'aggressione, con tanto di minacce di morte, era stata un'infermiera.
 

Ultimo aggiornamento: 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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