Fuga dal Polesine: persi quasi diciannovemila abitanti

Lunedì 4 Novembre 2019 di Francesco Campi
Fuga dal Polesine: persi quasi diciannovemila abitanti
1
ROVIGO - Dal 1981 il Polesine ha perso ben 18.571 abitanti. Come se in meno di quarant’anni fosse scomparsa l’intera popolazione della città di Adria. Una cifra che fa riflettere e che evidenzia come il Polesine, con la sua sempre più elevata età media e sempre minore natalità, si stia spopolando a una velocità spaventosa. A inizio anni 80, infatti, il Polesine aveva 253.508 residenti, al 1. gennaio 2019 234.937. E questo non solo per la bilancia demografica negativa, ma anche per la scarsa attrattività del territorio. Perché il crollo della natalità è diffuso in tutto il Paese e anche nel resto del Veneto, dove il dato aggiornato al 2017 attesta che le nascite sono in diminuzione da un decennio. Come spiega l’Ufficio statistica regionale, «per il decimo anno consecutivo diminuiscono le nascite in Veneto: nel 2017 sono 36.596, in calo del 25% rispetto al 2008 e per l’ultimo anno si stimano oltre mille nati in meno  rispetto al 2017. La fase di declino della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008 sembra aver assunto caratteristiche strutturali. Il calo ha a che fare con diversi fattori. Uno di questi è strutturale e riguarda l’assottigliarsi del contingente delle potenziali madri (meno 104mila negli ultimi 10 anni). Un altro fattore incidente sulla flessione delle nascite è la diminuzione del numero medio di figli che ciascuna donna mette al mondo: in Veneto si passa da 1,49 figli per donna nel 2008 a 1,36 nel 2018, valore più elevato rispetto al dato medio nazionale (1,32), ma comunque non florido. È un fenomeno critico che pone l’Italia, assieme ai Paesi del Sud d’Europa, tra i Paesi europei a più bassa fecondità. In Europa, dove in media nascono 1,59 figli per donna, si ha una situazione diversificata in cui Francia, Svezia e Irlanda sono i Paesi più prolifici. Contribuisce all’abbassamento della natalità anche lo spostamento della maternità verso età più avanzate: oggi in Veneto, così come in Italia, mediamente una donna partorisce a 32 anni, un anno più tardi rispetto al 2008».
Tuttavia, nonostante il calo delle nascite, nel resto del Veneto non si è avuto un crollo della popolazione così come in Polesine e questo perché ci sono i trasferimenti. «Dopo il periodo di crisi iniziato nel 2008 che ha visto ridursi il numero di persone che si stabiliscono nella nostra regione, oggi il Veneto sembra essere tornato attrattivo, sia per chi viene dall’estero che per chi proviene dalle alle altre regioni italiane. I flussi in ingresso dall’estero riguardano quasi esclusivamente stranieri (nel 2017 sono 25.478 contro 3.804 italiani); si tratta di trasferimenti in ripresa negli ultimi due anni dopo il declino succedutosi al boom di registrazioni del 2007 (54.145 persone, effetto anche dell’allargamento dell’Unione europea alla Romania e della regolarizzazione dell’anno precedente). La provincia più attrattiva per gli stranieri è Treviso (5.577 nuovi ingressi), seguita da Venezia (4.873) e Verona (4.754)».
Questo non vale per il Polesine che è in valore assoluto la provincia che guadagna di meno anche su questo fronte. Nel 2017, infatti, a fronte di 1.498 nati e 3.097 morti, sono arrivati 5.638 nuovi residenti da altri comuni e 995 dall’estero, a fronte di 6.700 persone che si sono trasferite altrove in Italia e 522 che se ne sono andati all’estero. Così il calo è stato di 2.188 residenti a fronte di una riduzione complessiva del Veneto di 2.492. Ovvero, a tirare decisamente verso il basso la bilancia demografica regionale è proprio la provincia di Rovigo. La vicina Padova, per esempio, fa registrare un aumento di 466 residenti, mentre Verona di 1.264 e Treviso addirittura di 1.448. L’unica altra provincia con un forte calo è Vicenza, con meno 1.878, mentre Belluno si ferma a meno 881 e Venezia a meno 723.
Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci