Svuotano di notte uno scolo con le reti, bracconieri pizzicati dai forestali: sequestrati 250 chili di pesce a rischio

Lunedì 21 Febbraio 2022 di F. C.
Il vano di carico del furgone con la cassa dei pesci finiti sotto sequestro e distrutti

PORTO TOLLE -  Hanno pescato per tutta la notte in un canale di scolo utilizzando un gommoncino e delle reti di tipo barracuda, tirando su circa 250 chili di pesce, perlopiù carpe, carassi, amur e breme.

Poi hanno stipato tutto su un furgoncino e sono patriti, venendo perfò fermati dai carabinieri forestali delle stazioni di Adria e Porto Tolle, che dopo averli osservati li hanno “aspettati al varco”, fermandoli sulla Statale Romea.

Dal controllo è emerso che i documenti di tracciabilità che accompagnavano il pesce riportavano un luogo di cattura diverso da quello che era stato accertato invece dai militari, appostati per tutto il tempo della battuta di pesca, dalle 10 di sera alle 4 di mattina, proprio lungo lo scolo di bonifica. Questo ha fatto scattare la contestazione di una sanzione di 1.500 euro nei confronti dei due pescatori romenI che si trovavano a bordo del furgone ed ha spinto i carabinieri a prelevare dei campioni dell’acqua dello scolo per richiedere all’Istituto Zooprofilattico specifiche analisi per la ricerca della salmonella, nonché approfondimenti analitici conoscitivi sull’l’eventuale presenza di concentrazioni superiori ai valori massimi consentiti di pesticidi e metalli.

Inoltre, hanno costatato che il trasporto del pescato stava avvenendo in condizioni di scarsa igiene, perché tutto era ammassato nel cassone del furgoncino: i pesci in un cassone sporco, il battello pneumatico sgonfio ed infangato, un paio di remi, stivali alti e due bidoni pieni di reti, anche questi tutti ricoperti di fango. Un quadro sufficiente a convincere il veterinario dell’Ulss 5 Polesana, chiamato sul posto per valutare la sanità del pesce, a disporne la distruzione. Questo ha portato i militari a contestare una ulteriore sanzione amministrativa di 500 euro.

L’attenzione dei  forestali polesani sul fenomeno dei cosiddetti “predoni del Po”, resta sempre altissima, anche dopo la maxinchiesta sul bracconaggio ittico culminata il 23 agosto del 2020 con l'operazione “Gold River”, con la quale è stata disarticolata una banda di predoni, che aveva messo in piedi una vera e propria attività organizzata di bracconaggio ittico in fiumi, canali e laghi di mezza Italia, e di commercializzazione illegale di quanto pescato altrettanto illegalmente, immesso sul mercato in barba a tutte le norme igieniche e di tracciamento previste.

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