L'Europa propone nuovi limiti alla pesca nel Delta

Lunedì 26 Novembre 2018 di Francesco Campi
L'Europa propone nuovi limiti alla pesca nel Delta
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ROVIGO - Si terrà oggi a Roma al Ministero dell'Ambiente il vertice sulla definizione del Sic, il Sito di interesse comunitario marino nelle acque  territoriali dell'Adriatico settentrionale. La mancata attivazione di questa aree di protezione ha fatto sì che l'Italia, dall'inizio del 2016, si trovi in procedura di pre-infrazione da parte della Commissione Europea. A febbraio è arrivato un sollecito e il Ministero dell'Ambiente ha sollecitato le tre Regioni interessate, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, prese in contropiede dalla richiesta urgente di delimitare questa area. Il problema è rappresentato dal fatto che il problema legato alla Sic marina è la sua sostenibilità socio-economica, perché comporterebbe limitazioni se non addirittura un impedimento della pesca nelle zone delimitate.
 
PROPOSTE IN CAMPOOggi il sottosegretario alle politiche agricole alimentari, forestali, con delega alla pesca, Franco Manzato, già assessore all'Agricoltura di Zaia nella scorsa Giunta regionale, proporrà un nuovo rinvio, almeno fino a marzo. Un modo per far calmare le acque e cercare di trovare una linea comune fra le tre regioni e i Ministeri, in modo da contrattare poi con Bruxelles.
PROPOSTE REGIONALIL'idea è di trovare una forma di protezione diversa dalla Sic, ma che consenta di raggiungere gli obiettivi che si propone la Rete Natura 200, di cui le Sic marine dovrebbero rappresentare il completamento. In particolare, l'area marina protetta nell'Alto Adriatico è stata promossa per la protezione di delfini e tartarughe marine. L'Ispra nel 2017 ha condotto un'analisi «per identificare delle macroaree di attenzione per la presenza  significativa di specie vulnerabili quali tartarughe marine e tursiopi. Tali macroaree dovrebbero essere prese in considerazione dalle Regioni come punto di partenza per identificare i nuovi Sic marini, anche sulla base di eventuali evidenze scientifiche integrative raccolte a livello locale».
Nel precedente incontro del 7 novembre, sempre a Roma, il parlamentare leghista Lorenzo Viviani, eletto in Liguria e componente della Commissione agricoltura, biologo marino e interessato al tema per la sua attività di pesca prima di quella politica, si è detto perplesso del Sic per i tursiopi, specie notoriamente mobile e opportunista. L'Emilia Romagna ha chiesto che da subito si parli delle misure di conservazione perché le marinerie non daranno mai il loro benestare per una area di protezione dentro la quale non si sa come andare ad operare. Il Veneto, invece, sembra puntare su una Sic molto ridotta e priva di vincoli per la pesca. Il punto, di divergenza fra le due Regioni sembra essere nel fatto che, una volta istituito un Sic, diventa poi molto difficile se non impossibile rimuoverlo. E al tempo stesso è, almeno per il momento, impossibile avere garanzie sulla mancanza di vincoli alle attività di prelievo ittico. Le misure di conservazione, infatti, saranno decise solo dopo la sua istituzione, che avrà come corredo il perimetro e le specie da tutelare e basta. Del resto sarebbe un controsenso quello di istituire un Sic che non produce alcuna misura di conservazione.
RISCHIO DI NUOVI LIMITIAppena il Sic sarà istituito si dovranno effettuare le valutazioni di incidenza sulle attività che verranno svolte all'interno dell'area. Quindi le Regioni, titolari della gestione del Sic, dovranno dichiarare che le attività che vi si svolgono: prelievo sabbia per i ripascimenti, pesca, trasporti e altro non hanno incidenza negativa sui delfini e le tartarughe marine. Come minimo ci sarà un ulteriore aggravio burocratico. Non è ancora chiaro se la richiesta di Bruxelles è di istituire un Sic o quella di tutelare meglio le due specie. Su questa ambivalenza si giocherà tutta la trattativa. L'Italia, intanto, si giocherà la carta del rinvio, per il momento fino a marzo.
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