Iras salvato con dei tagli sui lavoratori: ecco le ipotesi sul tavolo

Giovedì 16 Giugno 2022 di Francesco Campi
I sindacati di fronte la Prefettura

ROVIGO - Per il futuro di Casa Serena due sembrano le strade: o la dismissione da parte dell'Iras con lo stralcio della convenzione e il ritorno al Comune della struttura e un arroccamento a San Bortolo, con lo spostamento di 35 posti accreditati dei 100 in capo a Casa Serena con una riduzione del personale, o la costituzione di una società, esterna e privata, nella quale far transitare i contratti dei lavoratori, producendo un risparmio sul personale per un graduale rientro del debito. Nella prima ipotesi rientrano in gioco ipotetici nuovi servizi nell'ambito dei finanziamenti del Pnrr, con una partita di sponda con l'Ulss, nonché il capitolo dell'edilizia residenziale per anziani autosufficienti, con il coinvolgimento dell'Ater.

Le due strade sono state prospettare nell'incontro in Prefettura, chiesto dai sindacati nello stato di agitazione che perdura. Ora, però, il quadro sembra più chiaro, il sindaco Edoardo Gaffeo e il commissario dell'Iras Ezio Zanon sembrano essere vicini alla chiusura della vicenda. Di fronte al prefetto Clemente di Nuzzo, al prefetto vicario Rosa Correale, Gaffeo e Zanon hanno delineato queste due strade come quelle che si stanno valutando, con una consulenza tecnico-finanziaria che nel giro di qualche settimana valuterà i due possibili piani industriali, ai segretari di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Davide Benazzo, Franco Maisto e Cristiano Pavarin e alle Rsu dell'Iras. All'incontro era presente anche il direttore dei Servizi socio sanitari dell'Ulss, Marcello Mazzo.

DELUSIONE
I sindacalisti, che prima dell'incontro hanno dato vita a una manifestazione davanti alla Prefettura sotto lo slogan "Basta balletti, vogliamo soluzioni", non si dimostrano molto soddisfatti delle soluzioni prospettate, padella o brace, anche se si tratta di due scenari già configurati in questi ultimi mesi. «Purtroppo - sottolinea Benazzo - siamo di fronte a una situazione frutto del fallimento della politica degli ultimi vent'anni. La colpa non è di chi si trova in questo momento a rappresentare Comune e Iras, che anzi al tavolo hanno affrontato in modo chiaro la situazione. Tuttavia entrambe le soluzioni prospettate sono a perdere: da una parte la dismissione del servizio e gli esuberi, che ancora non si sa quanti potranno essere, o quello che ritengo il male peggiore, l'impoverimento di tutti i contratti. Non è una scelta che ci viene posta in questo momento, ma la privatizzazione dei rapporti di lavoro è inaccettabile». Per Pavarin «il sindacato non può ancora esprimere un parere, perché rivendichiamo con forza il diritto, dopo due anni di chiacchiere, di avere un testo scritto con numeri chiari come base di confronto, che ancora non c'è. Questa volta, però, l'incontro ha avuto una concretezza maggiore e ritengo sia un punto di partenza importante. Ovviamente la mobilitazione continua perché le due soluzioni prospettate sono problematiche. Quella di trasformare i contratti e risparmiare sulla pelle dei lavoratori è inaccettabile. Ma c'è da fare anche un ragionamento sulla città e sul futuro di una struttura come Casa Serena». Maisto rimarca come l'incontro «è stato fortemente voluto dalle parti sindacali per avere un confronto chiaro da parte di sindaco e commissario regionale. Non si poteva più pensare di sentire tali rappresentanti istituzionali in sedi separate e spesso con posizioni lontane e contrastanti. Purtroppo ne usciamo dopo una disamina di oltre due ore, coordinata dal prefetto, con una forte amarezza: secondo il piano industriale illustrato sulla carta per la prima volta in sei anni, le vie sono due ed entrambe prevedono la cessazione dei servizi a Casa Serena. Un punto di partenza non coerente con i servizi di cui la città necessita e che ci pone di fronte allo scenario di dover trovare le risorse poi per mantenere i servizi pubblici con la struttura di San Bortolo. Crediamo che si possa e si debba fare di più, per questo saremo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori dell'Iras».

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