Green pass promosso nei locali pubblici: «Dobbiamo vaccinarci tutti»

Sabato 7 Agosto 2021 di Nicola Astolfi
Controllo del Green pass sui telefonini

ROVIGO - Mentre la situazione è cambiata poco o nulla dove si lavora solo o quasi nei dehors, il green pass per pranzare o cenare all’interno dei ristoranti ha già prodotto i primi effetti, negativi per alcuni, nella giornata di partenza dell’obbligo di presentare la certificazione. Se la spinta alla vaccinazione innescata dal decreto legge pubblicato il 23 luglio è nei numeri della campagna vaccinale, ai tavoli può succedere il contrario: se quelli all’esterno sono già tutti prenotati, quelli all’interno rischiano di restare vuoti. È quanto raccontava ieri, mentre i clienti vaccinati e soddisfatti (dal pranzo) uscivano dal suo ristorante, il titolare del Prosciuttiamo, Daniele Rossi: «Ne mandiamo via tanti ancora senza vaccino: fosse stato come giovedì (ultimo giorno senza l’obbligo del green pass, ndr), ora per la serata avrei già il tutto esaurito, dentro e fuori». E invece? Alle 14.30 la situazione in vista del venerdì sera era questa: «Fuori non c’è più posto, dentro vuoto». I titolari Daniele e Olvia hanno ricordato anche che «siamo tutti vaccinati da 2 mesi: siamo stati il primo ristorante a Rovigo e in precedenza non abbiamo avuto alcun caso di contagio, neanche nelle nostre famiglie. O siamo stati fortunati, o è stata l’attenzione alle misure di distanziamento, sanificazione e prevenzione per fronteggiare l’emergenza e continuare a esercitare l’attività in sicurezza». Daniele ha aggiunto: «La soluzione per me sarebbe stata l’obbligo vaccinale per tutti. Nel tempo ci si arriverà, ma intanto ti fanno perdere un sacco di soldi: adesso pesa di più, dopo un anno e mezzo di stop e dopo essersi già adattati a sostenere più costi in sicurezza, e minori ricavi dai tavoli tolti per garantire il distanziamento».

IL MALE MINORE

Nella categoria dei ristoratori la morale del green pass diventa quindi “meglio il green pass obbligatorio e i vaccini che dover richiudere ancora una volta”. Ma tra loro c’è di nuovo la sensazione di essere lasciati soli, nell’incombenza di gestire le certificazioni dei clienti. Le nuove misure chiedono di posizionarsi all’ingresso del proprio locale, con tablet o smartphone dove è stata scaricata VerificaC19, l’applicazione di verifica nazionale per controllare l’autenticità e la validità delle certificazioni. Poi, però, non tutti completano la verifica confrontando i dati anagrafici con quelli di un documento d’identità. La normativa è chiara, ma alcuni si giustificano dicendo: “Non siamo mica dei controllori”, oppure: “Ci sono già abbastanza invasioni della privacy in tutte queste misure”. Alla Tavernetta Dante, invece, non ci sono perplessità sulla privacy né su altri aspetti della normativa: «È presto per vedere che effetti avrà il green pass, ma se questa misura è utile a non chiudere, non ci sono perplessità», spiegano Simone Fortuna ed Ermenegildo Munaro. «Poi il controllo con l’app è immediato e funziona bene», aggiunge Simone. Ermenegildo ricorda, tuttavia, che ci sono clienti che chiedono: “Perché mi chiede un documento?”, oppure: “Perché il numero di telefono?”, necessario a tracciare i contatti: «Noi siamo pronti a dare ogni spiegazione e pure una mascherina a chi dice che l’ha dimenticata in auto», conclude Ermenegildo.

PLATEATICI PIENI

Tra chi lavora solo con i dehors, la differenza da quando c’è il green pass è una: «I cartelli da esporre all’ingresso», racconta a La Boutique Stefano Bonvento. E in autunno, quando caleranno le temperature? «Nessuno sa cosa succederà: speriamo sia un autunno mite», risponde al bar Dal moro Massimo Ferrarese. Intanto con la bella stagione e le consumazioni all’esterno e al bancone senza obbligo di green pass, al Caffè Nazionale per Aser Portesan «c’è chi fa apparire la certificazione verde come un problema. Ma adesso non lo è. E poi, ora che arriva l’autunno, faranno in tempo a cambiare tutto».
A metà giornata al New San Marco tutte le consumazioni erano state fatte all’esterno e così l’app VerificaC19 non era stata utilizzata, mentre a L’Antico Coghetto solo una volta, e Paolo Valentini commentava: «Ben venga l’obbligo del green pass se serve a evitare un terzo lockdown, che sarebbe la morte per tante attività. Noi facciamo un ulteriore sforzo per i controlli. Perché con la variante Delta non si scherza». «Posso immaginare la situazione di ristoranti e pizzerie senza spazi esterni: noi non abbiamo posti a sedere all’interno - diceva Marco Cardin del Bar Venezze - ma non trovo giusto scaricare i controlli sui gestori: il nostro mestiere è attirare i clienti, non allontanarli».
 

Ultimo aggiornamento: 09:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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