Sospese le visite negli ospedali e pazienti Covid in attesa al Pronto soccorso

Giovedì 17 Dicembre 2020 di Francesco Campi
Un reparto di Terapia Intensiva

IL BOLLETTINO - Difficile vedere qualche spiraglio di luce nei numeri che, mutando di ora in ora, disegnano anche per il Polesine un quadro a tinte fosche all’interno di una cornice veneta ancora più nera, tanto da portare, ieri, per la prima volta, il presidente Luca Zaia a invocare misure più severe. Il numero di positivi cresce e cresce anche la pressione sugli ospedali. Al punto che, nel continuo ricambio di degenti Covid, ieri mattina, ci sono stati dei momenti nei quali le ambulanze non sapevano più dove accompagnare i pazienti positivi e tre sono stati lasciati in un’area del pronto soccorso, in attesa che si liberassero posti o che si arrivasse all’apertura di ulteriori “petali” del San Luca, così come sono chiamati i blocchi da 25 posti letto dell’Area medica e semintensiva del San Luca. 
REPARTI PIENI
Nel pomeriggio di martedì, infatti, i ricoverati al quarto piano dell’ospedale di Trecenta avevano occupato tutti i cento posti letto disponibili. L’attivazione di ulteriori posti letto, al terzo piano, dove fino a un mese fa c’era il reparto di Medicina e che ora è vuoto e ha una capacità di altri 100 posti letto, porta con sé un problema di personale. In Polesine, infatti, i posti letto non sembrano mancare, a differenza della forza lavoro, perché un così alto numero di degenti Covid, su due distinti piani, richiede altro personale, rendendo quindi necessario sospendere ulteriormente altre fette dell’attività ordinaria. 
Ieri, alle 15, erano 122 i pazienti Covid ricoverati, uno in meno rispetto a 24 ore prima: 99 in Area non critica al San Luca, per il trasferimento di un paziente in Terapia intensiva, dove infatti i ricoverati sono saliti a 12. Questo anche perché ai sei degenti che sono migliorati e sono stati dimessi dall’Area medica, ne hanno fatto riscontro altrettanti che erano in isolamento domiciliare e, invece, sono peggiorati e hanno avuto necessità di ricovero. Uno dei degenti, invece, è risultato negativizzato, mentre fra i nuovi ingressi c’è quello di una 65enne altopolesana che si è presentata al pronto soccorso con sintomi significativi. Otto, invece, i ricoverati in Malattie infettive a Rovigo e tre nella Psichiatria di Adria. 
SITUAZIONE DIFFICILE
La difficile situazione ha portato ieri alla decisione di sospendere tutte le visite ai degenti negli ospedali di Rovigo e Adria così come nelle tre case di cura private di Porto Viro, Santa Maria Maddalena e Rovigo. Il tutto, spiega l’Ulss 5, «salvo specifiche autorizzazioni fornite dai direttori di unità. In relazione alla specificità di ogni unità, il relativo direttore concorderà con i familiari delle modalità di comunicazione alternative, ad esempio tramite l’uso di telefono o supporti digitali». 
Fra la notte e la mattina di ieri, intanto, si sono spenti un 84enne residente in un comune altopolesano che era ricoverato nel reparto di Malattie infettive all’ospedale di Rovigo e una 79enne bassopolesana, ricoverata nell’Area medica e semintensiva dell’ospedale di Trecenta. Arrivano così a 139 i residenti in Polesine morti da inizio epidemia. Il tutto mentre nuovi contagi emersi in provincia sono tornati in tripla cifra, 137, per poco meno di due terzi controbilanciate dalle guarigioni accertate, 83, con il numero totale dei contagi da inizio epidemia che raggiunge quota 5.743, pari al 2,50% dei polesani, praticamente uno ogni 40, mentre il totale dei guariti supera quota 3mila, 3.023. 
NUOVI CONTAGI
L’incidenza resta alta per gli standard polesani, pur inferiori a quelli regionali e nazionali: negli ultimi sette giorni è pari al 6,27%. Il numero dei polesani attualmente positivi è 2.581, mentre sono 3.062 quelli in isolamento domiciliare. Nuovi amari record destinati a venire infranti dal crescere del contagio. Preoccupa soprattutto il fronte delle case di riposo. Anche ieri sono emersi nuovi contagi, di un secondo operatore della Casa del Sorriso di Badia Polesine e di altri quattro ospiti e un operatore della Casa Albergo di Lendinara, il focolaio più vasto mai registrato in Polesine, che attualmente conta 104 ospiti e 33 operatori positivi. Delle 20 strutture residenziali per anziani del Polesine, 16 hanno almeno un caso, 8 ne hanno fra i propri ospiti. Sono 239 in questo momento gli ospiti positivi, oltre un decimo del totale. Senza contare le 24 suore contagiate nella Casa Madre Dolores di Rovigo. Per avere un idea della differenza rispetto alla prima ondata, al 29 maggio erano risultati contagiati 15 ospiti e 16 operatori in tutte le Rsa, mentre le situazioni più difficili erano state nell’ambito della disabilità con i focolai alla Casa Sacra Famiglia di Fratta, dove ora il secondo focolaio si sta spegnendo, con due soli ospiti ancora positivi, e agli Istituti Polesani di Ficarolo.
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