FRATTA POLESINE - Il Calzaturificio Callegari di Fratta Polesine, distrutto nelle settimane scorse da un furioso incendio, ha riaperto i battenti. Una bella notizia per la cinquantina di dipendenti, proprio in prossimità della Pasqua. L'altro giorno, lo Studio Mazzetto con sede a Villanova del Ghebbo e Rovigo, che segue gli aspetti amministrativi dell'azienda, ha ospitato i dipendenti dello storico calzaturificio, spiegando le modalità della ripresa di lavoro.
TURNI A ROTAZIONE
In pratica, da aprile si è iniziato con turni a rotazione. Questo per evitare che ci siano lavoratori in cassa integrazione e altri no. La scelta del capannone dove ripartire ha preso in contropiede tutti: c'era chi ipotizzava le più ovvie delle aree, Villanova del Ghebbo in primis, oppure Lendinara o Fratta Polesine. Invece la famiglia Callegari ha optato per Rovigo.
NUOVA SEDE
Il capannone, che sarà solamente provvisorio per circa due-tre mesi, si trova nell'area industriale dietro al centro commerciale 13, dalle parti dell'ex Mozzicosauro. La proprietà è di un imprenditore che lavora come terzista per il calzaturificio di Fratta. Dunque, a nemmeno un mese dallo spaventoso incendio che ha devastato il calzaturificio di via Argine Scortico a Ramedello, frazione di Fratta, si ritorna a parlare finalmente di lavoro.
«Da quello che mi è stato comunicato dal consulente di lavoro Ruggero Mazzetto saranno effettuati dei turni a rotazione» spiega Federica Franceschi, segretaria generale della Filctem-Cgil, che assieme ad Andrea Saggioro, responsabile del settore tessile-calzaturiero per l'area altopolesana, sta seguendo i dipendenti iscritti al sindacato. «Per salvaguardare le grandi competenze ed esperienze maturate sul campo - continua la sindacalista - tutti lavoreranno, anche se sono previste delle rotazioni, in quanto il fabbricato scelto non può contenere tutti i quaranta operai.
IL ROGO
Era il 10 marzo scorso, quando nel pomeriggio si sviluppò un rogo che distrusse magazzino, calzaturificio, abitazione dei titolari, Luigino Callegari e la moglie Franca, parte dell'abitazione di uno dei due figli, Marco. Sulle cause di questo incredibile incendio nessuno ancora si sbilancia. Da allora sono stati comunque fatti passi da gigante. Enrico Rigolin, segretario della Femca-Cisl Padova-Rovigo, si dice un rammaricato per non essere stato coinvolto dalla proprietà nelle scelte della sede di lavoro. «Ho saputo tutto solamente grazie al commercialista e ai dipendenti, ma sarei stato felice se anche i titolari ci avessero coinvolti come sindacati - osserva - Da quello che ho saputo, gli operai lavoreranno a turno una settimana a testa. All'inizio era stato chiesto un doppio turno di lavoro. Mi è stato riferito che il capannone non è tanto grande e quindi non ci possono stare tutti».
L'ATTREZZATURA
Anche a livello di macchinari la Callegari al momento non è stata in grado di avere tutta la dotazione al completo, ma essere riusciti a tornare a lavorare, giusto tre giorni prima di Pasqua, a sole tre settimane dall'incendio, è a dir poco un miracolo, oltre che una bella sorpresa per tutti i dipendenti. E chissà che per celebrare gli 85 anni di attività dell'azienda non si possa procedere all'inaugurazione del nuovo capannone.