ROVIGO - Una frase di Giorgia Meloni sulla ricorrenza delle Fosse Ardeatine ha creato polemiche legate all'antifascismo. E seppure di tipo diverso, una scelta muove un attrito anche a Rovigo con l'antifascismo che si mischia questa volta alla cultura.
Nodo del contendere è l'immagine che è stata adottata per la mostra su Virgilio Milani a palazzo Roncale, aperta venerdì.
LA DENUNCIA
Le accuse su tale decisione dell'organizzazione della mostra vengono dalla sezione polesana dell'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna (Aicvas) e il bersaglio è la curatrice Alessia Vedova. Secondo l'associazione la scelta è «improvvida» sia perché non vi sarebbero in tale figura «i valori democratici e di libertà che devono ispirare gli eventi culturali», sia sotto «il profilo artistico» perché il volto scolpito non si trova per esempio nel catalogo dell'esposizione al museo dei Grandi fiumi, sempre a Rovigo, del 2004, curata da Lucio Scardino e Vittorio Sgarbi. E per l'Aicvas è «impossibile che una tale immagine, ritenuta oggi così significativa nella produzione di Milani, fosse sfuggita all'attenzione di Paolo Gioli, curatore delle opere» che affermava che «i nudi e le teste di quello che è rimasto sono le uniche opere valide di Virgilio Milani. Opere eseguite soltanto per il misterioso e semplice desiderio del fare. Qui si esprime senza le rovine delle cosiddette committenze urbane e religiose».
La scultura di Tolomei è proprio un'opera su committenza, sottolinea l'Aicvas, e «il tentativo di Alessia Vedova di nobilitare questa scultura, eseguita attenendosi ai desiderata dei committenti, e lo sforzo di far assurgere Tolomei a "emblema di tutti i combattenti caduti in nome di un ideale", risultano di un'assoluta gravità».
LA REPLICA
Chiamata in causa, la curatrice Vedova spiega che la scelta nasce solo da questioni artistiche, senza alcun sottofondo politico. «Quella di Tolomei è un'immagine visiva, iconica forte. È antiretorica, completamente vera e si discosta dal tipo delle altre sculture, come la contadina nuda, per esempio. Dimostra la capacità espressiva di Milani».
Tale volto si trova sulla tomba fatta nel 1940 al cimitero di Rovigo per il polesano morto nel 1938 a 25 anni, voluta dai suoi amici, con il busto del legionario sostenuto da un pilastrino. È una «effige dai lineamenti di una purezza e di una cristallinità di matrice classica quasi attica» nella quale Milani «mostra anche nell'arte funeraria la capacità di essere innovatore. Nella tomba Caniato si vedono gli stilemi del secessionismo alla Klimt, nella tomba Giandoso una Pietà, nella tomba Bistolfi una donna angelica. Con Tolomei, Milani recupera la classicità del volto atemporale racchiusa nelle erme greche e romane, posto in un tempietto che richiama appunto l'architettura funeraria delle erme».
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