Non è solo il Veneto dei campanili, un libro (e 400 immagini) per scoprirne l'evoluzione

Martedì 8 Gennaio 2019 di Paolo Francesconi
Piazzola sul Brenta
Duri a venir giù, i campanili veneti. Anche il test del 16 dicembre, piccolo finchè si vuole (26 Comuni di cinque province, 83.000 abitanti), di cose ne ha dette: metà dei votanti al referendum consultivo sulla fusione con i comuni vicini, si è schierata per il Sì, metà ha rifiutato. Dei 10 nuovi enti possibili ne nasceranno solo cinque (in sospeso c'è Valbrenta). Un No che ha respinto la lusinga della botta di incentivi economici previsti per le aggregazioni e la concreta prospettiva di economie di scala, servizi migliori, risparmi.
LE RESISTENZE
Dove ha prevalso il No, ha vinto l'identità paesana, il localismo. Strano in un mondo globalizzato, sempre più connesso? Per niente. Come ha osservato Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale «il campanilismo qui è radicato». Se ne deve concludere che il campanile resterà alla fine la dimensione preferita del sentire veneto? Per niente. La rotta delle aggregazioni è comunque segnata. E non si arresta nelle organizzazioni imprenditoriali, sociali, nei servizi pubblici. In sede locale, a tentare di costruire una visione diversa ci sta provando un originale progetto culturale realizzato dal Rotary Club di Cittadella, col sostegno della Regione, rivolto a 13 Comuni di quella fetta centrale del Veneto che oggi chiamiamo Alta padovana di nord ovest (ma che lo storico Sante Bortolami definiva, allargandola, Ultra Brenta) e che si allunga verso Castelfranco, il vicentino e il bassanese. Uno sforzo duplice: individuare e sottolineare gli elementi di ciascuna identità comunale e insieme quelli di un'identità sovracomunale, coinvolgendo i cittadini nel vivo di questo processo. Un modello di lettura del territorio esportabile in altre zone, fasce, distretti della regione.
Le coordinate di questo progetto sono tracciate da uno splendido libro (Il Passato Presente edizioni Biblos di Cittadella, 35 euro) 400 pagine ricche di immagini e cartoline antiche e odierne di ciascuno dei centri dell'Alta padovana, di mappe cartografiche austro-ungariche inedite reperite all'archivio di Stato di Vienna, antichi documenti e stemmi comunali araldici, ricostruzioni storiche affidate a studiosi locali.
MOSTRE ITINERANTI
Oltre al libro il progetto propone una mostra itinerante con gigantografie e installazioni tridimensionali; banner e roll up esposti nei municipi; iniziative varie che hanno finito per stimolare il rilancio di studi, tesi di laurea, ricerche storiche - come quelle sulla sconosciuta pace di Fontaniva del 1147 tra padovani e vicentini - ed archeologiche, vedi la scoperta del sito dell'antico castello di Carturo sulla riva sinistra del Brenta.
«Abbiamo scelto un approccio storico traversale per individuare tre elementi comuni di questo territorio spiega il professor Ugo Silvello, curatore del libro e anima dell'intero progetto L'antica Postumia, la Valsugana, l'asse del Brenta. L'antica Postumia del 148 a.C. è la via consolare che attraversava tutta la pianura Padana, su cui fu impostata la più grande opera di pianificazione del territorio, finora ancora insuperata nell'area, e cioè la centuriazione di Cittadella-Bassano; l'asse nord sud della Valsugana; il fiume Brenta (o la Brenta) risorsa idrica e di energia preziosissima, via di comunicazione e commerci da sempre ritenuta di primaria importanza e nel Medioevo contesa aspramente tra i comuni e le signorie di Padova e Vicenza». 
IL GENIUS LOCI
«Il progetto è un bel tentativo di stanare e imbrigliare il genius loci, quell'insieme di caratteristiche sociali, culturali, architettoniche, di linguaggio e abitudini specifiche dei nostri luoghi sottolinea Stefano Bonaldo, sindaco di Galliera veneta L'idea che si vorrebbe lanciare agli altri Comuni è di accantonare gli elementi territoriali a favore dei denominatori comuni per mettere in gioco dinamiche economiche e sociali più condivise».
Venendo al passato più recente il libro racconta attraverso oltre 400 selezionate immagini gli stessi luoghi, paese per paese, fotografandoli dalle stesse angolature, com'erano ieri e come sono diventate oggi. Ci si imbatte così negli scatti della tessitura geometrica e fitta di filari di viti, gelsi, aceri tra Cittadella e Fontaniva di 60 anni fa, oggi scomparsi a favore di coltivazioni di soia e mais. O nelle riproduzioni della stazione della ferrovia dei Camerini di Piazzola sul Brenta, nata per portare la ghiaia del fiume, vettore e simbolo di un progetto di sviluppo industriale di un'intera area, divenuta oggi un solitario edificio a due passi da un centro servizi. «È un'importante opera di documentazione racconta Lanfranco Lionello, direttore editoriale della Biblos, erede della tradizione tipografica dei Remondini di Bassano del Grappa sull'evoluzione nel tempo dei luoghi, dei paesaggi, dei manufatti e del costume. È anche il tentativo di cercare nuovi modi per raccontare il nostro passato».
LA LEZIONE DI MENEGHELLO
Questo tentativo di dialogo tra passato e presente incrocia e connota il concetto di identità e di municipalità di ogni aggregazione paesana. Il singolo paese con le sue contrade, i capitelli, i nuovi quartieri, le zone industriali e i campanili può essere- e non c'è dubbio alcuno - luogo di identità rassicurante. Luigi Meneghello nel suo libro Piccoli maestri, a proposito dei campanili, scriveva che era innamorato di quei paesi che parevano come di fiaba, così «caduti in mezzo alla campagna, proprio lì dove fuoriesce dalla terra l'asse del mondo, attorno al quale hanno costruito un campanile». È il dilemma della storia: chiudersi dentro o aprirsi al fuori. Un mix di tra timori e bisogno di esplorare i nostri fuori, i nostri al di là.
Insegna molto anche la poco conosciuta storia della Marca gioiosa, dei primi secoli dopo il Mille, quando Treviso, Padova, Vicenza, e Verona chiuse nei loro confini (comuni, terre murate e poi Signorie), per secoli se le son date da orbi in un'infinita sequenza di scontri e carneficine per difendersi dai confinanti, per l'egemonia, per i diritti sulle acque dei fiumi, per piccole sicurezze. Nel libro Il Passato Presente si narra di paesi che da secoli si contendono il fatto che Napoleone sia salito sul castello di Fontaniva o invece su quello di San Pietro in Gu o che la battaglia dell'899 contro gli Ungari sia avvenuta a Cartigliano o a Santa Croce Bigolina. Su questo fronte come non ricordare che anche Napoleone ebbe il suo bel da fare quando, nel primo decennio dell'Ottocento, cercò di aggregare più comuni e, ad esempio, nel 1807, Tombolo e Onara, appena fusi insieme l'anno prima, l'anno dopo, si autoproclamarono indipendenti.
I campanili alla fine sono come gli uomini: alti e piccoli, belli e gelosi delle loro ombre, orgogliosi e teneri insieme.
 
Ultimo aggiornamento: 20:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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