Nel Nordest più di 21mila imprese a rischio di usura

Domenica 19 Luglio 2020
Nel Nordest più di 21mila imprese a rischio di usura
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Nel Nordest 21mila piccole e medie imprese sono a rischio usura, la provincia più colpita è Padova con oltre 3200 aziende. Le scadenze fiscali di luglio potrebbero aggravare la loro situazione.

La Cgia di Mestre lancia l'allarme: sarebbero 240mila le imprese in tutta Italia, poco più di 21mila nel Nordest, che secondo la definizione della normativa europea presentano delle esposizioni bancarie deteriorate. Aziende e partite Iva che risultano essere schedate presso la Centrale dei Rischi della Banca d'Italia come insolventi. Una classificazione che, di fatto, pregiudica, per legge - ricordano gli artigiani mestrini - a questi soggetti economici di accedere ad alcun prestito erogato dalle banche e dalle società finanziarie. E non possono avvalersi nemmeno delle misure agevolate messe in campo recentemente dal Governo con il cosiddetto decreto Liquidità. «Non potendo ricorrere a nessun intermediario finanziario dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo queste Pmi, strutturalmente a corto di liquidità e in grosse difficoltà finanziarie, in questo periodo di carenza di credito rischiano molto più delle altre di scivolare tra le braccia degli strozzini. Riteniamo che per evitare tutto questo sia necessario incentivare il ricorso al Fondo per la prevenzione dell'usura. Uno strumento presente da decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, con scarse risorse economiche a disposizione».

Il Fondo di prevenzione dell'usura, ricorda l'Ufficio studi della Cgia, ha cominciato ad operare nel 1998. Fino al 2018, ai Confidi e alle Fondazioni di tutta Italia lo Stato ha erogato 620 milioni, 430 ai primi e 190 ai secondi. Tali risorse hanno garantito finanziamenti per un importo di circa 2 miliardi. Nel 2018 ai due enti erogatori (Confidi e Fondazioni) sono stati assegnati 19,8 milioni (contro i 26,8 dell'anno prima). Nel 2017 il numero dei beneficiari che ha ottenuto un prestito con l'ausilio del Fondo di prevenzione è stato di soli 2.260 soggetti. Numeri risibili rispetto alla preoccupante dimensione che ha raggiunto l'usura in Italia. «Le segnalazioni all'Autorità giudiziaria afferma il segretario della Cgia Renato Mason continuano ad essere molto poche. Con la depressione economica in corso, anche le forze dell'ordine hanno denunciato molti segnali di avvicinamento delle organizzazioni criminali al mondo dell'imprenditoria. Lo Stato deve intervenire con massicce dosi di liquidità, altrimenti molte imprese cadranno prigioniere di questi fuorilegge. E bisogna cambiare le regole di accesso al credito».

Negli ultimi 10 anni il numero delle denunce per usura registrato a Nordest ha toccato il suo picco massimo nel 2016 (46). Nel 2018 è sceso a 14.

INNESCO PERICOLOSO
Le scadenze fiscali spesso sono l'innesco che porta molte aziende a corto di liquidità ad avvicinare o a essere avvicinate dalle organizzazioni criminali, che possono contare su importanti disponibilità di denaro proveniente da attività illegali. «Dal 16 luglio fino a fine mese ci troveremo di fronte ad un vero e proprio ingorgo fiscale - avverte la Cgia -. A seguito dello slittamento delle scadenze avvenuto nei mesi scorsi a causa del Covid, salvo cambiamenti dell'ultima ora, saranno ben 246 le scadenze fiscali (Irpef, Irap, Ires, Iva, ritenute e contributi Inps) che le aziende saranno chiamate a rispettare. Il 93,5% riguarda versamenti».

Al 31 marzo di quest'anno, il maggior numero di imprese affidate con sofferenze era localizzato al Sud: 80.500, contro le 59.659 del Centro, le 57.325 del Nordovest e le 39.369 del Nordest. Prima regione la Lombardia con 36.024 imprese in sofferenza. In Veneto sono 15.270, 3.772 in Friuli Venezia Giulia e 2.171 in Trentino Alto Adige. A livello provinciale, invece, la situazione più problematica si presenta a Roma con 18.041 imprese in difficoltà. Seguono Milano e Napoli. Prima nel Nordest è Padova.

(m.cr.)
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