Mose, Consorzio svela i suoi conti
Mancano fondi per 221 milioni

Venerdì 4 Marzo 2016 di Paolo Navarro Dina
I lavori per il Mose
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Per la prima volta c’è stata un’ammissione pesante: in passato sono stati commessi tanti errori. I commissari del Consorzio Venezia Nuova (Francesco Ossola, Luigi Magistro e Giuseppe Fiengo) sottolineano: puntiamo sempre più alla trasparenza. Ed è tutto qui il "cuore" del Bilancio 2015 del Cvn, con un utile d’esercizio di poco meno di un milione di euro (970 mila 043) per l’ente concessionario per i lavori del Mose.

Nelle ottanta pagine del documento viene raccontata la "cura dimagrante" di un ente che ha veleggiato negli anni ruggenti o negli anni bui (secondo i punti di vista, ben s’intende) con fior fiore di quattrini in saccoccia. Basti pensare alla voce compensi. Qui il triumvirato ha messo a bilancio complessivamente 703 mila euro (234 mila euro lordi a testa), ma nulla a che vedere con l’ex patron Giovanni Mazzacurati che, quando deteneva le due cariche di presidente e direttore del Cvn, metteva in tasca quasi 1.200 mila euro lordi all’anno. E sempre meno del binomio Mauro Fabris (presidente) e Hermes Redi (direttore) che nel 2014 si dividevano 979.718 e poi nel 2015 il solo Redi, ben 390 mila euro lordi all’anno, fino a settembre 2015, data del riassetto organizzativo e del taglio dei dirigenti.

Il bilancio del Consorzio mette nero su bianco anche la vicenda sulla buonuscita di Giovanni Mazzacurati, quantificata in 7 milioni di euro, dei quali 1 milione 154 mila euro "bloccati" dai commissari nei mesi scorsi. «É stato un atto compiuto nell’interesse del Cvn - ha spiegato ieri uno dei commissari, Luigi Magistro - Stiamo attuando una serie di approfondimenti di natura contabile e giuridica diretti a verificare la sussistenza del predetto debito del Consorzio». I commissari hanno voluto ricordare la battaglia con le imprese consorziate che sono state chiamate a restituire pro-quota al Cvn i mezzi finanziari necessari al suo funzionamento.

I commissari hanno chiesto alle ditte di restituire somme corrisposte per un totale di 33 milioni di euro. Intanto, oltre ai contenziosi, i commissari hanno sottolineato alcuni aspetti che hanno contraddistinto la loro azione. E in questo senso hanno fatto il punto sui lavori al 2015 alle bocche di porto, con gli appalti per le nuove paratoie (Treporti, Lido, Malamocco, Chioggia) e hanno posto l’accento anche sui danni che si sono verificati nel febbraio 2015 con allagamenti alle opere alla bocca di porto di Malamocco; alla conca di navigazione e alla bocca di porto di Chioggia. Infine sul banco degli imputati anche il "Jack-up", il sistema manutenzione delle paratoie, costato 54 milioni di euro, che non ha mai funzionato e che ora è stato spedito a Ravenna per un esame completo delle sue "condizioni di salute". «É bene sottolineare - ha spiegato Magistro - che il Consorzio è passato attraverso una fase di sostanziale "impasse" dovuta all’inchiesta giudiziaria sul Sistema Mose, ma poi nel secondo semestre 2015 sono stati fatti lavori per 168 milioni di euro.

Contiamo di poter concludere il Mose il 30 giugno del 2018. Nel frattempo siamo andando avanti con lo studio della futura gestione delle dighe mobili. Toccherà allo Stato poi stabilire o meno se affidarla a terzi». Infine, il capitolo finanziamenti. A questo proposito Magistro ha segnalato che, a fronte di una spesa stimata di 5 miliardi 493 milioni di euro per il Mose, attualmente ne sono stati stanziati 5 miliardi 272 milioni di cui 4 miliardi e 754 milioni già usati; altri 518 già stanziati, non sono ancora disponibili. All’appello, per chiudere il cerchio, ne mancano 221, non ancora stanziati dallo Stato.
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