Fine vita, maggioranza spaccata e immagini-choc. Ciambetti scrive a Meloni

Dubbi sulla competenza legislativa: il vertice del Ferro Fini scrive a Roma

Mercoledì 1 Novembre 2023 di Alda Vanzan
Stefano Valdegamberi

VENEZIA -  "Cultura della vita contro cultura della morte". E due immagini contrapposte: qui le mani di un anziano amorevolmente tenute da un giovane, lì il letto con le cinghie per l'iniezione letale al condannato. Come se il suicidio medicalmente assistito equivalesse alla pena capitale inflitta da una giuria e non fosse, invece, la scelta cosciente di un malato, pur nell'estensione dei requisiti delineati dalla Corte costituzionale.
È iniziata così la giornata a Palazzo Ferro Fini ed era scontato che, su un tema etico, delicatissimo, i consiglieri regionali del Veneto non potessero che dividersi, con distinguo sia all'interno della maggioranza di centrodestra che della minoranza di centrosinistra. Quello che i più non si aspettavano è stato l'attacco frontale del fronte del no al suicidio assistito capitanato dallo zaiano Stefano Valdegamberi e dai leghisti Nicola Finco e Fabiano Barbisan («Io espulso? Non mi è arrivata comunicazione alcuna»), firmatari di una proposta di legge "per riaffermare la cultura della vita contro quella della morte" e "potenziare gli interventi a favore dei caregiver", un testo presentato ieri assieme al vicepresidente nazionale del Movimento per la vita Pino Morandini e al veronese Alberto Zelgher, dietro alla foto del letto per la pena capitale che ha indignato il leghista Alberto Villanova («Preferisco non commentare») e la zaiana Francesca Scatto («Al centro di tutto deve esserci la dignità delle persone»).

Per non dire del video di un'anziana di 69 anni, allettata da 5, mostrato in diretta social.


LA PRESENTAZIONE
Poi, nel primo pomeriggio, la presentazione nella Quinta commissione presieduta da Sonia Brescacin della proposta di legge di iniziativa popolare: per più di un'ora Matteo Orlando, Laura Parotto, Matteo D'Angelo e Diego Silvestri hanno illustrato il testo sottoscritto da oltre 9mila veneti che altro non fa che applicare, dettando tempi e procedure, la sentenza della Consulta. «Stiamo scrivendo una pagina di storia, vi chiediamo di sedervi dalla parte giusta del diritto», ha detto D'Angelo, ricordando Vittorio Bisso, l'ex consigliere provinciale dei Comunisti Italiani che, affetto da Sla, ha finito la sua vita in Svizzera: «Se si fosse ammalato oggi avrebbe avuto i requisiti che chiedere il suicidio assistito qui, nel suo Paese». Con Silvestri che ha sottolineato: «La vita sempre e comunque no, va rispettato il desiderio di morire».


IL DIBATTITO
Tantissime le domande dei consiglieri ai proponenti in una seduta di commissione inusualmente partecipata non solo dal punto di vista numerico, ma soprattutto per l'interesse dimostrato. Nel dibattito sono emerse le perplessità e i dubbi anche all'interno del centrosinistra, tant'è che Valdegamberi ha ringraziato la dem Anna Maria Bigon, mentre qualcuno si è stupito delle valutazioni della capogruppo del Pd Vanessa Camani sulla «competenza di materia» e sul fatto che se è chiaro perché lo dice la Consulta che il paziente non dovrà pagare il farmaco letale, è invece tutto da capire se la prestazione rientrerà nei Lea o negli extra Lea, i Livelli essenziali di assistenza, e se sarà lo Stato o la Regione ad assicurarne la copertura finanziaria. «Non capisco certe questioni - ha detto Elena Ostanel (VcV) -. Questo testo norma un meccanismo che in Veneto è già operativo».


SCENARI
Su cosa succederà adesso, è tutto da stabilire. La presidente Brescacin ha fissato le tappe: entro domani, 2 novembre, le richieste di audizioni da effettuarsi presumibilmente lunedì 13, quindi la discussione e il voto in aula il 23 o il 24 novembre. Ma si arriverà in aula? Quattro gli scenari che portano a ipotizzare un affossamento della proposta di legge. Il primo è rallentare il più possibile l'iter e in questo i Fratelli d'Italia si sono già mossi: il capogruppo Enoch Soranzo ha presentato richiesta di 14 audizioni in commissione.
Secondo scenario, l'abbinamento del testo con quello presentato ieri da Valdegamberi: «La materia è delicata, va discussa senza timer, impensabile fare tutto entro dicembre», ha detto Finco.
La terza ipotesi è che si voti il non passaggio agli articoli: in pratica il testo verrebbe affossato.
L'ultimo scenario è che lo stop arrivi invece da Roma. Il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, che nel fuori onda a Longarone aveva riferito al governatore Luca Zaia che il testo era «ben fatto» e non poteva essere bloccato, adesso ha deciso di approfondire: ieri ha scritto all'Avvocatura Generale dello Stato, e per conoscenza alla presidenza del Consiglio dei ministri, chiedendo se il fine vita «rientri o meno nella competenza legislativa regionale». «Onde prevenire l'insorgenza di possibili contenziosi anche di livello costituzionale», ha premesso. Cosa dirà Roma? E bisognerà aspettare la risposta prima di procedere?

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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