Coronavirus, quello che preoccupa il Veneto è la Fase 3: scuole riaperte ma con metà studenti, bus su prenotazione

Domenica 26 Aprile 2020
Coronavirus, quello che preoccupa il Veneto è la Fase 3: scuole riaperte ma con metà studenti, bus su prenotazione
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Coronavirus. Magari fossero solo mascherine, guanti e distanziamento sociale: quando verificheremo che l'attesa alla fermata dell'autobus sarà una perdita di tempo perché l'autobus, semivuoto ma impossibilitato a caricare altri passeggeri non si fermerà, allora ci arrenderemo: o torneremo a usare l'auto oppure prenoteremo. Il futuro prossimo per il Tpl, il trasporto pubblico locale, sarà così: pronto, mi serve un posto in corriera per andare da Mestre a Venezia. E siccome l'abbonamento che fino a ieri ci garantiva libertà di movimento - corse a tutte le ore, tutti i giorni, anche più volte al giorno - da domani non darà più le stesse prerogative, ci sentiremo tutti legittimati a chiedere di pagare meno. Per le aziende di trasporto, dopo il tracollo di passeggeri (-95% dal mese di marzo), sarà un altro buco in bilancio da fronteggiare.

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Di questo si è parlato ieri nella teleconferenza convocata dall'assessore ai Trasporti della Regione del Veneto Elisa De Berti prima con le aziende e poi con i sindacati. All'ordine del giorno le linee guida presentate l'altro giorno dal ministro Paola De Micheli, con tutte le novità ma anche i dubbi di una riorganizzazione dettata dall'emergenza sanitaria del coronavirus.

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I FONDI
Il primo tema è la sostenibilità economica del comparto: «Il sistema del trasporto pubblico locale rischia di saltare - dice l'assessore De Berti - Ferro acqua e gomma sono finanziati con 406 milioni del fondo nazionale, con 20 milioni (ma si sta andando verso i 30) di fondi regionali, più gli incassi da biglietti e abbonamenti che in media costituiscono il 50% delle entrate. Nei mesi di marzo e aprile, a fronte di un calo dell'utenza del 95%, c'è stata una riduzione dell'offerta di servizio: -25/30% per i treni, -50% per gli autobus. La stima, se gli utenti torneranno a usare il trasporto pubblico, è di un buco tra i 150 e i 200 milioni per mancata bigliettazione e abbonamenti. È chiaro che nessuna Regione può far fronte a un simile situazione, tanto meno il Veneto dove i ricavi da tariffa sono il 50%, mentre altre Regioni hanno anche l'80% di copertura dal Fondo nazionale». Prospettive? Le Regioni sono riuscite ad avere giovedì scorso un incontro con il ministro De Micheli che, per ora a parole, ha rassicurato: verranno ripristinati i 58 milioni a suo tempo tolti del Fondo nazionale trasporti, ci sarà un fondo ad hoc di 800 milioni che verrà integrato qualora non fosse sufficiente, verranno emessi dei voucher per coloro che non hanno usufruito servizio nei mesi di marzo e aprile, è previsto un contributo per l'acquisto di biciclette a pedalata assistita.

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LA FASE 3
Resta il problema della riorganizzazione del servizio. «Ma non tanto per la Fase 2, quando con la riapertura del manifatturiero avremo 2,8 milioni di lavoratori in tutta Italia di cui 300mila potenziali utenti del Tpl. Il 4 maggio - dice De Berti - è affrontabile. È la fase 3 che ci preoccupa, quando riapriranno le scuole». È già stato fatto un conto: per assicurare il distanziamento sociale a bordo servirebbe tre bus per fare il servizio che ieri faceva un bus da solo. «Ma non abbiamo il triplo degli autobus, neanche il doppio e non me li posso procurare neanche in tempi brevi», dice l'assessore regionale. «Ne abbiamo parlato con la collega Elena Donazzan, assessore all'Istruzione, e l'unica possibilità è dividere a metà le classi: metà ragazzi seguiranno la lezione in aula, l'altra metà da casa, ma contemporaneamente. In questo modo verrebbe alleggerito il carico degli autobus. Questa sarà la proposta su cui aziende e sindacati hanno dato un assenso di massima e che presenteremo al ministero, visto che da Roma non dicono nulla». L'altra proposta riguarda il possibile ricorso ai bus granturismo: «Ma serve l'ok del ministero e della motorizzazione civile per il trasporto pubblico». Dopodiché, dice De Berti, anche i dirigenti scolastici dovranno riflettere: se la Regione fissa il calendario scolastico, non è che poi ogni scuola si cambia i ponti di festa, perché questo creerebbe problemi sul fronte dei trasporti.

LA APP
Ma cosa succede se, con il contingentamento, l'autobus alla fermata tira dritto oppure si ferma ma non può caricare nessun altro passeggero? L'assessore De Berti è preoccupata: «Si rischiano problemi di ordine pubblico, c'è da capire chi controlla, chi interviene e di sicuro non possono farlo gli autisti così come i macchinisti in treno. L'unica soluzione è la prenotazione, ci è stato detto che al ministero si sta studiando una App, una applicazione specifica. Ma bisognerà anche rivedere il costo degli abbonamenti, non potendo usare i mezzi quando si vuole».

E infine c'è la questione delle mascherine: «Pare che il governo non voglia renderle obbligatorie a bordo dei mezzi, cosa che creerà caos e paura di contagi. Noi diciamo che la mascherina va indossata».
Al.Va.

Ultimo aggiornamento: 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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