Già 70 oriundi pronti a tornare dall’Argentina per lavorare in Veneto. L’assessore Donazzan: «Contatti anche con il Brasile»

Tra gli oriundi c’è anche chi è stato assunto

Lunedì 2 Ottobre 2023 di Angela Pederiva
L'assessore regionale del lavoro Elena Donazzan

VENEZIA  - Una banca-dati di 70 giovani argentini, figli e nipoti di emigranti italiani (per oltre la metà partiti dal Nordest), disponibili a lavorare nella terra degli avi. Ecco il primo tassello del progetto per il ritorno in patria degli oriundi, tratteggiato nel fine settimana dall’assessore regionale Elena Donazzan (Lavoro) con il collega Cristiano Corazzari (Flussi migratori), intervenendo alla Consulta dei veneti nel mondo che si è conclusa ieri a Vicenza.

Una chiusura nel segno della concretezza, stando ai numeri forniti da Matias Eduardo Muzzolon, referente del Comitato Veneto Argentina, dove guida la comunità venetofona di Córdoba: «Il 44,9% dei candidati è disponibile a inserirsi nella ricettività turistico-alberghiera, il 17,4% nell’informatica, il 29% nell’industria, il 36% nel commercio, il 17,4% nell’artigianato, il 56,5% in altri settori. Ma se serve altro, come medici o infermieri, basta che ce lo dicano e noi ampliamo il reclutamento».

FIDUCIA E NOSTALGIA

Con tutta probabilità questa sarà musica per le orecchie di Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est, che l’altro giorno aveva dichiarato: «Noi manchiamo di lavoratori in quantità e in qualità. Guardare il mondo degli immigrati, o riportare in patria gli italiani andati all’estero, può essere una buona idea». L’imprenditore vinicolo Sandro Bottega aveva però avvertito: «Nei grandi Paesi del mondo dove ci sono tanti italiani, come gli Stati Uniti e il Canada, ci sono pochi motivi per ritornare, perché lì c’è un’economia che galoppa». Replica dell’assessore Donazzan: «Oggi noi abbiamo stipendi bassi per l’alto costo del lavoro che le imprese devono sostenere. Ma possiamo fare leva su un fattore economico che si chiama fiducia e su un fattore umano che si chiama nostalgia». 

A consolidare la sua posizione è stato anche il confronto con Muzzolon, al termine dell’evento a cui hanno portato la propria testimonianza pure due eccellenze internazionali quali il fisico Federico Faggin e il matematico Alessandro Carlotto. «Muzzolon è un giovane imprenditore che da un anno sta lavorando a questo tema insieme al suo gruppo di lavoro – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – ed è già in contatto con 70 ragazzi argentini che vorrebbero tornare in patria. Non sono i soli: in questi giorni ho ricevuto da Porto Alegre, nello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul, un messaggio del locale Comites (organismo rappresentativo della collettività italiana all’estero, ndr.), il quale mi informa che ci sono molti veneti interessati al progetto. Così come lo sono diversi titolari di imprese venete che mi hanno contattata: qualcuno di loro ha già assunto i discendenti dei nostri emigranti».

CRITICITÀ

Nei prossimi giorni verrà fatto il punto della situazione con Aldo Rozzi Marin, presidente dell’associazione Veneti nel mondo. «La mia preoccupazione – premette – è anche intercettare i cosiddetti “cervelli” che si sono spostati soprattutto in Europa: ben vengano l’Erasmus e l’esperienza all’estero, ma vorremmo capire se possiamo recuperarli. Detto questo, intanto ci siamo confrontati con i rappresentanti dei giovani oriundi veneti e l’entusiasmo da parte loro è grande. Certo, vanno affrontate alcune criticità, come ad esempio la cittadinanza, il riconoscimento dei titoli di studio, la formazione. Ma abbiamo scoperto che in Argentina sono già avanti su questo». 

Conferma infatti Muzzolon: «Dalla nostra banca-dati, risulta che il 63,8% è già cittadino italiano e il 13% ha in corso la procedura. Il 31,9% frequenta un’associazione italiana. Per il 55,1% si tratta di veneti: il 43,5% non sa da quale provincia provenivano i suoi antenati, mentre sono note le radici trevigiane per il 20,3%, padovane per l’11,6%, veronesi per l’8,7%. Il 51,5% è laureato, il 17,6% sta frequentando l’Università, il 30,9% ha un diploma di educazione superiore. Tutti sono disponibili a tornare nella terra dei loro genitori, nonni o bisnonni. Ma non è tanto per trovare un impiego: dopo aver studiato, molti lavorano già. Il nostro desiderio è piuttosto un altro: portare valore al Veneto, se il Veneto ha bisogno di noi».

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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