Coronavirus e lavoro. Laureati, personal trainer, blogger: in 1.500 vogliono lavorare nei campi

Mercoledì 15 Aprile 2020
Coronavirus e lavoro. Laureati, personal trainer, blogger: in 1.500 vogliono lavorare nei campi
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Coronavirus e lavoro, come cambia l'occupazione in Veneto. Personal trainer, blogger, laureati, esperti di marketing pronti a lavorare nei campi.  Sono alcuni dei profili arrivati in Coldiretti Veneto e raccolti via mail dagli sportelli provinciali. 1500 candidature volontarie di studenti, cassa integrati e pensionati che esprimono il desiderio di dare una mano agli agricoltori in piena campagna di raccolta asparagi, fragole, insalata e altri ortaggi.

Per dare una risposta ad un pubblico cosi vario Coldiretti ha presentato ufficialmente oggi la piattaforma "Jobincountry" autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono. «Una iniziativa che favorisce gli incroci tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura. Imprese e lavoratori possono iscriversi e Coldiretti, attraverso la rete territoriale assicura la stipula del contratto». 

Parallelamente al debutto del sito web è stato, inoltre, siglato il protocollo d'intesa tra Coldiretti Veneto e Regione del Veneto per una collaborazione a 360 gradi con Veneto Lavoro e per il tramite dei Centri per l'Impiego per consultare gli elenchi dei lavoratori disponibili, per incrementare le occasioni di formazione, valorizzando, anche a livello regionale, il mercato del lavoro «on line» del portale Job in Country (www.lavoro.coldiretti.it)  in sinergia con la piattaforma ClicLavoroVeneto.

«Aspetto rilevante questo - commenta Daniele Salvagno presidente regionale - sportellisti e imprenditori sono ancora increduli sulle tipologie di richieste: a fronte di manodopera straniera ormai fidelizzata e preparata nel tempo - spiega Salvagno - ai nuovi arrivi in campagna serve un manuale operativo e un corso pratico per imparare l'abc del bracciante agricolo».

«È incoraggiante per il settore ricevere veri e propri appelli per trovare un'occupazione  ma anche per sostenere in prima persona la produzione di frutta e verdura messa a rischio dalla mancanza di manodopera estera stagionale ferma nei Paesi d'origine a causa dell'emergenza sanitaria. Oltre a sentirsi utili per una giusta causa, ovvero assicurare il Made in Italy a tavola - sostiene Salvagno - c'è nel profondo l'interesse per un mestiere svolto a contatto con la natura e caricato di una grande responsabilità sociale: garantire l'approvvigionamento di cibo alla collettività».

«Sempre evidente la necessità di introdurre al più presto i voucher semplificati - conclude Salvagno -  limitatamente a determinate categorie e al periodo, senza dimenticare la ricerca di accordi con le Ambasciate per favorire l'arrivo di collaboratori rumeni, la comunità più diffusa, che nel tempo hanno acquisito esperienze e professionalità alle quali ora è molto difficile rinunciare».
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