Coronavirus, record della Protezione civile riaprono cinque ospedali dismessi

Domenica 15 Marzo 2020 di Angela Pederiva
Apertura ospedali dismessi
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VENEZIA -Non saranno come il Huoshenshan di Wuhan in Cina, costruito da zero in dieci giorni. Ma comunque nel giro di una settimana torneranno operativi, in caso di necessità, il Guicciardini di Valdobbiadene nel Trevigiano, il vecchio ospedale di Monselice nel Padovano e, nel Veronese, l'Orlandi di Bussolengo, il Chiarenzi di Zevio e l'ex civile di Isola della Scala. Miracoli della Protezione civile regionale, che sta attuando a tempo di record il capitolo del piano Marshall per la sanità veneta dedicato alla riapertura delle strutture dismesse, in modo da renderle disponibili per ospitare i casi di Covid-19 meno gravi o i ricoveri di pazienti con altre patologie.
Dopo i primi sopralluoghi di venerdì, da ieri sono sul campo 187 squadre di Protezione civile, composte ciascuna da un numero variabile fra due e dieci unità. «Centinaia di volontari ha spiegato l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin che garantiscono supporto logistico alle Ulss e ai Comuni. Tante le attività, dall'informazione alla popolazione, al trasporto di materiale sanitario e non. Abbiamo montato 88 tende nelle principali strutture ospedaliere, ne abbiamo pronte altre 55 e ne abbiamo recuperate ulteriori 40 in arrivo a Padova. Collaboriamo alle operazioni di pre-triage fuori dai nosocomi e, con la Croce Rossa, negli aeroporti. Infine abbiamo cominciato le verifiche per la riapertura degli ospedali, secondo il piano che il presidente Luca Zaia presenterà nei prossimi giorni». 
LETTI ACCESSORI
Ha confermato il governatore: «Stiamo ripulendo e riattivando i vecchi ospedali con l'ottica di avere disponibilità di letti accessori. Un paziente Coronavirus in Terapia intensiva usufruisce di ossigeno 20-30 volte di più dei pazienti in Terapia intensiva ordinaria: è dunque impensabile utilizzare vecchie condutture di vecchi ospedali, dismessi da tempo, per i casi più gravi. Quindi stiamo riattivano vecchie strutture per altre attività, perché vogliamo fino in fondo non sospendere le cure». Trattandosi di un piano di Protezione civile, l'operazione è tarata sullo scenario peggiore, cioè all'eventualità che occorrano spazi aggiuntivi ai 68 nosocomi attualmente funzionanti, per accogliere i contagiati che necessitano solo di un ricovero in isolamento o i degenti di altri reparti che vengono temporaneamente svuotati, proprio a causa dell'emergenza infettiva.
LA RIATTIVAZIONE
Comunque sia, i lavori sono in pieno corso: riallaccio dell'energia elettrica, riattivazione degli ascensori, ripristino degli impianti termici e degli apparati per i gas medicali, pulizie, disinfezione, posizionamento di letti e materassi. I tempi di ultimazione dipendono dalle condizioni di ciascun edificio, ma in generale si annunciano stretti, proprio perché i cinque ex presìdi ospedalieri prescelti sono quelli messi meglio in Veneto, mentre per una seconda lista di fabbricati in condizioni peggiori saranno svolti ulteriori sopralluoghi. L'opera è infatti già finita e Bussolengo e dovrebbe terminare giovedì a Valdobbiadene, mentre il termine è stato fissato per venerdì a Monselice, Zevio e Isola della Scala.
In queste ore i sindaci dei Comuni interessati stanno illustrando la novità ai loro concittadini, attraverso video e post sui social, per scongiurare timori ingiustificati sull'apertura di lazzaretti nei loro territori. Spiega ad esempio Giorgia Bedin: «Il vecchio ospedale di Monselice sarà un'alternativa a Schiavonia. Ma non nel senso che saranno fatti dei reparti di Terapia intensiva, perché non tutti gli ospedali, specialmente quelli più vecchi, sono adatti dal punto di vista tecnologico a ricevere questo tipo di strutture. Potrebbero diventare dei magazzini, adatti a ospitare pazienti affetti da Coronavirus ma non da Rianimazione, a seconda delle caratteristiche». I volontari sono all'opera giorno e notte al Chiarenzi di Zevio, come sottolinea Diego Ruzza: «Il nostro ex ospedale potrebbe tornare ad essere un luogo di cura, di sollievo e di speranza per persone che stanno vivendo momenti difficili. I 100 posti letto serviranno per trasferire persone non in fase acuta da Coronavirus, ma che avranno un ulteriore bisogno di degenza ospedaliera transitoria, in caso di necessità e carenza, prima di rientrare al proprio domicilio». 
Un centinaio anche le unità che saranno ricavate all'ex ospedale di Isola della Scala, dove il sindaco Stefano Canazza è intervenuto con il dirigente regionale Nicola Dell'Acqua: «Comunico in urgenza di essere all'interno della struttura ospedaliera. Operazioni di sistemazione delle stanze. Darò ulteriori notizie appena possibile. Raccomando serenità, unitamente alla giusta attenzione alle indicazioni di prudenza suggerite in questi giorni». Un po' meno i posti che saranno disponibili all'Orlandi di Bussolengo, dove però in questi anni erano rimasti operativi Pronto Soccorso, Medicina e Riabilitazione, come evidenzia Roberto Brizzi: «In meno di 48 ore, i volontari lavorando anche di notte hanno ripristinato due piani, per l'allestimento di 70 posti letto per ospitare pazienti non gravi affetti da Covid-19 nel caso fosse necessario. Grazie al gruppo Protezione Civile - Associazione Nazionale Alpini che sta eseguendo questo lavoro. La sanità veneta non può farsi trovare impreparata: diamoci tutti una mano restando a casa per non rendere vani gli sforzi che tutti stiamo sostenendo».
LA RIORGANIZZAZIONE
Alla riapertura delle strutture dismesse, in tutto o in parte, si aggiunge poi la riorganizzazione di quelle rimaste in funzione, come l'ospedale di Jesolo utilizzato durante il periodo invernale prevalentemente come centro di riabilitazione cardiologica e fisiatrica. Su disposizione del direttore generale Carlo Bramezza, sono stati attivati 8 posti di Terapia intensiva (di cui 5 attualmente occupati) e 11 per la degenza dei casi positivi non gravi (dei quali 9 già coperti).
Angela Pederiva
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Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 11:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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