Violenza in carcere: medico e poliziotti minacciati di morte ed aggrediti da un detenuto

Giovedì 7 Maggio 2020
Il carcere di Trento
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TRENTO - Pomeriggio di violenza nel carcere di Trento, dove un detenuto ha prima minacciato di morte e poi aggredito alcuni agenti di polizia penitenziaria. La notizia arriva dal sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo della categoria, per voce del delegato provinciale Massimiliano Rosa.
L'AGGRESSIONE
«La situazione - dichiara Sappe - resta allarmante nelle nostre carceri.  Oggi nel carcere di Trento è successo che, a seguito di un acceso diverbio avvenuto con il medico di guardia, un detenuto di origine maghrebina,  già noto per analoghi episodi,  ha posto in essere una forte resistenza al momento di rientrare nella propria camera detentiva. Malgrado i tentativi dell'ispettore di polizia penitenziaria di sorveglianza di intraprendere un dialogo per evitare problematiche in ordine alla sicurezza, il detenuto si è reso protagonista di una vera e propria aggressione verso il personale,  minacciando di morte gli operanti, e scagliandosi contro gli stessi cercando di colpirli con calci,  pugni e morsi.  I poliziotti sono riusciti a contenerlo, ma nella fase più concitata un agente ha subito la distorsione del polso sinistro ed è stato portato al Pronto Soccorso del nosocomio cittadino per le cure del caso.  Si tratta di un soggetto che ha già posto in essere comportamenti violenti durante la detenzione e che la polizia penitenziaria è riuscita a contenere nelle sue intemperanze più volte. Ai colleghi feriti va la vicinanza e la solidarietà del Sappe».
L'ALLARME
Donato Capece, segretario generale del Sappe, torna a sottolineare le criticità delle carceri italiane: «Nei 200 penitenziari del Paese l’affollamento nelle celle resta significativamente alto rispetto ai posti letto reali, quelli davvero disponibili. Quel che è accaduto a Trento, con la violenta aggressione ai poliziotti ai quali va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva e delle gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di polizia penitenziaria. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli agenti di polizia penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni? Dove sono i garanti dei poliziotti?».
LA RICHIESTA
Il Sappe rinnova «la richiesta di un incontro con il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per affrontare eventuali interventi che possano essere messi in campo dalla politica. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili.  Sarà anche l’occasione per evidenziare al Guardasigilli che la realtà detentiva italiana è più complessa e problematica di quello che lui immagina e che il Sappe denuncia sistematicamente».

 

Roma, 7 maggio 2020

Con cortese preghiera di diffusione e pubblicazione

Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE +39.335.7744686 - Segreteria Generale Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria - Via Trionfale, 79/a – 00136 Roma – Tel. 06.3975901fax 06.39733669 – stampa@sappe.it
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