«L'Austria è come il Veneto, non chiudiamo le frontiere»

Venerdì 28 Agosto 2020 di Gabriele Pipia
Alexander Schallenberg
Seicentotrenta chilometri, poco più di sei ore di strada. Vienna e Venezia, però, oggi sono ben più vicine. Accomunate dall'emergenza Covid, ma anche da un fortissimo legame turistico, imprenditoriale e commerciale. «Siete i nostri vicini di casa» sorride dal suo ufficio nel palazzo del governo austriaco il ministro degli Esteri Alexander Schallenberg. «Avete gestito molto bene la pandemia, ora dobbiamo continuare a stare attenti. Il virus non è in vacanza e non possiamo permetterci un altro lockdown». Cinquantuno anni, giurista e diplomatico di lungo corso, Schallenberg è il riferimento del cancelliere Sebastian Kurz per le più spinose vicende internazionali. Dai controlli anti-Covid alla gestione della rotta balcanica dei migranti, l'occhio del ministro è puntato perennemente sull'Italia. Anzi, sul Nordest. Sui suoi «vicini di casa».
Ministro, com'è la situazione legata al Covid in Austria?
«È paragonabile a quella del Veneto. Abbiamo gli stessi problemi: i numeri sono in leggero aumento, anche a causa delle persone che tornano dalle vacanze all'estero». 
Come avete reagito? 
«Abbiamo introdotto controlli più severi alle frontiere e abbiamo diffuso ulteriori avvisi ai viaggiatori. Questa non è un'estate normale, è un'estate che non scorderemo mai. È necessario un alto grado di autodisciplina».
Alcuni Paesi come Croazia, Bulgaria, Romania, Portogallo, Spagna e Svezia sono ritenuti a rischio. Ma le vostre frontiere resteranno aperte, giusto? 
«Non stiamo chiudendo le frontiere. Abbiamo emesso degli avvisi di viaggio, il che significa avvertire gli austriaci di non recarsi in questi luoghi o, quando ritornano, di essere particolarmente prudenti e di effettuare i tamponi. Non stiamo chiudendo le frontiere in senso stretto, non abbiamo mai chiuso neanche il Brennero».
In Italia le scuole riapriranno il 14 settembre. Da voi?
«Le scuole sono un'enorme sfida. Giovani, insegnanti, genitori: tutti di nuovo insieme. In Austria riapriranno il 7 settembre e il ministro dell'Istruzione ha introdotto un sistema semaforico (per monitorare le varie zone in base ai numeri dei contagi e ai pericoli del momento, ndr). 
Molti turisti austriaci hanno scelto anche quest'anno il litorale veneziano, da Jesolo a Bibione. 
«L'Italia è molto popolare in Austria per la cucina, la musica e come meta di viaggio. Detto ciò, io ho avvertito gli austriaci di non viaggiare all'estero. Tutti dobbiamo essere consapevoli che la mobilità comporta sempre un certo rischio in questa estate». 
L'Europa ha guardato l'Italia - e il Veneto in particolare - come un modello. Qual è la sua opinione sulla gestione dell'emergenza italiana?
«Prima di tutto mi permetta di esprimere la mia vicinanza alle vittime e il mio apprezzamento per quello che il popolo italiano e il governo italiano stanno facendo da marzo. Noi austriaci abbiamo osservato molto da vicino quello che è successo in Italia perché siamo i vostri vicini ed eravamo consapevoli a marzo che qualsiasi cosa fosse successa in Italia sarebbe potuta accadere anche in Austria. Attraverso il meccanismo di protezione civile europeo abbiamo fornito dispositivi di protezione. Abbiamo accolto pazienti dall'Italia nelle terapie intensive in Austria. Noi vicini europei abbiamo dimostrato reciprocamente un alto grado di solidarietà».
Intanto il governo italiano ha deciso di chiudere nuovamente le discoteche. 
«Ogni governo decide sulla base di dati nazionali. Qui da noi i bar e i ristoranti sono aperti solo fino all'una di notte, i locali notturni non sono ancora aperti».
Siete stati i primi, lo scorso maggio, a introdurre la possibilità di un test a pagamento all'aeroporto di Vienna. Rimane convinto che il test negli aeroporti sia essenziale?
«Sì. Credo che in questo secolo viaggiare non sia un lusso, ma una necessità soprattutto per gli affari. Se vogliamo che ciò sia possibile, i test negli aeroporti sono uno dei mezzi per farlo. Abbiamo introdotto altri 50 centri di test mobili e drive-in in tutto il Paese».
Avete da poco avviato anche speciali controlli anti-Covid al Brennero. Quali risultati stanno dando? 
«Stiamo effettuando controlli a campione sul territorio austriaco per far capire che se si torna da Paesi considerati a rischio si è obbligati ad effettuare il test. I controlli alle frontiere servono a far capire agli austriaci che noi controlliamo ovunque».
In Italia si discute sulla necessità di chiudere i valichi minori tra il Friuli e la Slovenia per fermare la rotta balcanica dei migranti. Lei cosa ne pensa?
«Nel 2015 e nel 2016 siamo stati uno dei Paesi più colpiti in Europa. Siamo profondamente convinti che la sfida migratoria non sia finita. Siamo preoccupati per i numeri crescenti che si registrano lungo il percorso centrale del Mediterraneo e sosteniamo pienamente lo sforzo italiano per fermare i migranti clandestini, soprattutto quelli provenienti dalla Tunisia». 
Come state agendo?
«Abbiamo tutti l'interesse comune a mantenere il confine esterno dell'Unione Europea il più sicuro possibile. Abbiamo una forte politica per quanto riguarda la rotta dei Balcani e abbiamo rafforzato la presenza della polizia austriaca tra i nostri partner dei Balcani occidentali».
Torniamo al rapporto con l'Italia. Dal punto di vista commerciale il nostro Paese è uno dei vostri riferimenti principali. 
«L'Italia è il nostro secondo partner commerciale più importante. Per me è quindi molto importante avere un buon rapporto con il vostro Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Al Brennero abbiamo installato dei controlli e sappiamo entrambi che questo è uno dei confini più importanti d'Europa. Credo ci siano molte cose che possiamo rafforzare nella cooperazione futura: nella tecnologia green, nella biotecnologia e nella tecnologia medica, per esempio. Mi auguro che in futuro la cooperazione con le Regioni d'Italia e con il governo di Roma sia ancora più stretta».
Dal punto di vista turistico esiste un legame molto forte tra il Veneto e l'Austria. 
«Gli italiani sono molto benvenuti in Austria e gli austriaci amano viaggiare in Italia. Condividiamo una regione alpina e nel 2021 ci sarà il campionato mondiale di sci alpino a Cortina d'Ampezzo: questa è un'altra possibilità per rafforzare la nostra cooperazione. Se riusciremo a controllare il Covid, ovviamente».
Segue le vicende politiche italiane e quelle della regione Veneto, dove si andrà a votare tra meno di un mese?
«Da amichevoli vicini di casa seguiamo la politica italiana con grande interesse, ma sempre da buoni vicini ci asteniamo dal commentare gli sviluppi interni. Riguardo il presidente del Veneto Luca Zaia, non l'ho ancora incontrato di persona ma mi è stato detto che il Veneto ha fronteggiato il Covid in modo molto efficace. La gente in Italia ha fatto un lavoro straordinario in questi ultimi due mesi, perché l'Italia è stato uno dei primi Paesi ad essere colpito dal virus».
Dal punto di vista personale, che legame ha con il nostro territorio?
«Sono stato diverse volte nella vostra regione. Quello di Venezia, Verona e Padova è uno dei poli culturali dell'Europa ed è sempre un piacere poterlo visitare. Quest'anno però ho passato l'estate in Austria, dopo aver detto agli austriaci di pensarci due volte prima di andare all'estero».
Ultimo aggiornamento: 10:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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