Orari impossibili, corse lumaca: la grande fuga dai mezzi pubblici. Ecco perché nessuno prende più l'autobus in Friuli

Giovedì 10 Novembre 2022 di Marco Agrusti
La stazione degli autobus a Pordenone

Solo il 18,4 per cento delle persone residenti in Friuli Venezia Giulia con meno di 14 anni di età sceglie l’autobus come mezzo pubblico per i suoi spostamenti.

Siano essi urbani che interurbani. Meno del 30% nella stessa fascia d’età (per la precisione il 27 per cento) usa invece il treno. Sono dati bassi, bassissimi. E se raffrontati a quelli delle altre regioni che compongono la macroregione del Nordest, anche i più bassi. Dal Piemonte al Veneto, allargando l’analisi a tutto il Settentrione, si va dal 19 al 38 per cento degli utilizzatori per quanto riguarda i mezzi su gomma, con i picchi che si registrano nella provincia autonoma di Bolzano. 


L’ANALISI


Lo aveva sottolineato anche Legambiente nel suo rapporto annuale sulle città verdi. E il tema del trasporto pubblico è strettamente legato a quello della qualità dell’aria e della vivibilità di un territorio. Lo confermano anche i numeri di “Regione in cifre”, che indicano come in Friuli Venezia Giulia sostanzialmente il sistema di collegamenti basati sui mezzi pubblici funzioni poco e male. È capire perché, che fa la differenza tra la fotografia di un problema e l’inizio di un percorso in grado di portare alla sua possibile soluzione. E per iniziare questa strada, bisogna capire dove il trasporto pubblico è maggiormente in crisi. I dati più allarmanti sono quelli di Pordenone e Udine. A Trieste, dove la città è baricentrica rispetto ai piccolissimi comuni della provincia, le persone usano molto di più l’autobus per spostarsi. E le corse sono frequenti. 


I PROBLEMI


In un solo anno Pordenone ha perso il 60 per cento dei passeggeri. Udine ha fatto leggermente meglio, ma il segno meno è comunque pesante, pari al 44 per cento. Il primo problema sembra essere quello della frequenza: la realtà è che nelle città della nostra regione - ad eccezione di Trieste - passano troppo pochi autobus. E il 25 per cento dell’utenza non è soddisfatta proprio di questo aspetto. Un cittadino su quattro non ha un bus “comodo” per spostarsi. Se si parla più ampiamente della comodità degli orari, l’insoddisfazione cresce al 32 per cento. Si lamenta un utente su tre. Anche in questi due casi si tratta dei dati più alti (ma in negativo) di tutta l’area del Nordest. 


GLI ESEMPI


Si prenda l’area pordenonese, cioè quella che soffre maggiormente secondo tutti i report. In alcuni casi, per passare da un capolinea all’altro a bordo di un autobus urbano ci si mette quaranta minuti. E si parla di una città di 50mila abitanti. Il tempo trascorso a bordo è decisamente troppo. Soprattutto se si considerano tragitti che in auto si possono portare a termine mediamente in una decina di minuti. In questo modo l’autobus perde già in partenza e rimane utile per l’extraurbano solamente agli studenti che devono raggiungere le superiori del capoluogo. Stop. «E non abbiamo nemmeno più corse dirette verso le grandi aziende - fa sapere il presidente dell’Atap, Narciso Gaspardo -. Restano solamente due autobus per Electrolux». 
C’è poi una dispersione abitativa tipica dell’hinterland frammentato di cui soffre Pordenone, ma in parte anche Udine. «Il trasporto pubblico - spiega l’assessore pordenonese all’Urbanistica, Cristina Amirante - è più facile da far funzionare laddove ci sono agglomerati ad alta densità. Da noi invece ci sono molte abitazioni singole, quindi è più naturale che ci siano molte più zone non servite da una fermata». 
E poi ci sono le stranezze, quelle dettate da una mobilità pensata ancora 50 anni fa e che oggi si fa fatica a rivoluzionare. Siamo sempre a Pordenone, una città piena di sensi unici. Il risultato? «Molte volte il tracciato d’andata non corrisponde a quello di ritorno», fa notare sempre l’assessore Cristina Amirante. Ed è logico che in una condizione del genere le persone snobbino l’uso dei mezzi pubblici. 

Ultimo aggiornamento: 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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