Troppa tecnologia, i robot in fabbrica "rubano" il lavoro agli operai

Lunedì 20 Novembre 2023 di Antonella Lanfrit
Un robot in fabbrica - Foto di x3 da Pixabay

Ci sono anche l’ automazione e la digitalizzazione del settore manifatturiero del Friuli Venezia Giulia tra le cause della diminuzione dell’occupazione nel comparto rilevata nei primi nove mesi del 2023, in rapporto allo stesso periodo del 2022, analizzata ieri da un report dell’Osservatorio regionale del lavoro. A rilevare la concausa è il responsabile Carlo Corvino, che inserisce l’evoluzione tecnologica tra i fattori incidenti sull’occupazione in ambito manifatturiero: «Questa dinamica si deve, probabilmente, al combinato disposto di una congiuntura economica non favorevole, di un precedente aumento degli organici dovuta alla maggior produzione tra la fine del 2021 e fino a tutto il 2022 e alla graduale introduzione di tecnologie che tendono, nel breve periodo, a diminuire l’occupazione», ha infatti osservato. 
Nel complesso il mondo del lavoro in Friuli Venezia Giulia tiene, guardando solo al numero degli occupati e non alla qualità del lavoro, perché nel periodo gennaio-settembre le assunzioni sono aumentate dello 0,7% rispetto all’anno precedente.

Tuttavia, la realtà è molto frastagliata, con luce e diverse ombre.


I FLUSSI


Le assunzioni diminuiscono significativamente nel manifatturiero (-9,1%) e rallentano anche le assunzioni stabili, registrando una diminuzione del 6,9 per cento. Di questo ultimo aspetto ne risentono di più le donne e i giovani, mentre è in aumento l’assunzione di uomini (+4,7%), anche anziani, per i quali si arriva a un +6,5 per cento. 
In Friuli Venezia Giulia la conseguenza è che il reddito medio di 26mila euro nasconde una forbice molto ampia tra lavoro a tempo indeterminato e il lavoro a termine, come evidenzia il direttore dell’Osservatorio del lavoro Fvg, Corvino: «La percentuale più elevata di assunzioni con contratti a termine riguarda la componente femminile e i giovani, così come le durate più brevi delle esperienze di lavoro – conferma -. Questo si riflette nei redditi da lavoro. In regione, infatti, il reddito annuo lordo medio è quasi di 26mila euro nel 2021, con una netta forbice tra coloro che lavorano a tempo indeterminato, quasi 27mila, e coloro che hanno un reddito da lavoro a termine, quasi 11mila euro».
Quest’anno, la diminuzione delle assunzioni nel manifatturiero è compensata da un aumento del terziario, +2.2% sul 2022, +18.9% sul 2019, e si osserva anche l’aumento del 10.9% nel comparto alberghi e ristorazione, dovuto in questa fase alla realizzazione delle assunzioni del periodo estivo. Calano, invece, le assunzioni nell’edilizia, con una contrazione del 2,1% rispetto al 2022, ma comunque il terreno è ampliamento positivo (+8,7%) se il confronto è con il 2019, l’epoca pre Covid. Non tutta la manifattura, comunque, nel corso dei primi nove mesi dell’anno ha reagito nello stesso modo riguardo all’occupazione. Per settori che hanno ceduto parecchio, per esempio il mobile che sta pagando la flessione dell’export, ve ne sono altri che hanno aumentato le forze, come l’industria meccanica e quella alimentare.


I SETTORI


Nello specifico, come riporta il report dell’Osservatorio regionale del lavoro, «diminuiscono le assunzioni nel settore della produzione di macchine e apparecchiature (-13%) e in quello della fabbricazione di mobili (24.3%), mentre, fra gli altri settori, sono in aumento le assunzioni nelle industrie alimentari (+5.1%), nella manutenzione e installazione di macchinari (2.3%), degli altri mezzi di trasporto, che registra un +4,8 per cento». In numeri assoluti, è il settore dei prodotti in metallo ad aver avuto le maggiori assunzioni, 5.600, anche se in percentuale ha contratto l’occupazione del 7,9% rispetto ai primi nove mesi del 2022. Nei servizi è evidente il momento importante che sta vivendo la logistica e il trasporto, settori in cui l’occupazione da gennaio a settembre è cresciuta addirittura del 149% rispetto all’anno precedente, avviando 8mila rapporti di lavoro. Sono in rallentamento, ma rappresentano comunque il 68% delle cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, le dimissioni volontarie: in 9 mesi, 20mila casi. 

Ultimo aggiornamento: 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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